“Facevo il sarto”: Franco Javarone, 50 anni di cinema

di Gianmarco Cilento.

Franco Javarone, lei ha esordito al cinema nel 1970 con “Attenzione alla puttana santa”, un film di Fassbinder girato a Sorrento in sole tre settimane

Esatto. Io sono uno dei pochi che può fare un’intervista sul destino. Non c’entravo nulla con tutto quello che ho incontrato nella mia vita. Prima di quel film avevo recitato soltanto a teatro, e non avevo la più pallida idea di chi fosse ‘sto Fassbinder. Ero affascinato dall’arte “recitatoria”, ma in realtà facevo il sarto, lo stilista. E i sarti cantavano durante il lavoro. Era la fine degli anni Cinquanta, si ascoltavano ancora per radio Claudio Villa e Nilla Pizzi. Ma a me non piacevano. Ascoltavo Mozart e Beethoven. E attraverso la musica ho acquisito certi tempi, certi toni recitativi. Poi è arrivato quel film, che ho per l’appunto girato a Sorrento. Due pose, niente di più… e sul set ho conosciuto il mitico Eddie Constantine, Hanna Schygulla e Margarethe von Trotta, con cui ho poi girato molti anni più tardi Paura e amore.

A teatro qualche anno più tardi avrebbe recitato ne “L’opera da tre soldi” di Strehler, a fianco di Domenico Modugno

Il grande Mimmo Nazionale. Come non avere un bel ricordo di lui… era un tipo molto affabile e affettuoso, almeno con noi della compagnia. Qualcuno diceva che era tirchio… non era vero! Anzi, era molto estroverso, al contrario di Milva, che era piuttosto chiusa, timida, stava sempre chiusa in camerino. Tutte le sere Mimmo ci portava a cena al Blue Inn. Non è stato certo l’unico spettacolo che ho fatto con Giorgio Strehler. Ci sono tornato nel 1990 con La grande magia, una commedia in tre atti di Eduardo.

Nel 1979 ha recitato nell’ultima odissea di Elio Petri, “Una buona notizia”

Si, che purtroppo sarebbe morto di cancro tre anni dopo. “Come sei particolare” mi diceva, i complimenti non se li risparmiava. Lui era sì un intellettuale, ma non cervellotico come Maselli. Custodisco ancora gelosamente un bell’autografo che mi fece quei giorni sul set del film.

E poi, come d’incanto, l’incontro con Fellini, con cui ha girato una pubblicità e “La voce della luna”

Fellini era Dio. Io ho avuto la fortuna di conoscere tutte queste glorie del nostro cinema, ripeto, senza accorgermi dell’importanza di queste esperienze. Me ne sto rendendo conto solo ora! Scherzi a parte, tra le tante cose che mi ha insegnato Fellini, ce n’è una in particolare: l’arte del doppiaggio. Federico si metteva davanti all’attore mentre doppiava (di spalle allo schermo) dicendo “segui i tempi del mio labiale”. E riusciva a riprodurre il labiale degli attori pur non guardando i personaggi sullo schermo! Da non crederci. Quando ridoppiai alcune scene de La voce della luna (che girai ovviamente dicendo i numeri al posto delle battute) rifeci una battuta a modo mio, in un modo non previsto. Si incazzò e puntandomi il dito disse “non è così…” seguì una lunga pausa, ma alla fine cedette “…va bene lo stesso!”. Un altro aneddoto è legato allo spot della Barilla nel 1985, ed ebbe un certo successo tant’è che tutti per strada mi chiamavano “Barilla” o “Rigatoni”. Poco dopo avrei dovuto girare una serie televisiva con Steno, L’ombra nera del Vesuvio, il suo ultimo lavoro poco prima di morire. Con lui avevo già fatto Mi faccia causa, e all’ultimo minuto per la serie tv mi disse “no, tu non puoi fare più questa serie. Ormai ti chiamano tutti ‘Rigatoni’, e ormai la tua immagine è indissolubilmente legata a quella pubblicità, non mi sta bene!”. Lui era un grande professionista, lo reputo tra i migliori registi della sua generazione.

Tra un film e l’altro ha incrociato spesso Roberto Benigni…

Ci incontrammo la prima volta nel ’80, ne Il minestrone di Citti. Ma a quei tempi era un Benigni “casareccio”, non quello che conosciamo oggi. Ricordo che tra un ciak e l’altro di quel film mi chiese di fare una sfida con le “ottavine”, le gare dei poeti a braccio… neanche sapevo cosa fossero! Me lo spiegò e mi divertì un mondo. In quel periodo era molto più alla mano rispetto agli anni successivi… come me, d’altronde, che sono stato sempre molto aperto con tutti i colleghi. Poi abbiamo recitato insieme La voce della luna, e poi nel suo Pinocchio del 2002, quella superproduzione da 100 miliardi di lire, una delle cose più complesse da un punto di vista tecnico che io abbia mai girato. Dei toscanacci con cui ho lavorato è sicuramente il più “intellettuale” di tutti. Nuti ad esempio era più introverso, Pieraccioni un po’ più commerciale…

C’è qualche film che avrebbe dovuto girare e che non è riuscito a fare per vari motivi?

Uno su tutti: Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud. Avrei dovuto interpretare un ruolo presente nel romanzo di Eco, fra’ Dolcino. Passai tutte le “prove” per girare quel film storico, dove tra l’altro non potevi dimostrare segni della modernità (denti d’oro, ecc…). Ma all’ultimo minuto tagliarono la mia parte nella sceneggiatura definitiva. Un altro film che ho perso è stato Gangs of New York di Martin Scorsese. La mia parte doveva essere quella di Monk, il barbiere ucciso da Bill il macellaio con una coltellata alle spalle, ma all’ultimo minuto mi sostituirono con Brendan Gleeson… Le proposte sono state tantissime, e certo non sono riuscito a fare tutto quello che mi veniva offerto.

Dei film che ha girato quale film le ha dato più soddisfazione?

Ribelli per caso è tra i miei preferiti, diretto da Vincenzo Terracciano.

A quale spettacolo teatrale è più affezionato?

Oltre a quelli degli esordi con Nino Taranto, a cui ero legato da un profondo affetto (perché era un vero e proprio padre di famiglia, una persona generosa in tutti i sensi), ricordo Pulcinella con Massimo Ranieri, che abbiamo recitato a Broadway nel 1987. Strepitoso.

Negli ultimi anni la vedo molto attivo sui social

Pubblico molti video, è vero. Il mercante di Venezia, Macbeth, La sposa infedele di Garcia Lorca. Poi mi sono dedicato anche alla pittura, è davvero una cosa meravigliosa.  Un altro monologo a cui tengo molto è quello di Gregorio Sella dal film Giallo napoletano, altra immensa pellicola del 1979, in cui ho recitato al fianco di Mastroianni e Peppino De Filippo.

 

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