“Licorice Pizza” di Paul Thomas Anderson

di Aldo Viganò.

Gli anni Settanta del secolo scorso sono stati un periodo di grandi trasformazioni negli Stati Uniti. Anche per quanto riguarda il cinema.

Mentre si stava per concludere la fallimentare guerra del Vietnam, il mondo cambiava. Nella quotidianità dello spettacolo i teen-agers acquistavano sempre più il potere: sia come attori, sia come spettatori. La crisi petrolifera costringeva anche gli auto dipendenti californiani ad andare a piedi. Sotto la spinta delle nuove generazioni e delle urgenze innovative provenienti dall’estero, anche Hollywood modificava la propria modalità produttiva, il proprio linguaggio e il modo di guardare la realtà. Con l’avanzare dei nuovi registi (da Coppola e Spielberg, da Scorsese a Milius e così via), il cinema classico stava per lasciare il posto a qualcosa di molto diverso, i cui autori pur sovente continuavano ad affondare le proprie radici culturali in un humus che guardava a quel grande passato.

È all’inizio di quel decennio – da qualcuno rimpianto per i fermenti di novità che lo caratterizza, anche se da altri giudicato la sorgente dei “peggiori anni della nostra vita” – che nasceva Paul Thomas Anderson: il regista ormai ultraciquantenne da molti considerato oggi uno dei maestri della modernità, il quale, ambientando ancora una volta il nuovo film nella natia Los Angeles, più precisamente nella “sua” San Fernando Valley, racconta qui la storia d’amore tra un quindicenne – incerto tra la già avviata carriera d’attore e quella di imprenditore (che siano materassi ad acqua o flipper poco importa) – e una ragazza ebrea di dieci anni più grande di lui, che continuamente si nega e si riavvicina, spaventata forse dalla differenza d’età.

Ne nasce così un melodramma generazionale alquanto frammentario, ma complessivamente non privo di una propria dinamica interna, nel quale i protagonisti sono indotti a correre di continuo (uno al fianco dell’altra, una verso l’altro, uno lontano dall’altro) al ritmo di una assordante musica d’accompagnamento; come si usava appunto in quegli anni Settanta tanto mitizzati da Anderson, che vengono continuamente citati anche attraverso la presenza di divi di contorno, quali Sean Penn o Tom Waits o Bradley Cooper, i quali affiancano nei loro ruoli “adulti” i due giovani protagonisti, interpretati dalla trentenne Alana Haim, che con le sue sorelle  fa parte di un gruppo musicale già celebre, e dal diciannovenne esordiente Cooper Hoffman, che non è possibile non riconoscere come il figlio di Philip Seymour, il compianto attore che con Paul Thomas Anderson aveva lavorato sin dagli esordi in Sydney, ma anche in Magnolia, Ubriaco d’amore e The Master, per il quale era stato nominato all’Oscar come migliore attore non protagonista.

Fragile spaccato di un’epoca, Licorice Pizza è di fatto un film più piccolo, ma anche meno ambizioso, di altre opere messe in scena da Anderson con Daniel Day-Lewis (si pensi a Il petroliere o a Il filo nascosto), ma l’estetica del disordine narrativo vi domina in fin dei conti allo stesso modo.

Nulla di ciò che accade ai suoi protagonisti viene mai approfondito, sia esso rappresentato con lunghi piano-sequenza o articolato in pur belle divagazioni, fondamentalmente “inutili”, come quello della corsa in folle per i saliscendi di Los Angeles a bordo del camion rimasto senza benzina a causa della crisi energetica che un quegli anni investì anche gli Stati Uniti. Ma questo in fin dei conti è il cinema che, soprattutto seguendo l’esempio del suo maestro Altman, piace ad Anderson e caratterizza la sua pur un po’ stucchevole idea di modernità, fondamentalmente frammentaria sul piano estetico e priva di spessore drammatico e/o narrativo.

 

LICORICE PIZZA

(Usa, 2021)  regia, soggetto e sceneggiatura: Paul Thomas Anderson – fotografia: Paul Thomas Anderson e Michael Bauman – musica: Jonny Greenwood  – scenografia: Florencia Martin – costumi: Mark Bridges – montaggio: Andy Jurgensen. interpreti e personaggi:  Alana Haim (Alana Kane), Cooper Hoffman (Gary Valentine), Sean Penn (Jack Holden), Tom Waits (Rex Blau), Bradley Cooper (Jon Peters), Benny Safdie (Joel Wachs), Maya Rudolph (Gale), Mary Elizabeth Ellis (Anita), John C. Reilly (Fred Gwynne). distribuzione: Eagle Pictures – durata: due ore e 13 minuti

 

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