Il cinepanettone? L’ha ispirato Hitchcock


di Antonella Pina.
Franco Ferrini ha appena scritto il libro “C’era una volta il cinema”, sulle sue esperienze a Cinecittà e dintorni.

INTERVISTAMMO FRANCO FERRINI SETTE ANNI FA A LA SPEZIA. L’INTERVISTA, USCITA NEL NUMERO 69 DI FILM DOC, rivelò una persona disponibile e gentile nonostante l’indolenza acquisita durante i molti anni vissuti a Roma e decisamente simpatica nonostante quel velo di disincanto attraverso cui osserva la vita. Ci raccontò della stagione dei cineclub a La Spezia, di Enzo Ungari, della rivista Giovane Cinema che lo portò a Roma e da lì al Festival di Pesaro; del ritorno alla città natale con un “opprimente senso di sconfitta” e poi, come accade nei film a lieto fine, della seconda chance: il libro su Sergio Leone, l’incontro con il Maestro e la collaborazione alla sceneggiatura di C’era una volta in America. Questo fu il principio. Poi ci sono state altre sceneggiature: per Lattuada, Oldoini, Argento, i cinepanettoni, le serie televisive. In primavera è uscito da Gremese il suo ultimo libro: C’era una volta il cinema, una raccolta di ricordi, “…quasi un romanzo autobiografico, avanti e indietro nel tempo….. un duello al sole al tramonto fra Mnemosine, la dea della Memoria, e la ninfa Lete, sovrana dell’Oblio…”. Un libro dedicato al cinema e alla sua follia, a “persone che passano la vita studiando la migliore inquadratura di un dettaglio, di uno sperone! Capisci di cosa sto parlando!?” Lo capiamo e siamo lieti che il centesimo numero della rivista ci porti ad incontrarti ancora.

La tua prima intervista per Film Doc risale al 2006. Sono passati sette anni e forse hai qualche storia da raccontare.

Facciamo la prossima volta. Al numero 200 della rivista.

So che vai spesso al cinema. Hai visto qualcosa di veramente bello?

La donna che canta. Ma il fenomeno nuovo sono state le serie tv americane, secondo me molto interessanti e innovative, anche più dei film, a differenza delle serie tv italiane.

Billy Wilder nell’ intervista fattagli da Cameron Crowe rispondendo ad una domanda su Fellini – che adorava – parla così del cinema italiano: “..come saprà, nell’Italia di oggi è impossibile realizzare grandi film. Si girano soltanto commediole il cui successo non varca i confini nazionali. Filmetti pensati su misura per il mercato locale”. Era il 1998, pensi sia cambiato qualcosa da allora?

In peggio. Ma sono responsabile anch’io, avendo contribuito alla nascita del cosiddetto cinepanettone… assieme a Hitchcock.

Hitchcock?

Sì, Hitchcock, lo spiego nel mio libro, C’era una volta il cinema. Riassumo: ero a St. Moritz con Oldoini, al mitico Badrutt’s Hotel Palace, scelto come location per Vacanze di Natale ’90. Non sapevamo ancora nulla del film che avremmo dovuto scrivere, ma avevamo due cose importanti: la location e gli attori. Bighellonando per l’hotel scoprii che esisteva una camera dedicata a Hitch, la “Suite Hitchcock”, perché il regista e sua moglie Alma Reville venivano qui a trascorrere il Natale. Vi erano stati  per la prima volta nel 1926, durante il viaggio di nozze. Chiesi subito ad uno dell’albergo di poter vedere la camera: l’ambiente era ovattato, come sospeso nel tempo. Mi sedetti sul letto per saggiare le molle del materasso sul quale aveva perso la verginità Hitchcock. Quando lasciai l’hotel continuavo a pensarci. Lo vedevo seduto ai tavolini del Cafè Hanselmann intento a gustarsi gigantesche fette di torta. Non era da escludere che la sua famosa dichiarazione “Il cinema, per me, non è una fetta di vita, è una fetta di torta”, gli fosse venuta in mente qui. Pochi minuti dopo lo ritrovai in libreria: l’edizione originale americana di una biografia autorizzata di Hitchcock… Improvvisamente pensai ad un omicidio, anzi a due, pensai a Sconosciuti in treno… Basta, sono stanco. Per sapere il resto compratevi il libro.

Un commento al Leone d’Oro: Sacro Gra

Non l’ho visto.

Un commento all’Oscar: Argo

Mi è piaciuto.

Secondo te quale sarebbe stato il sentimento di Leone verso Tarantino? Lo avrebbe amato come un figlio? ripudiato? invidiato?

Invidiato sicuramente no. Per il resto non so. Sergio, parlando di John Ford, diceva: “Poverino…”

Nell’intervista di sette anni fa ci hai parlato del tuo incontro con Leone, quando andasti a casa sua per sottoporgli alcune pagine di sceneggiatura che avevi scritto per C’era una volta in America. Lo avevamo raccontato, ma in sintesi ed edulcorato. Sarebbe bello se sceneggiassi quell’incontro per i lettori di Film Doc.

STUDIO DI SERGIO LEONE – INTERNO GIORNO

FRANCO: Buongiorno. Come sta? (senza aspettare la risposta, che peraltro non arriva).  Le ho portato le pagine che ho  scritto, con una nuova idea che forse viene incontro ai problemi di cui mi ha parlato l’ultima volta… quelli relativi ai ricordi di Noodles… e soprattutto sul perché è ritornato a New York “dal buco del culo del mondo”, come dice lei, dopo trentacinque anni… (Franco non chiama Leone maestro, né dottore, ma gli dà rispettosamente del lei; in realtà gli piacerebbe dargli del voi, come nei doppiaggi dei vecchi film americani, ma teme di apparire troppo antiquato).

SERGIO: (in accappatoio, il pancione scoperto) Dà.

FRANCO:  Eccole.

SERGIO: (prende la manciata di fogli e comincia a leggere, in piedi, il respiro lievemente ansimante, accigliato; alla seconda riga avverte un bisogno impellente)  Scusa. Devo andare al bagno. (esce e va al bagno, portando le paginette con sé).

FRANCO: (tra sé e sé) Ecco, l’han fatto cagare… Mmm, se le è portate, non le ha lasciate qua… Forse vuole pulircisi il… Oppure…

Un passaggio di tempo, che sembra un’eternità. Poi il rumore dello sciacquone. Sergio esce dal bagno e ritorna nello studio, rilassato, con le paginette in mano. Franco pende dalle sue labbra.

SERGIO: Uhm… Non sono male… Adesso chiamo Leo (intendendo lo sceneggiatore Leo Benvenuti; alza il ricevitore e, guardando sull’agenda, compone il numero dello sceneggiatore Piero De Bernardi; conoscendo le loro abitudini, sa perfettamente che a quest’ora, mezzogiorno e mezzo, Leo dovrebbe trovarsi a casa di Piero; dopo una breve attesa, mentre il sottoscritto pensa di aver segnato un punto, se non di avere vinto alla lotteria, viene a rispondere una voce femminile).

CAMERIERA: Pronto.

SERGIO: Buongiorno. Sono Leone. C’è Leo… o Piero?

CAMERIERA: Stanno dormendo.

LEONE (riaggancia e dice a Franco) E certo, han fatto la notte, appresso a qualche altro film. Che stronzi.

A STACCO SU:
Antonella Pina

Postato in Numero 100, Sceneggiatori.

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