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SPAZIO CRITICO
IN COLLABORAZIONE COL GRUPPO LIGURE CRITICI CINEMATOGRAFICI
"Take Shelter", di Jeff Nichols
I LaForche sembrano una normalissima famiglia della provincia americana (siamo in Ohio) impegnata come milioni di altre a inventarsi una vita accettabile nel pieno dell'imperversare della crisi economica che sta attanagliando il mondo.
(di Furio Fossati)
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Sezione: Recensioni di Aldo Viganò
“Santiago, Italia” di Nanni Moretti
di Aldo Viganò.
Abbandonato – sembra ormai definitivamente (come già anticipavano i precedenti “Habemus Papa” e “Mia madre”) – l’uso della prima persona singolare cara ai suoi primi film con il personaggio di Michele Apicella
“Tre volti” di Jafar Panahi
di Aldo Viganò.
Condannato nel 2010 a sei anni di prigione, con il divieto di lasciare il paese e di non dirigere più film per due decenni, l’iraniano Jafar Panahi continua comunque ad autoprodursi dei film che, grazie al conquistato credito internazionale, riesce a far circolare nel mercato internazionale, usando la vetrina dei maggiori festival europei
“Widows – Eredità criminale” di Steve McQueen
di Aldo Viganò.
Nella città di Chicago – dove la carica di sindaco è contesa tra il rampollo di una potente famiglia di origine irlandese (Colin Farrell), che tratta segretamente con un noto criminale
“In guerra” di Stéphane Brizé
di Aldo Viganò.
Abbandonata la tentazione letteraria evidenziata in Una vita, tratto dal romanzo di Guy de Maupassant, il francese Stéphane Brizé torna a raccontare la classe operaia con il volto di Vincent Lindon. Ma, a differenza di quanto accadeva nel precedente “La legge del mercato”
“Notti magiche” di Paolo Virzì
di Aldo Viganò.
Tre luglio 1990. Nella sera in cui, a Napoli, un rigore di Maradona pone fine al sogno degli italiani, raccolti intorno alla tv, di vincere per la quarta volta il campionato mondiale di calcio, la lussuosa automobile di un noto produttore romano (Giancarlo Giannini) precipita nel Tevere.
“La donna dello scrittore” di Christian Petzold
di Aldo Viganò.
Il romanzo quasi autobiografico scritto nel 1944 da Anna Seghers (1900-1983) si svolge nel 1940 e racconta l’odissea, tra Parigi e Marsiglia, di un giovane tedesco che, fuggito da un campo di concentramento nazista, assume quasi per caso l’identità di uno scrittore morto
“Soldado” di Stefano Sollima
di Aldo Viganò.
Il polveroso deserto tra il Texas e il Messico sorvolato da rombanti elicotteri e attraversato da silenziose automobili cariche di uomini armati. Migranti disperati che su pullman ammaccati cercano di attraversare il confine in cerca di lavoro, pagando molti dollari a chi li aiuta a farlo.
“L’albero dei frutti selvatici” di Nuri Bilge Ceylan
di Aldo Viganò.
Il turco Nuri Bilge Ceylan (Istanbul, 1959) è autore di un cinema prolisso ed estenuante, ma anche di immagini eleganti e di metafore raffinate. Un cinema che richiede con prepotenza uno spettatore disponibile e complice, il quale sembra esistere ormai solo nei grandi festival internazionali, cui i suoi film sono con evidenza destinati.