di Antonella Pina.
La situazione internazionale che ha fatto da sfondo a questa edizione del Cinema Ritrovato è, come tutti sanno, terribile. Molte sono le guerre in corso, una di queste ha come obiettivo ultimo e ormai non più celato di sterminare un intero popolo, e almeno una grande democrazia rischia una deriva autoritaria. Il Cinema Ritrovato non ha dedicato a tutto ciò uno spazio particolare, se non alcuni interventi di singoli individui, ma ha fatto qualcosa di più: la retrospettiva dedicata a Milestone e alla Guerra, non tanto ad una guerra in particolare, ma alle devastazioni della Guerra, ovunque la si combatta. La nostra sensibilità è stata in questi ultimi mesi messa a dura prova dalle continue notizie di bambini che vengono quotidianamente uccisi o affamati in Palestina, dalle repressioni dei movimenti di protesta negli USA, dal fallimento delle trattative di pace in Ucraina. E così, guardare i film di Milestone e quindi di un uomo che si è sempre fatto carico dell’infelicità del mondo, che ha sempre proclamato la ferocia e l’insensatezza della Guerra, ha fatto sì che quei conflitti lontani nel tempo diventassero il presente, qualcosa che ci riguarda da vicino. Probabilmente non erano queste le intenzioni degli organizzatori ma, comunque sia, l’effetto secondario della visione dei film di Milestone è stato emotivamente forte. La commozione era sempre dietro l’angolo, quei bambini uccisi sullo schermo erano reali, erano bambini del nostro tempo.
Per restare al Cinema, i film della retrospettiva erano tredici, titoli che vanno dal 1928 al 1949 e che attraversano tutti i generi affrontati da Milestone. Ricordiamo le commedie The Garden of Eden (Eden Palace) del 1928 e The Captain Hates the Sea del 1934; i noti film di guerra All Quiet on the Western Front (All’Ovest niente di nuovo) del 1930, Edge of Darkness (La bandiera sventola ancora) e The North Star (Fuoco a Oriente) del 1943, A Walk in the Sun (Salerno, ora X) del 1945; il dramma Rain (Pioggia) del 1932 e il noir The Strange Love of Martha Ivers (Lo strano amore di Marta Ivers) del 1946.
All Quiet on the Western Front (All’Ovest niente di nuovo) del 1930 tratto dall’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque del 1929, fu un successo straordinario ovunque, anche in Germania al punto che i nazisti ne impedirono la visione.
Racconta la storia di un gruppo di studenti tedeschi dal futuro radioso che, ingenuamente, si lasciano convincere dai racconti intrisi di retorico eroismo del loro professore, ad arruolarsi come volontari per combattere nella Prima Guerra Mondiale: “…è dolce morire per la Patria! La gioventù di ferro della Germania verso la vittoria!”
La menzogna si intravede fin dai primi giorni dell’addestramento per poi palesarsi tragicamente nelle trincee al fronte.
Milestone si concentra sul rapporto tra i giovani amici e gli altri soldati, si concentra sugli esseri umani, sulla devastazione che il freddo, la fame, la disperazione e la morte portano nei loro giovani corpi e nelle loro coscienze. Non ci sono eserciti nemici, i buoni e i cattivi, tutti muoiono per mano della stessa follia, nessuno ha la sensazione di trovarsi dalla parte giusta. Quando ti trovi di fronte il viso di un soldato che hai ferito, non vuoi che muoia perché sai che si chiama Gérard Duvall ed ha una famiglia che lo aspetta.
Alla fine ne resta solo uno. La guerra non lo ha ancora ucciso, lo ucciderà una farfalla, la bellezza delle sue ali, il ricordo di un’altra vita possibile.
Considerati i mezzi a disposizione di un regista nel 1930, le riprese delle scene di battaglia sono incredibilmente realistiche, quasi documentaristiche. Fango e filo spinato, giovani soldati che avanzano piangendo, mitragliatrici che li falciano, mani staccate dal corpo che restano appese. Per il pubblico di quegli anni l’effetto deve essere stato devastante e forse qualcuno avrà pensato che dopo aver portato la Guerra al cinema, affinché tutti potessero vederla, non ci sarebbero più state altre guerre.
