Carnage – Sotto la cenere del perbenismo


carnageLa sfida di Polanski è dichiarata: fare del cinema in una stanza, muovendo da un testo teatrale sovrabbondante di parole, che rispetta le regole aristoteliche dell’unità di tempo, di luogo e d’azione. Due coppie s’incontrano in un monolocale perché devono risolvere una spinosa questione pedagogica, avendo il figlio di una di loro colpito al volto con un bastone quello dell’altra, rompendogli alcuni denti. Sono quattro persone dai modi educati e civili.

Il loro problema non è né la vendetta, né tanto meno la richiesta-offerta di un risarcimento. Quello che dichiaratamente è in gioco è il futuro dei loro rampolli: come è potuto accadere quell’atto di violenza e quali ne possono essere le conseguenze? La padrona di casa (Jodie Foster) è una donna che ama l’arte e la bellezza e, anche per questo, sembra essere ammirata dal marito (John C. Reilly) che è invece un self-made-man, proprietario di un emporio di casalinghi e attrezzi vari; i genitori del ragazzo violento sono con tutta evidenza membri di una classe più agiata: lui (Christopher Waltz) veste Armani, è avvocato associato di un importante studio legale, trascorre la maggior parte del suo tempo al cellulare per curare gli interessi di una multinazionale farmaceutica accusata di aver messo sul mercato un prodotto poco sicuro, e il suo comportamento crea evidente imbarazzo e irritazione alla moglie (Kate Winslet) già di per sé un po’ nevrotica. Non ci vuole molto a capire che si andrà ad assistere a uno psicodramma, nel quale ciò che è accaduto tra i due compagni di scuola è solo il detonatore che fa esplodere ciò che sta sotto il perbenismo borghese: complicità maschilista, sensi di colpa e frustrazioni di coppia non dichiarate, lacerazioni ideologiche e anche di lotta di classe con la rivendicazione della mai raggiunta parità tra i sessi. Il tutto in un’ora e venti scarsi, in un claustrofobico appartamento di pochi metri quadrati, in un salotto con bagno annesso, aperto su un corridoio cui arriva un ascensore che nessuno si decide a prendere. Quello che riluce sullo schermo è un mondo prigioniero di un perbenismo, sotto il quale cova il fuoco di un’atavica violenza e di pulsioni inconsce non confessate. Un mondo nel quale Roman Polanski dimostra ancora una volta di sapersi muovere con grande consapevolezza critica, usando la cinepresa come se fosse la lente d’ingrandimento di un entomologo, che osserva con ironico amore l’agitarsi di quegli esseri umani senza però identificarsi mai con un loro specifico punto di vista. Ne sortisce così un esercizio di stile raffinato, anche se un po’ fine a se stesso e sovente appesantito dalla programmatica brillantezza dei dialoghi da “boulevard” di Yasmina Reza (autrice del testo teatrale e cofirmataria della sceneggiatura), che finiscono col gettare anche sui personaggi del film un’ombra di schematismo ideologico, se non proprio di disumanizzazione come sovente accade alla commedie della Reza. E in questo contesto anche la recitazione degli attori ne risente: tutti bravi e virtuosi, si potrebbe dire da Oscar, ma sino al punto di risultare (soprattutto le donne) un po’ troppo sopra le righe. Almeno sino a quando non interviene con decisione Polanski, il quale, non sono sposta l’azione dalla Francia agli Stati Uniti per meglio raccontarne l’impatto sociale, ma con una bella intuizione la incornicia in due inquadrature in campo lungo, che raccontano il misfatto della lite tra ragazzi, ma anche la loro serena riconciliazione, che si lascia alle spalle il crescendo e traumatico dilaniarsi dei loro genitori, apparentemente così tanto sensibili, civili e perbene.

Carnage
Francia-Germania-Polonia-Spagna, 2011
Regia: Roman Polanski – Sceneggiatura: Roman Polanski e Yasmina Resa, dalla commedia di Yasmina Reza – Fotografia: Pawel Edelman – Scenografia: Dean Tavoularis – Costumi: Milena Canonero – Musica: Alexandre Desplat – Montaggio: Hervé de Luze.
Interpreti: Jodie Foster (Penelope Longstreet) – Kate Winslet (Nancy Cowan) – Christoph Waltz (Alan Cowan) – John C. Reilly (Michael Longstreet) – Eliot Berger (Ethan).
Distribuzione: Medusa – Durata: un’ora e 19 minuti

Postato in Numero 95, Recensioni, Recensioni di Aldo Viganò.

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