Landis, vivo da morire!


Ladri di cadaveriDiscutendo con gli studenti e i giornalisti al termine della proiezione stampa romana di Ladri di cadaveri, John Landis, scatenato come non mai, ha dichiarato, tra le altre cose che fra il cinema dei Lumière e il cinema digitale non c’è poi molta differenza. “Se guardate una foto di cento anni fa scattata su un set e una presa su quello di uno dei film più spettacolari e pieni di effetti speciali, vedrete sempre la stessa cosa: un uomo che guarda altri uomini attraverso un obiettivo”. Ossia il cinema è la cosa vista.

Assente dai set maggiori da moltissimo tempo, anche se non ha mai smesso di lavorare, John Landis è tornato a dirigere un lungometraggio retto da una produzione consistente, purtroppo andato incontro a una serie di stroncature feroci, soprattutto in Inghilterra dove non gradiscono affatto che degli statunitensi mettano naso nelle faccende di casa. Rievocando il caso dei due assassini Burke ed Hare che procuravano carne fresca al luminare dottor Knox per i suoi studi di anatomia, John Landis non solo firma una straordinaria commedia completamente all’altezza dei suoi titoli più celebrati ma dimostra che i grandi registi non perdono mai la mano. Sin dal primo movimento di macchina, che mette in relazione un’esecuzione con la folla che attende avida, è chiaro che John Landis continua a orchestrare il movimento delle masse dei suoi film con un acume politico davvero raro. Retto da un ritmo indiavolato, Ladri di cadaveri osa mettere in relazione illuminismo e anatomia, la nascita del cinema dallo spirito della nascente industria funeraria, proletariato alle porte della rivoluzione industriale e diritto al piacere. Dotato di un umorismo nerissimo, John Landis osserva l’agitarsi del genere umano con una grazia che sembra memore del cinema delle origini conservando bene negli occhi l’eleganza forbita delle classiche commedie inglesi della Ealing nel cui tessuto inocula consistenti dosi di veleno Hammer e Amicus.

Ladri di cadaveri è davvero un film che riconcilia con il cinema. Intelligenza agilissima, polemica politica puntuale, una schiettezza visionaria senza pari e il gusto impeccabile di una costruzione narrativa infusa del classicismo più radicale e modernista. Questo è il cinema che oggi sono in pochissimi a sapere fare ancora. Come John Carpenter e Joe Dante, John Landis conserva negli occhi il magistero di un cinema politico che non scende mai a compromessi e che soprattutto si rinnova nella fedeltà a un ideale filmico in grado di continuare a porsi come interlocutore credibile nei confronti del mondo. Ladri di cadaveri, in questo senso, è davvero il miglior cinema possibile.

(di Giona A. Nazaro)

Postato in Fight Club, Numero 93.

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