Intervista a Matteo Petrini

Matteo PetriniCome ti sei avvicinato al mondo cinematografico?
Ho iniziato seguendo i corsi di Cinema quando facevo le superiori, tenuti da Francesco e programmati all’interno delle scuole toscane di Grosseto. Poi ho continuato a seguirlo, nelle sue attività e Laboratori, sino a quest’ultimo workshop, grande e rara esperienza.

Dalla teoria dei libri alla pratica del girato, il passaggio?
Un passaggio fondamentale. I libri servono, danno le basi, studiare i grandi maestri è strettamente necessario per non cadere nel banale. Come insegna Tarantino nel Cinema “si ruba da tutti”, ci si circonda di ciò che piace e con la propria sensibilità si sceglie un percorso da seguire. La teoria serve per capire dove sei, poi però è davvero importante la ricerca di occasioni nelle quali si può toccare con mano l’essenza pratica del Cinema.

Cos’è il Cinema e qual è il suo manuale?
Il Cinema è esperienza di vita e pertanto credo che il modo migliore per apprenderlo sia semplicemente praticarlo, viverlo in gruppo, sperimentarlo nella quotidianità.

Come hai vissuto il set?
È stato molto particolare. L’ho vissuto come un passaggio dal dilettante al professionale, senza percepire troppo lo scalino di differenza tra i due mondi in quanto ho sempre fatto dei cortometraggi con i miei amici (Di Notte, 2007). Sono state settimane di lavoro duro, ma svolto con passione e praticato in una clima familiare. Con tutti gli attori del cast si è stretto un rapporto di amicizia ancor prima che di lavoro e questo elemento è stato il vero punto di forza del film. Rispetto e fiducia reciproca non possono mai mancare in un team affiatato.

Progetti futuri?
Devo premettere che ho tante passioni; la pittura visionaria che mi è servita per le scenografie di alcuni corti, la musica in quanto suono la batteria nel gruppo The Hod (genere acustico, alternativo, pop punk) con mio fratello, il cinema nelle sue svariate componenti, dall’attore alla regia dello spot antidoping (Anti Doping SPORT, 2009) per la UIST (Unione Italiana sport per tutti) di Grosseto, il grafico per il sito del film. Per ora mi sento più Teo che Matteo, ma l’idea è quella di armonizzare i vari mondi artistici continuando a conoscere persone appassionate e creando con loro una troupe completa con la quale coltivare passioni e concretizzare progetti. A me garba mettere subito in pratica, forse grazie all’insegnamento del nonno che di mestiere faceva l’artigiano. Quindi, continuerò su questa strada tra gli studi del DAMS e le esperienze artistiche di diverso genere.

A noi pare che tra la personalità di Teo, il timido ma determinato ragazzo alle prese con il “mondo dei grandi” e Matteo, il simpatico toscanaccio disponibile e concreto, non corra troppa differenza. Due giovani anime alla ricerca di un mondo, di un proprio mondo da costruire e custodire dalle quotidiane sfide racchiuse nella parola lavoro,amore, famiglia.

E forse è proprio in questo sottile passaggio tra cinema e realtà che si cela la vera identità dell’attore o meglio il segreto per scoprirsi e scoprire il mondo che ci circonda ricordando che “la vita è quello che ti accade mentre stai facendo qualcos’altro”.

Esperienza di Matteo Petrini. Parola di Francesco Falaschi.

(di Chiara Accogli)

Postato in SC-Interviste, Spazio Campus.

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