Cinema Ritrovato 2023 – Rouben Mamoulian: sfumature di desiderio

di Antonella Pina.

Mamoulian era di origini armene, nato a Tiblisi nel 1897, vissuto poi da cosmopolita in molti luoghi, da Mosca a New York, passando per Londra e Parigi, fino a morire in California a Woodland Hills. Ha iniziato il suo percorso artistico nel teatro ed alcuni sostengono che questo abbia rappresentato un limite per la sua carriera di regista cinematografico. A noi è parso che le passioni della sua vita come il teatro, la pittura, la musica, le donne che indossano biancheria di pizzo e i gatti, abbiano certamente influenzato il suo cinema senza però limitarlo, contribuendo invece a creare uno stile molto personale che la retrospettiva a lui dedicata ci ha consentito di conoscere o di approfondire. Prima di questa XXXVII edizione solo gli addetti ai lavori avevano una visione d’insieme del cinema di Mamoulian. Certo tutti conoscono Sangue e Arena (Blood and Sand) e Il segno di Zorro (The Mark of Zorro), splendidamente interpretati da un grande e bellissimo Tyrone Power, ma pochi li associano al nome di Mamoulian. E forse pochi conoscevano alcune perle che il Cinema Ritrovato ci ha permesso di riscoprire.

 

Applause del 1929, è il film d’esordio di Mamoulian, un film straordinario per molte ragioni. Racconta la storia triste di Kitty Darling (Helen Morgan), di come sia costretta a sacrificare la propria vita per salvare quella dell’amata figlia April (Fuller Mellish).

Kitty è una modesta ballerina di burlesque, che tutti i giorni sale sul palcoscenico per ricevere gli applausi di uomini modesti e un po’ volgari.  Un giorno non diverso dagli altri, dà alla luce una bambina in un misero teatro di periferia. Suo marito è in galera per aver ucciso un uomo di cui era geloso e le altre soubrette stanno intrattenendo il pubblico in sala. La notizia del lieto evento si diffonde rapidamente e tutte le ballerine della compagnia abbandonano il palcoscenico, il pubblico e gli applausi per andare nel camerino di Kitty a rendere omaggio alla bambina. Sfilano davanti alla piccola April guardandola dall’alto. La macchina da presa le riprende dal basso, come fosse gli occhi di April. Sono fate che vanno a renderle omaggio, portandole la loro promessa. Sono piene di meraviglia per quella bambina inaspettata, ma lo sguardo è triste, il volto è una maschera disegnata dal trucco ed April, con gli occhi della macchina da presa, le vede. Ed è questa la loro promessa: quella tristezza non sarà il suo destino.

Quando April esce dal collegio per raggiungere la madre ancora giovane eppure anziana per il mestiere di soubrette, ormai alcolizzata e dominata da un uomo malvagio, sembra che il destino voglia intrappolarla nella stessa vita della madre. Ma un giorno April conosce un giovane marinaio del Wisconsin e con lui si avventura per le strade di New York. La macchina da presa li accompagna e ci porta in spazi aperti e luoghi meravigliosi, liberando April e il nostro sguardo: vediamo il Woolworth Building, la Statua della libertà, e un aereo che passa sopra i due ragazzi mentre sono seduti sul ponte di Brooklyn. Una vera meraviglia, soprattutto per il 1929. April è salva, è destinata ad un mondo diverso, ma la felicità ha un prezzo, richiede un sacrificio e sarà Kitty, uccidendosi, a liberare la sua vita e quella di April.

 

La regina Cristina (Queen Christina) del 1933, è una storia ambientata nel XVII secolo che, narrando la vita, naturalmente romanzata, della regina di Svezia, racconta anche la complessa e affascinante ambiguità della Garbo, splendida interprete del film.

Si tratta di una pellicola audace e moderna, che ritrae una donna intelligente, piena di disinvolta passione per la vita, una transgender ante litteram che veste con disinvoltura i panni virili dell’uomo e quelli sfarzosi di una regina; che bacia una donna sulla bocca e trascorre notti di passione in una locanda con uno sconosciuto; che si muove con voluttà tra gli oggetti come se stesse danzando al ritmo di una musica che solo lei può ascoltare; che, sdraiata a terra dopo una notte d’amore, cerca di afferrare con le labbra i grossi chicchi dal grappolo d’uva che il suo amante tiene sospeso sulla sua bocca, un grappolo maturato al caldo sole di Spagna. Una scena questa di incredibile e raffinata sensualità. Il codice Hays, seppure già esistente, entrerà concretamente in vigore soltanto l’anno successivo, altrimenti questo film sarebbe stato massacrato dalla censura.

