Esordio nella regia per Li Yongyj, montatore degli ultimi film di Zhang Yimou, tra i quali spicca il curioso “Snipers”, storia di un giovane tiratore che nel corso della guerra di Crimea riesce a uccidere o ferire oltre duecento soldati americani: un film che Zhang Yimou ha girato insieme alla figlia Mo Zhang e che ovviamente ha provocato un bel po’ di malumore, ma anche di divertimento, tra gli spettatori occidentali.
“Deep in Mountain” è ambientato nella Cina rurale degli anni ’90, alle prese con situazioni conflittuali tra lo slancio in avanti del paese, l’arretratezza di alcune zone e le sacche di criminalità locale. Dopo un prologo enigmatico, l’avvio del film ha pure i toni di un solido thriller di frontiera, con un poliziotto che è stato retrocesso a banali compiti di controllo dei camion di passaggio in una zona montuosa. L’impostazione della storia e del personaggio non è affatto male, con lo sbirro di mezz’età che ha un carattere frustrato e irascibile, ma a suo modo anche umano. Finché un camion transitato sotto i suoi occhi scompare nel nulla, la vicenda si sposta in un paese sperduto dei dintorni e lo spettatore scopre che c’è in azione un serial killer, abituato a uccidere i camionisti di passaggio, impadronendosi delle merci che trasportano.
La bizzarria del film sta nel fatto che il solido poliziesco di frontiera non solo scivola nel thriller su ferocissimi (e inafferrabili) assassini seriali, ma si mescola anche alla commedia grottesca nel ritrarre la vita degli abitanti del posto, le loro ingenuità, la mescolanza di autoritarismo locale, criminalità efferata, arretratezza culturale. A un certo punto l’intero paesino è mobilitato per l’attesa di una personalità politica, e il piglio del film sembra strizzare l’occhio a un classico come “L’ispettore generale”, mentre la vicenda si sviluppa con modi da commedia sull’orlo dell’orrore.
Il protagonista è del resto interpretato da Qiao Shan, noto soprattutto per i suoi ruoli comici, visto l’anno scorso al Far East Film Festival in “Yolo”: e il film fatica a controllare la diversità dei vari registri, risultando piuttosto confuso non solo nell’usare il thriller per movimentare la commedia (o la commedia per rendere più grottesco il thriller), ma anche nell’articolazione naif degli spazi in cui si svolge la vicenda. Del resto la sua (pasticciata) originalità sta proprio in questo mix di generi che fa esplodere la rappresentazione tradizionale – un po’ oleografica e un po’ satirica – della comunità rurale cinese, forse nel tentativo di rispecchiare le trasformazioni del paese nel corso degli anni ’90.