Occhio ai film D.O.C. (92)


BeyondBeyond
di Pernilla August, con Noomi Rapace, Ola Rapace
Una donna vive felicemente sposata con i suoi figli, quando riceve all’improvviso una telefonata: sua madre sta morendo e vuole vederla per un’ultima volta. Il passato familiare torna così con i ricordi di violenze e dolori che aveva cercato faticosamente di rimuovere. Film psicologico molto classico, con la Noomi Rapace della trilogia Millennium: dirige Pernilla August, attrice svedese lanciata da Bergman in Fanny e Alexander, ex-moglie del regista Bille August.

i baci mai datiI baci mai dati
di Roberta Torre, con Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello
Una ragazzina cresce come può alla periferia di Catania, finché avviene qualcosa di sorprendente: la statua della Madonna davanti a casa le parla, la notizia si diffonde, la gente comincia a chiederle miracoli e felicità, la madre e il parroco cavalcano il business… Dalla regista di Tano da morire, un’altra incursione ultrapop in un mondo grigio raccontato con colori accesi. Con Piera Degli Esposti parrucchiera-fattucchiera e le architetture del quartiere satellite di Librino, progettato da Kenzo Tange.

Il gioiellinoIl gioiellino
di Andrea Molaioli, con Toni Servillo, Remo Girone
Il gioiellino del titolo è un’azienda alimentare in continua espansione, ma sempre gestita dal suo fondatore secondo criteri familistici. Tra parenti, nipoti e manager di fiducia, il gruppo finirà per indebitarsi sempre più, inghiottendo nella sua voragine soldi, parenti, amici, politici, risparmiatori… L’Italia della finanza creativa e del capitalismo disinvolto: dalla stessa accoppiata Molaioli-Servillo di La ragazza del lago, guardando stavolta al caso Parmalat.

I ragazzi stanno beneI ragazzi stanno bene
di Lisa Chodolenko, con Julianne Moore, Mark Ruffalo, Annette Bening
Nuove famiglie crescono. Qui c’è una coppia lesbica di mezz’età, con due figli già adolescenti: ma quando la ragazzina compie diciott’anni, pretende di conoscere il padre biologico e sconvolge di colpo tutta la vita familiare… Dalla regista di High Art e Lauren Canyon, una commedia in stile Sundance: brillante, ammiccante, attenta alle nuove tendenze, con due grandi attrici come Julianne Moore e Annette Bening.

Inside job: chi ci ha rubato il futuro
di Charles Ferguson – documentario
L’origine del male? Sta sempre là: negli anni bui della presidenza di Reagan, nella sua deregulation che ha liberato le mani degli affaristi senza scrupoli e senza più ostacoli, innescando scandali, complicità tra affari e politica, crisi finanziarie che hanno messo in ginocchio mezzo mondo. “E’ stato come dare alle volpi libero accesso nel pollaio” dice uno degli intervistati di questo serratissimo documentario, che ripercorre passo passo cause e conseguenze della crisi del 2008. Che non è ancora finita… Film esemplare per chiarezza e rigore, condotto coi tempi di una commedia: istruttivo e brillante al tempo stesso.

Il dilemmaIl dilemma
di Ron Howard, con Vince Vaughn, Kevin James, Wynona Ryder
Un tizio vede la moglie del suo miglior amico in atteggiamenti inequivocabili con un altro uomo. Che fare? Raccontare tutto per aprirgli gli occhi o tenere la scoperta per sé? Incominciano i guai… Il regista di A Beautiful Mind e Cinderella Man prova la carta della commedia: molto classica, con la rediviva Wynona Ryder di Bram Stoker’s Dracula.

PoetryPoetry
di Lee Chang-Dong, con Yun Junghee
Una sessantenne eccentrica e contemplativa comincia a sentire le prime conseguenze dell’Alzheimer, frequenta un corso di poesia e intanto si occupa del nipote, coinvolto in un tragico episodio di violenza a scuola. Un film semplice e toccante, ottima occasione per conoscere uno dei registi coreani più celebrati nei festival. La protagonista è una star degli anni ’80, tornata sugli schermi dopo oltre quindici anni di assenza.

Lo stravagante mondo di GreenbergLo stravagante mondo di Greenberg
di Noah Baumbach, con Ben Stiller, Greta Gerwig
Quarantenne newyorkese perde il lavoro, si trasferisce a Los Angeles nella casa del fratello e conosce una ragazza, anche lei un po’ incerta sul proprio futuro. Sarà l’anima gemella? Dal regista di Il calamaro e la balena, anche sceneggiatore di Wes Anderson (Le avventure acquatiche di Steve Zissou, Fantastic mr.Fox): stavolta ha scritto il soggetto insieme all’attrice e co-produttrice Jennifer Jason Leigh.

TourneeTournee
Donne sovrabbondanti, felliniane, non più giovanissime.
Donne traboccanti di vitalità e di carnalità, un po’ ballerine e un po’ spogliarelliste. Sono le star del New Burlesque, lo show che a partire dagli anni ’90 ha cominciato a ripercorrere le strade del teatro leggero caricando i vecchi numeri dell’avanspettacolo di significati nuovi, al passo coi tempi.
A portarle adesso sugli schermi ci pensa Tournée, l’ultimo film di Mathieu Amalric, bravissimo attore francese che da qualche tempo è diventato anche uno dei registi più amati dalla critica parigina. L’idea – dice – gli covava dentro da un po’ di tempo. Almeno da quando aveva letto L’envers du music-all di Colette, un libro fatto di schizzi della sua vita d’attrice un po’ scandalosa, vissuta di corsa tra le piazze di provincia, nell’illusione di non pensare, non avere rimpanti né rimorsi né ricordi… “Ho cercato a lungo l’equivalente di oggi – dice Amalric – ma nel mondo dello striptease trovavo solo storie di necessità e prigionia. Finché ho letto su Libération un articolo sul New Burlesque. E all’improvviso ho avuto la sensazione che Colette fosse lì, in questa sensualità allegra e torrida, in questa affermazione intima e politica della bellezza possibile di tutti i corpi, di tutte le età, per quanto fuori formato”.
Il film racconta passo passo la tournée di queste ballerine americane, al seguito del produttore francese deciso a portarle a Parigi dopo un lungo giro in provincia, passando attraverso alberghi anonimi, spostamenti notturni, autostrade buie.
La loro vita da palcoscenico si intreccia ai problemi privati dell’uomo, in un vagabondaggio al tempo stesso sgargiante e malinconico. E le atmosfere restano sempre sospese tra finzione e documento, illusione e realtà. “Abbiamo capito – dice il regista – che per preservare l’energia immediata degli spettacoli bisognava fare una vera tournée, con le sale piene, dormendo negli alberghetti dove si girava il film. Da Havre a Rochefort, passando per Nantes, abbiamo offerto lo spettacolo gratuito a persone che firmavano una liberatoria, perché non potevamo certo pagare tutte quelle comparse. Si avevano solo due ore e mezza per girare le sequenze, ma questo creava un’urgenza che paradossalmente rinforzava la finzione. Ci sono stati momenti di vita straordinari!”. In un trionfo assoluto dello spettacolo e del falso, ma catturato nella realtà irripetibile della vita del set.

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