L’uomo Anteo

lionello cerriGuardare e pensare al pubblico. Da esercente e produttore di cinema di qualità. Questo, in sintesi, è il Lionello-Cerri-pensiero, presidente Anec e di Lumière & Co. e patron di Anteospaziocinema che, dopo Domenico Procacci e Simone Bachini, si è giudicato il giovane Premio Pittaluga. Quest’anno il riconoscimento ideato dal Club Amici del Cinema e dall’ACEC Liguria ha visto la collaborazione del Genova Liguria Film Commission.
Per l’occasione Film.doc lo ha incontrato nel suo ufficio dalle pareti arancioni, che sembrano anticipare il suo entusiasmo, e si è fatta raccontare il suo originale punto di vista.

Un premio da Genova e dalla Liguria. Città e regione a cui sei particolarmente legato…
Mi fa piacere di ricevere questo giovane premio. La Liguria e Genova per me rappresentano un bel ricordo e anche delle belle situazioni vissute, sia per il documentario Un piede in terra un piede in mare, sia per Giorni e nuvole. Sono molto affezionato a Giorni e nuvole e credo che Genova rappresenti in quel film il terzo interprete principale e, quindi, anche uno dei motivi di successo del film di Soldini.

Esercente e produttore: quale attività prediligi? La tua esperienza più che ventennale come esercente del cinema Anteo di Milano che cosa ha aggiunto al difficile mestiere di produttore? Quali sono stati i motivi che ti hanno spinto da esercente “illuminato” alla produzione? Quali qualità occorrono?
Da oltre trent’anni l’esperienza di esercente all’Anteo è un’esperienza incollata alla mia figura professionale e a quella dei miei soci. È sempre stata un’esperienza che aveva un faro, un punto di vista nei confronti del pubblico come primo momento di riflessione. Anche oggi che faccio il presidente degli esercenti il punto di riferimento è sempre la condizione della finalizzazione del prodotto. Pensando a questo mi è venuto molto naturale pensare di andare a verificare il discorso produttivo. Ho voluto mettere a disposizione la mia esperienza organizzativa in quanto esercente non tradizionale, ma un esercente che è come se fosse un organizzatore culturale che pensa di conoscere il suo pubblico, che prova ad intercettarlo, a capirlo, che lo studia in modo critico. Ho scelto di mettermi a disposizione nella fase creativa del regista che ha in testa una storia, che si confronta con te per capire a che tipo di pubblico va incontro. Questo legame di aspetto organizzativo a disposizione dell’aspetto creativo mi è parsa una bella scommessa. È per questo motivo che mi piace molto produrre. Riesci a stare dentro un processo creativo che è finalizzato al doppio binario: quello dell’organizzazione e quello dell’idea.

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato?
Le difficoltà stanno all’interno di un mercato e in Italia non abbiamo un mercato maturo perché esiste un duopolio televisivo e pochi distributori preparati a fare un certo tipo di discorso. Questo tipo di realtà porta a un mercato ricattato. Tutte le difficoltà arrivano non solo dalle risorse, dove c’è anche uno Stato assente. Pensando a Francia o a Germania, che hanno una concezione diversa della cultura, e quindi dell’intervento pubblico, l’Italia vive altre situazioni. Il rapporto che c’è tra noi e la Francia è di uno a dieci, cioè 800 milioni di euro spesi dalla Francia contro i 75/80 spesi dall’Italia. Questa è la fotografia della difficoltà dove si inseriscono le nostre imprese sia produttive, sia distributive, sia di esercizio.

Quali interventi, o quale atteggiamento, per affrontare questa situazione che appare critica dal punto di vista economico e dal punto di vista culturale?
Innanzitutto continuando a fare bene il proprio lavoro e a credere nel proprio lavoro, mantenendo sempre chiari i punti di riferimento e i punti di arrivo. Poi bisogna pensare ad unire le risorse private alle poche risorse pubbliche. Il privato deve continuare a creare, non può abbandonare la sua spinta ideativa. Io mi considero fortunato perché ogni mattina mi alzo dal letto e sono contento di andare a lavorare. Il fatto di capitalizzare questa consapevolezza e questa fortuna ti deve dare quell’energia e quella volontà per portare a casa risultati che altrimenti non riusciresti a raggiungere.

A proposito di soddisfazioni e delusioni, quali le più grandi?
Parecchie, tante soddisfazioni ma anche alcune delusioni. Ma io vedo, continuo a vedere, il bicchiere mezzo pieno. Sono ottimista e penso che stiamo continuando a fare belle cose che, se non ora, magari verranno riconosciute anche in un futuro. Se devo pensare al mio modo di lavorare in produzione, comunque, penso ad una linea editoriale e, quindi, tutti i film che io ho prodotto sono film che io avrei voluto fare e di cui vado fiero.

Un titolo che ha fatto fare il salto di qualità?
Bhè, già dall’inizio con il primo film da me prodotto, Fuori dal mondo di Piccioni, sono stato premiato come miglior produttore. Poi, comunque, altri film come i successivi di Piccioni o quelli di Soldini e altri progetti mi hanno dato molte soddisfazioni.

Le interessanti esperienze documentaristiche di Biùtiful Country, di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio, Peppe Ruggiero e di Niente paura di Pier Girogio Gay hanno ottenuto riscontri positivi. Altra scommessa vinta. Quali saranno i prossimi progetti?
A proposito di documentari, abbiamo appena finito di girare un documentario di Soldini che a breve verrà montato e che speriamo di vedere in sala prossimamente. Poi c’è il film di Diritti (Vanità, Nda) che stiamo girando in Brasile, uno co-prodotto di Susanne Bier (The bald hairdresser, Nda).

L’iniziativa di cui sei parte Schermi di qualità ha consolidato l’attenzione sul cinema europeo. Ci sono ulteriori sviluppi? Il cinema di qualità ha bisogno di sale di città, come salvarle e riqualificarle?
Schermi di qualità è un’idea nata da un’altra idea che voleva portare avanti il cinema italiano nelle sale, sia nelle piccole città, sia nelle città metropolitane: offrire la possibilità di vedere più titoli italiani. Con Schermi di qualità siamo riusciti a dare un impulso alla programmazione nazionale e di cinema europeo maggiore. È un’iniziativa meritoria, poco finanziata dallo stato. Ma abbiamo moltiplicato il numero di schermi che sostengono il cinema di qualità.

(di Matteo Mazza)

FILMOGRAFIA
FILM
SENZA ARTE NÈ PARTE (2011) • di Giovanni Albanese
COSA VOGLIO DI PIÙ (2010) • di Silvio Soldini
GIULIA NON ESCE LA SERA (2009) • di Giuseppe Piccioni
GIORNI E NUVOLE (2007) • di Silvio Soldini
QUALE AMORE (2006) • di Maurizio Sciarra
LA VITA CHE VORREI (2004) • di Giuseppe Piccioni
IL POSTO DELL’ANIMA (2003) • di Riccardo Milani
BRUCIO NEL VENTO (2002) • di Silvio Soldini
LA FORZA DEL PASSATO (2002) • di Piergiorgio Gay
LUCE DEI MIEI OCCHI (2001) • di Giuseppe Piccioni
IL CERCHIO (2000) • diJafar Panahi
FUORI DAL MONDO (1994) • di Giuseppe Piccioni

DOCUMENTARI
NIENTE PAURA (2010) • di Piergiorgio Gay
BIÙTIFUL CAUNTRI (2007) • di Esmeralda Calabria, Andrea D’Ambrosio, Peppe Ruggiero

Postato in Interviste, Numero 97.

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