La seduzione del cuoco


Io sono l'amoreIo sono l’amore, oltre ad essere un’affermazione impegnativa e ambiziosa, è anche il titolo dell’ultimo film di Luca Guadagnino. Un film ambizioso, appunto, se pensiamo che il regista ha dichiarato di essersi ispirato a Visconti ad un livello conscio e a Rossellini ad un livello inconscio. Il riferimento a Visconti ci appare chiaro: il film ritrae un gruppo di famiglia dell’alta borghesia industriale milanese in un interno. Quello a Rossellini potrebbe invece sfuggirci se lo stesso regista non lo avesse indicato nell’importanza e nella determinazione del suo personaggio femminile.

Io sono l’amore racconta “la vita di una donna sola in una grande casa”, come il regista ha riassunto la trama del film. La donna è Emma – Tilda Swinton – la nuora del patriarca della famiglia Recchi. La casa è a Milano, siamo in inverno, Emma appare serena, la vita scorre fredda ma quieta. Poi arriva un cuoco, Antonio – Gabbriellini – amico del figlio Edoardo. Quando Emma lo incontra non si accorge di lui, sarà compito della primavera sconvolgere i cuori. Il giorno in cui Emma va nel ristorante dove Antonio lavora, lui le prepara dei gamberi di Santa Margherita con caponata di verdure in salsa agrodolce. Emma guarda il piatto, i colori, la composizione, affonda la forchetta nella vellutata consistenza della pietanza e quando ne assapora il gusto, l’espressione composta a cui ci aveva abituati lascia il posto ad uno sguardo carico di imbarazzante sensualità. I gamberi di Santa Margherita portano Emma ad amare Antonio nei prati di San Remo, come sarebbe piaciuto a Piavoli, oltre a condurre la storia verso un epilogo tragico ma liberatorio.
Doveva trattarsi di un piatto davvero straordinario, e lo diciamo senza ironia, dal momento che il vero cuisinier era Carlo Cracco. Il grande cuoco milanese ha dato un notevole contributo alla realizzazione del film, ospitando per un mese Gabbriellini nella cucina del suo ristorante, prestando ad Antonio le sue ricette – come l’ uovo marinato e l’insalata russa caramellata – e inviando Diego, uno dei suoi cuochi, per le riprese sul set.
Riprodurre un piatto di Cracco è difficile, impossibile se non si dispone della ricetta. Possiamo solo tentare di cucinare qualcosa che gli assomigli. Escludiamo però che possa sconvolgere i nostri sensi.
Per due persone. Verdure per la caponata: una cipolla, mezzo peperone rosso, mezzo peperone giallo, una piccola melanzana e una costa di sedano. Tagliate le verdure in piccoli pezzi, fate bollire il sedano per quindici minuti e ammorbidite il resto, separatamente, in olio extravergine. Riunite tutto in una padella, aggiungete tre cucchiai di passata ottenuta da pomodoro fresco, salate e cuocete per dieci minuti. Mescolate in un tegamino quattro cucchiai di acqua, due di aceto, due di zucchero, mezzo cucchiaino di maizena e fateli addensare. Prendete quattro gamberi di Santa Margherita, dal brillante colore rosso, togliete il carapace e il filo nero intestinale ma lasciate la testa. Cuoceteli sulla piastra con un filo d’olio, per tre minuti su entrambi i lati. Componete il piatto adagiando i gamberi sopra due cucchiai di caponata e decorate con una striscia di salsa, alcuni pinoli e petali di pomodoro fresco. Cracco aggiungerebbe qualche cristallo di sale Maldon.
Abbiniamo un Pigato della Riviera Ligure di Ponente.

Postato nelle sezioni Numero 90, Quando il cinema sposa la cucina con i tag .

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