Tra cloro e sale (rigorosamente cinematografiche)

clorodi Giovanni Robbiano.
caro Renato… si, è vero, urge un pezzo e ci sono fuori, in un caso anche a Genova, nell’altro non ancora, i classici film di amici, e sono due film che stanno seminando ammirazione e legittime speranze…

Uno è addirittura un prodotto del workshop per cui lavoro, trattasi del bel “Cloro” di Lamberto “Lato” Sanfelice, scritto in combutta con Elisa Amoruso che è una ragazza brillante e in pieno spolvero, ed il cui documentario “Fuoristrada” ha fatto strame di premi e girato il mondo.

Anche Cloro non se l’è cavata male, invitato al Sundance Film Festival a gennaio e subito dopo in rassegna alla Berlinale, piace per il tono malinconico ma il tratto fermo ed elegante molto europeo, Lato lascia scivolare ogni tanto il nome dei Dardenne… Lamberto è un predestinato, così come la sua prodigiosa giovane protagonista Sara Serraiocco… ma ci sono nobili presenze come Colangeli, Piera degli Esposti ed il magnetico Ivan Franek che, ho notato, in quelle contrade che bazzico, ha più fortuna in Italia che nella natìa Cechia, viene da Pilzen patria della birra e del più importante festival ceco (il più importante per i cechi, perchè il più noto internazionalmente è il civettuolo e un poco snob Karlovy Vary…), un po’ come la quasi conterranea Bobulova che in Slovacchia rimpiangono ma oramai è nostra.

Bene, rapidamente, Cloro è una storia in apparenza bizzarra ma in realtà rigorosa nelle sue geometrie emotive e nei suoi giochi di opposti inconciliabili di una ragazza di Ostia, Jenny, che eccelle nel nuoto sincronizzato ma per vicissitudini tragiche che peseranno fino a fine film, ossia la morte della madre in un incidente di mare, deve lasciare casa e piscina e seguire il padre depresso e in odore di suicidio, che perso il lavoro si rifugia dal fratello nel profondo dell’Abruzzo… C’è un fratellino piccolo che per dirla con un eufemismo è sradicato e stranito e la protagonista che lotta per mantenere identità e soprattutto patrimonio sportivo e vuole partecipare ai campionati italiani nella sua disciplina. Non ci sono piscine sotto alla Majella se non in un albergo deserto dove c’è il custode Ivan Franek che in principio non vuole che Jenny si eserciti nel suo territorio… film di acqua e montagna, serio e come da copione accolto a braccia aperte all’estero e un po’ snobbato da noi. Ma sic transit gloria mundi. Vai Lato, battitene la ciolla come si dice qui.

Il secondo film che conosco meno, è l’opera seconda di Roan Johnson, il pisano, uno dei rampolli di Virzì Bruni che assieme ad altri conterranei, tra cui i miei pupilli Pellegrini e Cenni ha lanciato una via alla commedia dei maestri piena di rispetto e di garbo.

Fino a qui tutto bene racconta di cinque studenti dell’università di Pisa, che, alla fine degli studi passano un ultimo weekend prima di dover prendere decisioni, partenze e scelte… Roan dice di essere partito dall’appalto di un documentario dalla sua alma mater, lavoro poi mutato in un vero e proprio film per via del materiale raccolto, è il ritratto di una generazione cosciente di sé, delle difficoltà che dovrà affrontare e determinata a superarle e trovare una propria via.

Roan è un narratore nato; gentile e simpatico ed il film è stato accolto con grande favore, appena lo vediamo ci uniamo ai peana, non ho dubbio. Il film è piccolo combatte per uscire e Genova è sempre più provincia…

In ogni caso, dopo aver doverosamente informato, come al solito mettendo in rilievo le mie amicizie o relazioni, torno a rivolgermi a Renato: sapessi che inferno ha suscitato l’aver pubblicato su Facebook una foto anni settanta del cinema Universale di Genova, ora libreria Mondadori… che ho trovato facendo zapping in rete, ah già si dice navigando… un turbine di ricordi! Una specie di contest immediato sulla sala preferita, una ondata di aneddoti e memorie, dal Carillon di Pegli al (è il mio caso) Star di via della Bocchella ad Albaro, alle disquisizioni sul colore delle poltrone dell’Augustus o del Rivoli, quali le più azzurre? o della maestosità dell’Olimpia, oppure al quesito se si doveva scendere più gradini per arrivare alla platea del Verdi o del Grattacielo notoriamente prossime al centro della terra. E quindi, naturalmente lo stream of consciousness dei lettori: qui ho visto il tale film, qui il tal altro… avevo dieci anni, avevo la mina, ci sono stato con x… commenti perfino provenienti da altri luoghi, che non hanno mai visto il Grattacielo, o il Diana, o il Verdi nelle due versioni Verdi di via venti e Verdi di Sestri… Si sono palesati amici da tempo scomparsi, si sono offerti altri con contributi biografici che forse anche no… mi ha fatto pensare che bisognerebbe dedicare un pezzo a questa nostalgia canaglia (cito un fondamentale testo di Albano Carrisi…), insomma Renà.. Che famo, o meglio… Famo?

Giovanni Robbiano

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