L’uomo di Rio


Film RioParla Carlos Saldanha, il regista di “RIO” premiato a “Cartoons on the bay”
E’ un tripudio di colori e musica l’ultima realizzazione di Blu Sky Studios e Fox. Rio è un omaggio al Brasile del carnevale e delle spiagge assolate, ma non nasconde il lato oscuro della terra del samba: i ninos de rua, le favelas e soprattutto il traffico illegale di animali esotici. Il protagonista del film infatti è un rarissimo pappagallo macao, catturato dai bracconieri e trasportato nel gelido Minnesota. Lì conduce una vita tranquilla e “umanizzata”, tra cioccolata calda e lettura dei giornali. Ma un giorno la sua padroncina viene a sapere che Blu non è l’ultimo esemplare della sua specie: a Rio vive Gioiel, controparte femminile di Blu, e i due partono alla sua ricerca. Purtroppo a Rio una banda di trafficanti di animali tenterà di rapire i due pennuti, che dovranno dimostrare tutto il loro coraggio.

Ad accompagnare l’anteprima italiana del film, nel corso della quindicesima edizione di Cartoons on the Bay, è stato il regista Carlos Saldanha, che dagli organizzatori del Festival dedicato all’animazione e alla crossmedialità ha ricevuto anche un “Pulcinella Special Award”. Saldanha occupa un posto di rilievo nell’animazione internazionale dopo aver diretto la trilogia di L’era Glaciale. Rio è però il film che sente più vicino poiché, da brasiliano doc, ne ha curato anche il soggetto.
Rio Cartoon

“Sono nato a Rio ed ho sempre pensato che fosse un luogo ideale per il cinema, molto fotogenico ed immediatamente riconoscibile grazie ai contrasti ambientali: mare e montagna, giungla di cemento e giungla tropicale”, ha spiegato Saldanha a Rapallo.

Perché un pappagallo come protagonista?
Penso che rappresenti in modo efficace lo spirito gioioso del Brasile. E poi sono animali intelligenti, in grado di interagire con gli esseri umani: volevo un film con un cuore e un’anima.

Per certi aspetti Rio potrebbe diventare un manifesto animalista.
Beh, quando ho iniziato ad immaginare la storia mi sono tornati alla mente alcuni tg che vedevo in Brasile da ragazzo: raccontavano di bracconaggio e di vendita illegale di uccelli rari. Lo trovavo impressionante: è così bello vedere invece gli animali nel loro habitat naturale. Per questo ho voluto che il film veicolasse anche il tema della difesa ambientale.

Rio presenta anche altri aspetti poco edificanti del Brasile.
Non nascondo il dramma delle favelas. Come brasiliano ho sempre considerato insoddisfacente la rappresentazione del mio Paese: non ha senso mostrare solo l’allegria e i balli. Ho sentito la responsabilità di aprire gli occhi degli spettatori anche su certe realtà sociali. L’ho considerato un dovere e non me ne vergogno: semmai dovrebbero vergognarsi i politici che non si occupano dei bisognosi.

Per le coreografie sembra essersi ispirato ai vecchi musical hollywoodiani.
Confesso una passione per Busby Berkeley e le sue splendide costruzioni caleidoscopiche, che rispecchiano molto bene il Brasile. Mi sono occupato delle coreografie anche in Joe’s Apartment e L’Era Glaciale 2.

Anche la musica è particolarmente curata.
Mi sono rivolto a Segio Mendes, che considero un’enciclopedia vivente della musica brasiliana. Sergio ha anche forti capacità aggregative: ha riunito intorno a sé i migliori talenti per creare qualcosa di speciale. In cinque giorni ha composto venti canzoni, è un gran lavoratore. Comunque nel film ci sono anche i ritmi hip hop dei Black Eyed Peas.

E’ complicata la lavorazione di un film d’animazione in 3D come questo?
A differenza dei film live, la sceneggiatura è modificabile, e quindi migliorabile, fino all’ultimo momento. Per Rio ho preparato una serie di disegni sui passaggi chiave del soggetto, li ho consegnati agli sceneggiatori e da quei pochi fogli sono nati dialoghi e scene. In generale, quando devo dirigere un film adotto questo accorgimento: registro la voce dei doppiatori e la ascolto ad occhi chiusi per immaginarmi la scena in ogni particolare. Poi vado nel reparto animazione e guido i ragazzi nel realizzare la performance fisica dei personaggi. E’ un lavoro di squadra, i miglioramenti sono continui e progressivi. L’aggiunta dei colori è l’ultimo passaggio, e comunque le questioni tecniche non sono certo quelle a cui diamo maggiore importanza.

Qual è la vostra priorità?
Una buona storia. A livello tecnologico posso creare un 3D più efficace o piume più realistiche, ma la parte più difficile e importante è creare soggetti piacevoli per il pubblico.

Quanto tempo impiegate di solito per realizzare interamente un film?
In media tre anni, di cui uno e mezzo solo per l’animazione. Alla Blu Sky siamo molto precisi e rispettiamo sempre i tempi che ci vengono indicati. Il budget? Intorno ai 100 milioni di dollari, una cifra standard per un lungometraggio d’animazione americano prodotto da una major.

La Blu Sky è in competizione con due colossi come Pixar e Dreamworks.
La concorrenza è stimolante: se il livello generale è alto ne beneficiano tutti, pubblico in primis. Con la Fox fino ad oggi abbiamo realizzato cinque film e, nonostante abbiamo delle responsabilità economiche nei loro confronti, dopo il grande successo de L’Era Glaciale godiamo di ampia fiducia. Ho la libertà creativa necessaria per svolgere il mio lavoro con serenità.

E’ soddisfatto di Rio?
Ogni film per me è come un figlio: anche se vedi qualche difetto, lo ami lo stesso. Sono fiero di Rio e sono molto contento delle critiche positive che ho ricevuto in Italia.

(di Maria Francesca Genovese)

Postato in Interviste, Numero 93, Registi.

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