Scrivere con Moretti – Intervista a Federica Pontremoli


Federica PontremoliHabemus Papam nasce da un’idea forte che determina lo svolgimento degli eventi. In questo senso, fra gli ultimi film di Nanni Moretti, è quello che più si avvicina a Palombella Rossa, mentre altrove la narrazione è più libera”.

Federica Pontremoli descrive così la sua ultima fatica di sceneggiatrice, condivisa con Francesco Piccolo e Moretti stesso. In uscita ad aprile, la pellicola racconta la crisi di un Papa, interpretato da Michel Piccoli, che dopo l’elezione non si sente all’altezza del compito. Cade in depressione e decide così di sentire il parere di uno psicologo, di cui veste i panni lo stesso Moretti.

La sceneggiatrice genovese, che aveva già lavorato con il regista per Il caimano – oltre che, fra gli altri, con Silvio Soldini per Giorni e nuvole, con Giuseppe Piccioni per Giulia non esce la sera, con Francesca Comencini per Lo spazio Bianco, mentre si accinge a scrivere una commedia con Ferzan Ozpetek – ci racconta la creazione, durata quasi due anni, di Habemus Papam.

Come avete sviluppato il soggetto?
“La presenza di una trama definita da una parte ci ha aiutato, dall’altra ci è stata di impedimento per inserire gli elementi tipici dei film di Moretti: dovevamo trovare un appiglio per fargli raccontare in maniera personale questa storia, in modo che non fosse un racconto oggettivo ma un racconto d’autore.

Abbiamo visto una grande quantità di materiale che tratta in diverso modo l’argomento ecclesiastico: film di grandi autori come Fellini, fiction televisive e filmati d’archivio: da quelli dell’Istituto Luce sui Papi del passato fino a quelli su Wojtyla. Il film parte proprio dalle immagini dei funerali dell’ultimo Papa: abbiamo pensato che il modo giusto per introdurre un argomento altrimenti estraneo al pubblico come il mondo di vescovi e cardinali, fosse quello di partire da un elemento riconoscibile, un evento mediatico importantissimo. Questo ci ha permesso di concederci poi molte libertà creative”.

Vi sarete anche documentati sulle leggi ecclesiastiche…
“Soprattutto nella prima parte c’è molto cerimoniale, parole, formule: questo ci ha costretto a un lavoro di ricerca che ci ha molto affascinato perché il Papa è come se fosse il sovrano di un grande paese, anzi molto di più: è il capo spirituale di oltre un miliardo di persone nel mondo.”

Come vi siete divisi il lavoro? A blocchi o magari c’è stato chi ha curato i dialoghi e chi la storia? Qualcuno ha supervisionato lo sviluppo della sceneggiatura?
“Abbiamo sempre lavorato tutti contemporaneamente. All’inizio il produttore era solo Moretti, poi è intervenuta anche la Fandango per cui Procacci ha letto l’ultima stesura e ci ha dato dei consigli”.

Lei e Piccolo siete intervenuti anche nel casting?
“Sì, mentre finivamo di scrivere è iniziata la scelta degli attori perché i ruoli sono numerosi. Per cui abbiamo assistito ai provini e fatto le solite classifiche che Moretti richiede per tutto. Per quello che riguarda il Papa invece, Nanni ha pensato a Piccoli appena è nata l’idea del film”.

E per le location com’è andata?
“Non è stata una cosa semplice perché il Vaticano non ha concesso nessuno dei suoi spazi, neppure il Palazzo della Cancelleria che aveva dato per qualche fiction tv. Ma siccome è una coproduzione con la Francia, le riprese si sono svolte a Palazzo Farnese, che è l’ambasciata francese e all’Accademia di Francia. Per alcuni interni, hanno fatto un patchwork di tutti i palazzi storici intorno a Via Giulia. Ma la cosa più incredibile è stata la ricostruzione della Cappella Sistina a Cinecittà, all’80% della grandezza reale: io stessa quando sono andata sul set sono rimasta impressionata dalla somiglianza. Anche tutta questa attenzione alla verosimiglianza e alla ricostruzione è una novità nella filmografia di Moretti”.

Cosa la ha appassionata di più in questo lavoro?
“Tecnicamente mi è piaciuto lavorare sull’equilibrio delicatissimo tra commedia e dramma; da un punto di vista più personale, ho apprezzato l’amore e la compassione con cui abbiamo trattato il personaggio principale: un papa che vive la sua debolezza in modo davvero immediato”.

(di Francesca Felletti)

Postato in Interviste, Numero 92.

Una risposta a Scrivere con Moretti – Intervista a Federica Pontremoli

  1. marco scrive:

    Un’intervista interessantissima. Capire come avviene il lavoro di scrittura per il film di Moretti è molto istruttivo per comprendere il suo cinema. Grazie