The North Star (Fuoco a Oriente) del 1943, racconta l’invasione nazista della Russia che iniziò con l’occupazione di un villaggio ucraino.
Un inizio da realismo socialista sovietico: contadine che cantano mentre si dirigono verso i campi da mietere, piccole case con i tetti di paglia che riverberano i raggi del sole e sembrano uscite da una fiaba, galline che razzolano, bambini che giocano, l’anno scolastico che termina e allievi che vengono premiati: il futuro sarà meraviglioso.
Intanto si organizza un viaggio a Kiev, nella grande città, un premio per l’anno scolastico appena concluso. Partiranno con un carro, ci saranno un bambino, un cane, un giovane aviatore, il vecchio che conduce il carro e tre studenti, due ragazze e un ragazzo. Il ragazzo e una delle ragazze sono fidanzati, un giorno lui sarà medico e si sposeranno.
La felicità è contagiosa, il sole è ovunque, gli uccelli cinguettano, sono disegnati su un ramo e poi diventano reali. “Sei mai stato a Kiev?” chiede uno dei giovani al vecchio carrettiere. “Certo. C’era una donna pazza di me a Kiev, molti anni fa.”
Il carro parte e lascia quel villaggio felice a cui non si farà più ritorno. Ancora pochi giorni e poi quel mondo cesserà di esistere per sempre.
L’invasione ha inizio. I bombardieri fanno cadere le loro bombe sul villaggio, la distruzione è ovunque, uno dei bambini che avevamo visto giocare è tra le vittime. La prima mezz’ora di felicità e armonia rende atroce la distruzione successiva. Saranno in molti a morire. Ma i sopravvissuti continueranno a combattere perché parliamo di un “popolo forte. Un popolo difficile da conquistare”.
Milestone era nato in Ucraina, a Odessa, da una famiglia di ebrei russi. Questo film, seppur promosso dal governo dagli Stati Uniti per incoraggiare la Resistenza degli alleati, fu in realtà un atto d’amore del regista verso la sua terra e verso un popolo che ammirava e in cui credeva. Mentre mostra gli atti eroici e la tenace resistenza, Milestone mette sullo sfondo dell’inquadratura i vagoni dei treni con la scritta CCCP e la falce e martello. Si sente suonare l’Internazionale.
In seguito il film venne usato come prova dalla Commissione per le attività antiamericane. Tutti coloro che vi presero parte vennero indagati e Milestone finì nella lista nera di Hollywood tra le persone sospettate di avere legami con il Partito Comunista. The North Star fu ritirato e ridistribuito in una nuova versione con il titolo Armorred Attack senza la prima mezz’ora di idillio socialista.
Il film è corale e il cast stellare. Tra i tanti: Anne Baxter, Dana Andrews, Walter Huston, Walter Brennan, Farley Granger, Erich von Stroheim.
Rain (Pioggia) del 1932, tratto da una pièce teatrale a sua volta tratta da un racconto di William Somerset Maugham, è ambientato nei mari del Sud e racconta una storia potente, un attacco al moralismo che, di lì a poco, il Codice Hays non avrebbe più permesso.
Alcuni viaggiatori restano bloccati in una locanda perché la loro nave è stata messa in quarantena. Tra loro c’è Sadie / Joan Crawford, una bella e spregiudicata prostituta a cui piace ballare con i marinai sulle note di St.Louis Blues, e Alfred Davidson / Walter Huston, un rigido funzionario governativo incaricato di controllare la moralità dei nativi, deciso a redimerla oppure a punirla. Sadie cerca di resistere ma poi soccombe alla volontà di Davidson, almeno così sembra. Il funzionario, certo della sua redenzione, comincia a guardarla con occhi diversi, si fida della donna e allenta le sue difese. Questo gli sarà fatale: Sadie lo seduce e Davidson, consapevole di aver ceduto al fascino peccaminoso della donna, si suicida. Così, dopo un breve periodo di silenzio, le note di St.Louis Blues tornano a rallegrare la vita.