L’ambiguità del desiderio non è soltanto una sfumatura – come recita il titolo della rassegna – e non è l’unico elemento di modernità. In questo film Mamoulian guarda al mondo, o almeno all’Europa,  come ad un luogo d’incontro tra genti e culture diverse. La regina Cristina esprime il desiderio che l’Università di Uppsala, una delle più antiche del mondo, venga aperta a docenti provenienti da culture diverse: professori italiani e francesi potrebbero apportare nuova linfa. Una visione in anticipo sui tempi, tempi che, in alcune realtà come quella dell’Italia di questi giorni, non sono ancora arrivati. Oggi lo straniero che occupa posti culturalmente rilevanti viene guardato con sospetto.

Il finale ha il volto splendido della Garbo che, dopo aver abdicato per amore, a prua della nave che la porterà lontana dalla Svezia, guarda di fronte a sé con coraggio e determinazione la solitudine e la libertà che l’attendono: “The wind is with us”.

 

Passione (Golden Boy) del 1939, con Barbara Stanwyck e un giovanissimo William Holden nel suo primo ruolo da protagonista. Anche questa è una storia potente. È un film che parla di boxe, di musica, d’amore, di una famiglia italiana a New York negli anni ‘30, di razzismo e di comportamenti fascisti. È un film sul perdersi e il ritrovarsi, sulla caduta e sulla rinascita.

Joe Bonaparte è figlio di immigrati italiani. Brava gente. Il padre ha un negozio di prodotti gastronomici italo-americani. In casa ci sono immagini votive e un pianoforte, tutti amano la musica, quando si vuole stare allegri si canta Funiculì funicula e quando qualcuno, seppur scherzosamente, minaccia di picchiare una donna lo si apostrofa mettendolo in guardia: “Un uomo che picchia una donna muove il primo passo verso il fascismo”.

Joe suona il violino, ha studiato tanto e lo suona bene, è l’orgoglio di suo padre che sogna per lui una brillante carriera da musicista. Anche Joe vorrebbe continuare a suonare il violino ma la strada è ancora lunga, ci sono sacrifici da fare e lui è giovane, vuole vivere e guadagnare in fretta molto denaro. Joe ha un’altra passione oltre la musica, il pugilato, ed è un bravo pugile e con la boxe si possono fare molti soldi. Così sale sul ring, entra con determinazione e spavalderia nel mondo del pugilato, conosce Lorna Moon, la cinica donna del suo manager e se ne innamora. Ma un giorno scopre che il padre aveva in serbo per lui un dono prezioso, un violino costruito dal grande liutaio cremonese Ruggieri. Il gesto lo commuove, il suono del violino lo conquista. Tenta di lasciare la boxe, ma è troppo tardi: Lorna lo seduce e lo riporta sul ring. Il pugilato è molto distante dalla musica, soprattutto dal fare musica, è un mondo spietato e violento e le mani si possono rompere. Tutto sembra perduto. Un gangster italiano, Fuseli, vuole comprare Joe, almeno un pezzo di Joe. È questa mercificazione che scuote Lorna e la riporta alla realtà:  “soldi, soldi! Abbiamo un’anima e dobbiamo difenderla”.

Per tornare padrone della sua vita Joe deve pagare un prezzo molto alto.  L’ultimo incontro per il titolo è al Madison Square Garden, ed è sostanzialmente l’unico incontro mostrato da Mamoulian. In questo film sulla boxe la boxe resta sullo sfondo, anche se qualcuno sostiene che la tecnica usata per l’ incontro al Garden potrebbe avere influenzato le riprese di Toro scatenato. Si intuisce che il regista preferisce la musica al pugilato. Durante il combattimento la macchina da presa riprende la folla urlante, eccitata nel vedere due uomini massacrarsi. Sono inquadrature su volti trasfigurati e aggressivi. Sono uomini e donne, bianchi e neri. I neri nel proprio settore separati dai bianchi. Accidentalmente  Joe uccide il suo avversario, un uomo di colore. Distrutto, vuole mortificarsi, vuole morire a sua volta e si presenta di fronte alla famiglia del ragazzo che ha ucciso, ma il padre, naturalmente un uomo di colore, lo perdona con parole che restituiscono a Joe il senso della sua vita. Joe ha una mano rotta, ma ha Lorna, ha suo padre ed ha il Ruggieri. Ci vorrà tempo, ma forse potrà ancora suonare. Forse.

Postato in Festival.

I commenti sono chiusi.