41° Deauville American Film Festival – Premiati anche Tangerine, Krisha e James White

Tangerinedi Antonella Pina.
Tangerine di Sean Baker ha vinto il Premio della giuria del 41° Festival di Deauville. Baker, munito di 3 iPhone5S, un’applicazione da pochi dollari, un adattatore per lenti e una steadycam ha battuto i marciapiedi di L.A. insieme a prostitute, protettori e clienti di vario tipo.Pur muovendosi all’interno di un mondo decisamente particolare, un universo reale ma separato, ha ottenuto il sorprendente risultato di conferire alla sua storia un senso di normalità. E’ la vigilia di Natale. Alexandra e Sin-Dee sono amiche, oltre ad essere due travestiti afroamericani che si prostituiscono lungo i marciapiedi di L.A.. Il loro protettore, Chester, è bianco ed è il fidanzato di Sin-Dee. Sin-Dee torna in città dopo aver trascorso un mese in galera e apprende da Alexandra che Chester l’ha tradita con una delle sue prostitute: una bianca e per di più una donna vera, una donna biologica! Nessuno conosce il suo nome, se non che inizia per D.. Sin –Dee, pazza di gelosia, comincia freneticamente a cercare la sua rivale. Alla fine la trova, intenta in un rapporto orale dentro una sorta di squallidissimo bordello. Si chiama Dinah. Con Dinah al suo fianco, trascinata per i capelli, inizia la ricerca di Chester. Parallelamente il pubblico segue altre vicende: quelle di Alexandra fatte di approcci e litigi con i suoi clienti e quelle di Razmik, un tassista di origini armene, un tranquillo padre di famiglia, con una passione per i travestiti che incontra abitualmente nel suo taxi in vicoli appartati o in autolavaggi automatici. Alla fine, la notte di Natale, si ritrovano tutti, arrivando da percorsi diversi, in un Donut Time. E’ un moderno racconto di Natale che si svolge lungo le vere strade di L.A. e anche, in fondo, una commedia romantica, non classica, tragica e divertente.

A Krisha, opera prima di Trey Edward Shults, è andato il Premio della critica internazionale. La giornalista Danièle Heymann ha così motivato la scelta: “…il primo film di un giovane di 27 anni che ne è stato regista, sceneggiatore, produttore e attore. Un piccolo film decisamente grande”. Krisha, presentato alla Semaine de la Critique a Cannes e già vincitore del Cariddino d’Oro al Festival di Taormina, è il nome di una donna non più giovane che il giorno del ringraziamento torna in famiglia dopo lunghi anni di assenza per cercare di recuperare il rapporto con il figlio ormai adulto. Il tentativo fallisce: la donna, con un passato non ancora abbastanza lontano di alcool e psicofarmaci, non regge la tensione e trasforma il suo giorno di visita in un incubo. Un ritmo serrato piuttosto efficace, uno sguardo dentro le dipendenze e i conflitti generati dai legami familiari, capace di dare le vertigini. Quasi un thriller.

James White, opera prima di Josh Mond, vince con un consenso unanime il Premio Kiehl’s della rivelazione conferito da una diversa giuria, presieduta da Zabou Breitman. Il film aveva già ottenuto il premio Best of Next al Sundance film festival. Mond ha dichiarato di amare il cinema francese e forse ha amato anche Amour. James White è un giovane newyorkese che vive con la madre, Cynthia Nixon, ex insegnante ora malata di cancro. Il padre se ne è andato anni prima, ha costruito un’altra famiglia, e ora è morto. James è pieno di rabbia, è sopraffatto da energie negative e trascorre nottate intere in discoteche assordanti bevendo fino alla nausea. Dovrebbe sostenere un colloquio per il New York Magazine ma non è ancora pronto ad affrontare la vita e si stabilisce in un villaggio turistico in Messico. Poi la malattia della madre si aggrava e lui deve tornare per assisterla. La donna ha stipulato un’assicurazione che prevede cure domiciliari e non il ricovero ospedaliero. Dovrà essere James ad occuparsi di lei per gran parte del tempo. La sua rabbia diventa incontrollabile, non vede vie di fuga, si sente in trappola. Ma la rabbia si placa ogni volta che si trova vicino alla madre trasformandosi in apprensione e dolcezza. Si prende cura di lei mentre la malattia lentamente la distrugge, giorno dopo giorno, fino al suo ultimo respiro. E’ un film che ricorda Amour per la verità dei sentimenti, della sofferenza e della malattia, se ne distacca per l’energia straordinaria, distruttiva e vitale, aggressiva e tenera che James, uno straordinario Christopher Abbott, fa emergere dal suo corpo e dal suo sguardo. Se il Festival di Deauville prevedesse un premio al miglior attore, lo avremmo assegnato a lui.
Antonella Pina

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