Sezione: Numero 95

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Pupi Avati – Il giovanotto matto del cinema italiano

pupi avatiSe c’è un regista di cui i cinefili amano dire tutto il male del mondo questi è Pupi Avati. Per cui un ottimo film come Gli amici del Bar Margherita viene bollato come uno sterile esercizio senile mentre per This Must The Place di Paolo Sorrentino (esempio volutamente fazioso, lo ammettiamo) i medesimi si producono in torsioni dialettiche tesi a salvare il salvabile.
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Krzysztof Kieślowski: prima del Decalogo

il cineamatoreRassegna monografica sul regista polacco con la proiezione e il dibattito di sei film rimasti inediti nelle sale italiane.
Dal 15 novembre al 20 dicembre, in concomitanza con lo svolgimento del Cineforum invernale 2011/2012, il Cinema Italia di Sarzana ha organizzato per ogni martedì una rassegna monografica sul regista Krzysztof Kieślowski prematuramente scomparso
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Carnage

carnageLa prima inquadratura di Carnage (carneficina) l’ultimo film di Roman Polanski, riprende da lontano un litigio tra un gruppo di ragazzini in un parco di New York. Uno di questi ne colpisce un altro al volto con un bastone.
L’inquadratura cambia e ci ritroviamo in un interno dove resteremo per tutta la durata del film, uscendone solo con l’inquadratura finale per tornare nel parco da cui eravamo partiti
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A Dangerous Method – Il fascino sottile dell’oralità

a dangerous methodSono pochi i registi che come David Cronenberg sanno tradurre in immagini concrete i concetti astratti. Eppure, sin dai tempi di Eisenstein è questa una delle ambizioni più alte del cinema. Cronenberg lo faceva già nei suoi horror giovanili (da Il demone sotto la pelle a Scanners), lo ricercava in modo linguisticamente provocatorio nei film più dichiaratamente sperimentali (basti citare Crash o eXistenZ) e dimostra oggi di perseguirlo con lucida
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Carnage – Sotto la cenere del perbenismo

carnageLa sfida di Polanski è dichiarata: fare del cinema in una stanza, muovendo da un testo teatrale sovrabbondante di parole, che rispetta le regole aristoteliche dell’unità di tempo, di luogo e d’azione. Due coppie s’incontrano in un monolocale perché devono risolvere una spinosa questione pedagogica, avendo il figlio di una di loro colpito al volto con un bastone quello dell’altra, rompendogli alcuni denti. Sono quattro persone dai modi educati e civili.
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Genova in noir

mura di malapagaIn principio era Jean Gabin, che arriva tra le macerie della Genova del dopoguerra, s’immerge nel labirinto del centro storico, trova l’occasione di una nuova vita ma finisce inevitabilmente per andare incontro al suo destino. Il film è Le mura di Malapaga (1949), diretto da René Clément cercando di combinare la tradizione del noir francese con la novità del neorealismo italiano. E il risultato fa il giro del mondo: due premi al festival di Cannes
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Più qui che li – Forza Italia (95)

io sono liReduce dai successi di Venezia, dove ha raccattato premi e da un solido tamtam di commenti positivi arriva (forse…) “Io sono Li,” opera prima del documentarista Andrea Segre, da non confondere con il più anziano Daniele, veterano dei documentaristi italiani, al quale non è, per quello che mi risulta, legato in alcun modo.
La storia è semplice: Shun Li è un’operaia tessile , vive nell’hinterland di Roma e attende
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Il libero mercato del potere – Intervista a George Clooney

george clooneyTratto da Farragut North, la pièce teatrale di Beau Willimon ispirata alla campagna presidenziale di Howard Dean, candidato democratico nel 2004, Le idi di marzo, è – nelle parole di Clooney – un “thriller morale più che un pamphlet politico”. La quarta regia dell’attore americano nasce come un “backstage” efficace e ben documentato sul balletto di finzioni, tradimenti ed espedienti machiavellici cui si riduce l’arte della politica “sul campo”.
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