-
-
COME NASCE FILMDOC
Abbiamo documentato tutte le fasi di lavorazione: dall'impaginazione al ritocco di immagini, dalle correzioni delle bozze alla pubblicazione on line, dalla stampa al confezionamento.
Guarda il video
-
SCEGLI IL TUO ARGOMENTO DOC
- FILM IN LINGUA ORIGINALE
-
SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
[ Leggi tutto ]
Sezione: Recensioni di Aldo Viganò
“A Quiet Passion” di Terence Davies
di Aldo Viganò.
Un altro “biopic”. Ma questa volta non è tanto la narrazione di una più o meno celebre vita che interessa al film, quanto la ricerca di tradurre nel linguaggio del cinema l’essenza stessa di un’esistenza famosa. E, trattandosi di Emily Dickinson (1830-1886), questa essenza è ovviamente la sua poesia: appassionatamente lirica, ma linguisticamente sincopata;
“Lazzaro Felice” di Alice Rohrwacher
di Aldo Viganò.
Lazzaro muore precipitando da una rupe. Lo risveglia l’alito di un lupo e, come vuole il suo nome, risorge. Lui è rimasto identico a se stesso, ma il mondo d’intorno è completamente cambiato. Prima, Lazzaro viveva nel passato, in una società contadina gestita da una crudele marchesa, che gestiva la tenuta come se si fosse ancora ai tempi della mezzadria.
“Mektoub, My Love: Canto Uno” di Abdellatif Kechiche
di Aldo Viganò.
Francia anni Novanta. L’estate in un paesino della costa mediterranea. Una famiglia allargata di origine tunisina, risultato di una emigrazione non recente. Amori giovanili e tradimenti. Amicizia e serate trascorse in discoteca. Giornate al sole sulla spiaggia, portandosi il mangiare da casa.
“Loro” 1 e 2 – di Paolo Sorrentino
di Aldo Viganò.
Dopo averne visto (con non poca fatica) anche la seconda parte, che cosa si può scrivere ancora del dittico Loro? Probabilmente vale solo constatare che è un film fondamentalmente irrisolto almeno in proporzione alle sue non celate ambizioni.
“I fantasmi di Ismael” di Arnaud Desplechin
di Aldo Viganò.
Nostalgia della Nouvelle Vague. Cioè, di quell’episodio della storia del cinema francese (ma non solo) sulla cresta dei cui anni migliori nacque a Roubaix (conosciuta come “la Manchester del nord delle Fiandre”, ma trasformata dalla crisi nella “città più povera della Francia”) il regista Arnaud Desplechin, cresciuto in una famiglia di attori e di sceneggiatori.
“Molly’s Game” di Aaron Sorkin
di Aldo Viganò.
Ebreo di nascita ed ex aspirante attore, commediografo di successo (suo il testo teatrale da cui egli stesso ha tratto la sceneggiatura di «Codice d’onore») e “script doctor” di molti film (si dice che abbia messo le mani anche su «Schindler’s List»), sceneggiatore molto amato dai divi di Hollywood, il sessantasettenne Aaron Sorkin esordisce dietro la cinepresa con un film tratto dalle memorie di una intraprendente ragazza
“La casa sul mare” di Robert Guédiguian
di Aldo Viganò.
Firmando a sessantacinque anni il suo ventesimo lungometraggio (come passa il tempo!), il regista Robert Guédiguian conferma di essere un autore sempre capace di far vivere “alla grande” le vicende personali di alcuni esseri umani, soprattutto quanto più “piccolo” è il mondo narrativo e drammaturgico nel quale i suoi personaggi agiscono e si pensano.
“I segreti di Wind River” di Taylor Sheridan
di Aldo Viganò.
Ambientato tra le nevi del Wyoming il secondo film da regista di Taylor Sharidan (il primo, “Vile”, non è mai arrivato sugli schermi italiani anche se se ne parla molto bene) porta alle estreme conseguenze l’attuale tendenza del nuovo cinema western di privilegiare i toni e le atmosfere luttuose, ma testimonia ancora una volta le qualità classicheggianti dello sceneggiatore di “Sicario”