Il cinema per ragazzi: intervista a Davide Boero

Quale tipo di cinema piace ai ragazzi? Quali sono le iniziative del territorio ligure per portare i giovanissimi nelle sale?
Queste sono alcune delle problematiche delle quali si è discusso martedì 15 aprile alla trattoria “Il Cadrario” di Genova in un incontro coordinato dal direttore del Cineclub Amici del Cinema di Sampierdarena Giancarlo Giraud. In tale occasione sono intervenuti il direttore del trimestrale dedicato all’infanzia “LG Argomenti” Francesco Langella, le direttrici del Centro Servizi Minori e Famiglia Municipio Ovest Miriam Riccò e Mariateresa Marcelli che hanno parlato della rassegna cinematografica dedicata al pubblico giovanile “FilmBuster” e la giornalista Francesca Mantero, che ha pubblicato su “Il ragazzo selvaggio” un articolo sulla retrospettiva citata.
Durante l’incontro è intervenuto anche Davide Boero, il quale ha introdotto il suo saggio All’ombra del proiettore. Il cinema per ragazzi nell’Italia del dopoguerra.
«Questo è un libro che riguarda anche la storia del cinema, in quanto mi sono chiesto se e quando è nata una filmografia per ragazzi» racconta Boero, il quale prosegue spiegando che «tale cinematografia nasce in qualche modo fin dalle origini. Infatti, non solo all’inizio il cinema veniva definito come un “balocco per donne, bambini e classi inferiori”, ma si può inoltre affermare che la Settima Arte ha intrinsecamente una dimensione comica, fiabesca e fantastica che si ricollega anche all’infanzia».
«Prima del 1953 in Italia non c’erano dei film dedicati esplicitamente agli spettatori più giovani. Solo da quella data in poi si cominciò a pensare collettivamente a un cinema “a misura di bambino” perché gli adulti erano preoccupati che i ragazzi andassero a vedere film considerati tutt’altro che educativi, come i western o i peplum. È in tale prospettiva che nacque, per esempio, il Festival del Cinema per Ragazzi di Venezia, dove venivano proiettate delle pellicole che volevano essere educative, ma che viste oggi risultano invece un po’ ingenue. Con questo libro ho ripercorso tutte le iniziative di questo tipo e ho scoperto che spesso i bambini erano oggetto di un processo che non li apparteneva, in quanto i film che si realizzavano e si proiettavano per loro in realtà non suscitavano l’interesse previsto e desiderato» prosegue l’autore affermando che «il cinema per ragazzi è il cinema che piace ai ragazzi, di qualsiasi genere sia».
Alla fine dell’incontro ho avuto l’occasione di tenere una breve conversazione con lo scrittore.

Come si sono svolte le ricerche che hanno portato alla realizzazione di questo libro?

Non è stata un’impresa particolarmente difficile, perché molto del materiale che mi è servito era edito, sia quello sulle riviste sia quello sui volumi. È stato soprattutto un lavoro di ricostruzione storica, in cui ho dovuto far riemergere delle fonti oggi dimenticate e leggere alcune leggi in vigore nell’Italia del dopoguerra.

So che hai pubblicato anche altri libri sul cinema per ragazzi.

Il primo, scritto con Pino Boero, s’intitola Letteratura per l’infanzia in cento film ed è dedicato al cinema e ai libri per i più giovani. Il secondo Chitarre e Lucchetti. Il cinema adolescente da Morandi a Boccia è una ricerca più sociologica che cerca di capire se quei film rispecchiano la realtà generazionale che raccontano o se invece quest’ultima viene mediata e falsificata dall’autore.

La tua tesi di laurea è stata su Jacques Tatì. Vi è una continuità tra questo e i tuoi lavori successivi? Hai visto L’illusionista [film d’animazione tratto da una sceneggiatura inedita dell’autore comico francese, NdR.] di Sylvain Chomet?

In effetti Jacques Tatì è un autore che ha parlato anche all’infanzia e in questo senso vi è sicuramente una continuità con le mie tre pubblicazioni.
L’illusionista è un film molto bello, ma purtroppo è stato visto soprattutto da un pubblico adulto. È un peccato perché dovremmo dare ai bambini la possibilità di usufruire di film d’animazione che non appartengano solo alle grandi case di produzione statunitensi.

Quali sono i film che piacciono ai ragazzi?

Negli anni ’50 ai più giovani piacevano proprio i film che gli adulti consideravano poco educativi: Maciste, i peplum e i western.
Attualmente preferiscono invece le serie come Twilights e tutte le young adult, dove vengono narrate storie d’amore e di sentimenti, storie con le quali si identificano.

(di Juri Saitta)

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