-
-
COME NASCE FILMDOC
Abbiamo documentato tutte le fasi di lavorazione: dall'impaginazione al ritocco di immagini, dalle correzioni delle bozze alla pubblicazione on line, dalla stampa al confezionamento.
Guarda il video
-
SCEGLI IL TUO ARGOMENTO DOC
- FILM IN LINGUA ORIGINALE
-
SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
[ Leggi tutto ]
Sezione: Recensioni di Aldo Viganò
“Notti magiche” di Paolo Virzì
di Aldo Viganò.
Tre luglio 1990. Nella sera in cui, a Napoli, un rigore di Maradona pone fine al sogno degli italiani, raccolti intorno alla tv, di vincere per la quarta volta il campionato mondiale di calcio, la lussuosa automobile di un noto produttore romano (Giancarlo Giannini) precipita nel Tevere.
“La donna dello scrittore” di Christian Petzold
di Aldo Viganò.
Il romanzo quasi autobiografico scritto nel 1944 da Anna Seghers (1900-1983) si svolge nel 1940 e racconta l’odissea, tra Parigi e Marsiglia, di un giovane tedesco che, fuggito da un campo di concentramento nazista, assume quasi per caso l’identità di uno scrittore morto
“Soldado” di Stefano Sollima
di Aldo Viganò.
Il polveroso deserto tra il Texas e il Messico sorvolato da rombanti elicotteri e attraversato da silenziose automobili cariche di uomini armati. Migranti disperati che su pullman ammaccati cercano di attraversare il confine in cerca di lavoro, pagando molti dollari a chi li aiuta a farlo.
“L’albero dei frutti selvatici” di Nuri Bilge Ceylan
di Aldo Viganò.
Il turco Nuri Bilge Ceylan (Istanbul, 1959) è autore di un cinema prolisso ed estenuante, ma anche di immagini eleganti e di metafore raffinate. Un cinema che richiede con prepotenza uno spettatore disponibile e complice, il quale sembra esistere ormai solo nei grandi festival internazionali, cui i suoi film sono con evidenza destinati.
“Opera senza autore” di Florian Henckel von Donnersmarck
di Aldo Viganò.
Un film sulla storia della Germania, raccontato dal punto di vista dell’evoluzione artistica e messo in scena con il tono di un melodramma dalla struttura narrativa di un serial televisivo.
“BLACKkKLANSMAN” di Spike Lee
di Aldo Viganò.
Quando era giovane e negli anni Ottanta girava film come “Lola Darling” o “Fa la cosa giusta”, lo chiamavano “il Woody Allen nero” per la sua predilezione agli inserti musicali e per quella tendenza a sacrificare coerenza narrativa e costruzione dei personaggi
“Una storia senza nome” di Roberto Andò
di Aldo Viganò.
La prima parte del sesto lungometraggio firmato come regista dall’intellettuale siciliano Roberto Andò (Palermo, 1959) è interessante, aprendo un discorso in chiave thriller sul tema del doppio e ambientandolo nel mondo del cinema, dove nessuno è mai solamente quello che appare.
“Un affare di famiglia” di Hirokazu Kore’eda
di Aldo Viganò.
Il quasi unanime plauso con cui è stata accolta l’uscita sugli schermi italiani di Un affare di famiglia (vincitore della Palma d’oro all’ultimo festival di Cannes) mette in un certo imbarazzo chi come me si è profondamente annoiato alla sua visione.