“Thelma” di Joachim Trier

di Aldo Viganò.
Regista norvegese di formazione, ma danese di nascita (Copenaghen, 1974), Joachim Trier ritorna con Thelma ai temi a lui sempre cari della educazione famigliare e dei suoi effetti, sovente deleteri, sulla psiche dei soggetti più deboli, i quali in questo caso sono rappresentati da una ragazza iscritta al corso di biologia dell’Università di Oslo e dalla sua vecchia nonna, che giace da anni in stato catatonico sul letto di una casa di cura per malattie mentali.

Educata nel rispetto delle più rigide regole della religione cattolica, da genitori apparentemente amorevoli e affettuosi, la giovane Thelma non beve alcolici e non ha mai fatto l’amore. Studia con solerzia e non sembra avere distrazioni. Ma dentro di sé qualcosa ribolle, come allegoricamente suggeriscono quegli uccelli che si schiantano sule vetrate delle aule scolastiche o quei serpenti che scivolano tra le sue coperte. Quello di Thelma (ben interpretata dalla graziosa Eili Harboe) è un inconscio inquieto ed agitato, che un giorno in biblioteca esplode in una crisi epilettica che i solerti medici norvegesi definiscono d’origine psicotica.

Attraverso lo sguardo oggettivante della cinepresa di Trier, lo spettatore apprende ora che le cose che accadono alla protagonista hanno origini lontane e molto più complesse. Poco alla volta, si viene a sapere, infatti, rispecchiato nello sguardo spaventato dei suoi genitori, che Thelma è sempre stata, sin da bambina, poco “normale”. Apparentemente docile tra le mura domestiche, lei possiede il potere “infernale” di rimuovere tutto ciò che interviene a turbare la sua pace interiore. Un tempo, a farne le spese era stato il suo fratellino più piccolo, il quale ogni tanto veniva fatto sparire, e un giorno, infine, fu trovato annegato sotto la lastra di ghiaccio che ricopriva il lago vicino a casa. A seguito di questi fatti, la madre tentò il suicidio e si muove ora in carrozzella, Per lo stesso motivo il padre, che di professione fa il medico di base, aveva sempre cercato di tenerla lontano dagli altri, cercando di imprigionarne la natura “diabolica” nelle ferree regole cattoliche. Ma ora Thelma non è più una bambina e pur con crescenti sensi di colpa inizia a ribellarsi anche in modo conscio alle regole educative nelle quali era stata rinchiusa.
La trasgressione adolescenziale ha così inizio, anche se in ritardo, e tocca alle sue manifestazioni rivelare il clima autoritario nel quale Thelma è stata educata.

Ora, la ragazza si ribella e cerca anche di bestemmiare. Accetta e ricambia i baci appassionati di una compagna di studi. Va in discoteca. Beve alcolici e fuma spinelli. Fa anche segretamente visita alla nonna al fine di conoscere il proprio passato. E quando il padre cerca nuovamente di “normalizzarla” imbottendola di psicofarmaci, reagisce inconsciamente provocandone la morte a distanza. Poi, miracola la madre, “liberandola” dalla sua paralisi. E torna all’università
Tutto questo groviglio di amore e morte, di sesso e religione, di pulsioni inconsce e di atti consapevoli, viene raccontato da Joachim Trier con immagini nitide e apparentemente naturalistiche, che caricano gli avvenimenti di una progressiva tensione antireligiosa, e nel contempo fanno di questo onirico processo di formazione adolescenziale una sorta di horror psicologico o di thriller laico nel quale il colpevole è rappresentato dal suadente autoritarismo paterno.

Apprezzabile nella sua esplicita finalità pedagogica e non privo di situazioni cinematograficamente interessanti, il film di Joachim Trier ha, però, il limite di sperdersi un po’ troppo nei propri compiacimenti autoriali (ricercati forse anche con l’obiettivo di proporsi come opera da festival internazionale). e proprio questi non sempre gli permettono di mantenere una gestione limpida dell’enunciato progetto narrativo, il quale è sovente più programmato che sviluppato in quelle sequenze dall’esito narrativo che risulta essere insieme astratto e ridondante.

THELMA
(Thelma, Norvegia, Danimarca, Francia, Svezia, 2017) regia: Joachim Trier – sceneggiatura: Eskil Vogt e Joachim Trier – fotografia: Jakob Ihre – musica: Ola Fløttum – scenografia: Roger Rosenberg – montaggio: Olivier Bugge Coutté. interpreti e personaggi: Eili Harboe (Thelma), Kaya Wilkins (Anja), Henrik Rafaelsen (Trond), Ellen Dorrit Petersen (Unni), Anders Mossling (dott. Paulsson), Marte Magnusdotter Solem (neurologa), Steiner Klouman Hallert (Kristoffer), Ingrid Giaever (Julie), Oskar Pask (Daniel). distribuzione: Teodora Film – durata: un’ora e 56 minuti

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