War Horse – Melodramma equino

locandina war horseTra le molte virtù del regista e produttore Steven Spielberg c’è anche quella di saper tradurre la convenzionalità tematica in opere autoriali, la favola dal sapore infantile in metafora della vita e in riflessione personale sul linguaggio cinematografico. E War Horse non fa eccezione. Anzi, il suo ultimo film sembra quasi voler portare sino alle estreme conseguenze questa tendenza che attraversa gran parte dell’opera spielberghiana, affrontando da vincente anche il rischio dello schematismo narrativo o della ripetizione di stilemi drammaturgici. Come già aveva fatto in L’impero del sole, anche in War Horse Spielberg mette in scena una storia di formazione: la violenta separazione di un giovane dalle proprie radici famigliari; il sentimento dell’amicizia come forza che fa affrontare e superare le difficoltà della vita; l’assurdità della guerra come abbrutimento etico e come drammatico specchio storico della lotta per l’esistenza; il premio della felicità che alla fine il destino dona a chi ha saputo attraversare con animo puro la tragedia di vivere. Solo che questa volta al centro del racconto non sta un ragazzino che la guerra con i giapponesi ha violentemente sottratto al nido dell’infanzia, ma c’è un mezzo purosangue inglese che, con quel suo sguardo sempre un po’ spaventato, viene sottratto all’affetto materno, venduto all’asta, costretto a tirare l’aratro e poi ad abbandonare il ragazzo che l’ha educato per cadere nell’inferno della prima guerra mondiale, dove passa dalle cure di un ufficiale dell’esercito di sua Maestà, a quelle di uno stalliere tedesco e poi a quelle di una fanciulla francese, per tornare quindi tra i tedeschi che lo utilizzano per trainare i cannoni; sino a che, dopo una folle corsa tra il filo spinato che separa le trincee nemiche, il protagonista che ha conosciuto sino in fondo l’orrore dell’esistenza ritrova il suo primo padroncino, con il quale torna a vivere felice e contento sullo sfondo di un tramonto tanto infuocato, che neanche si era visto in Via col vento. War Horse, come già L’impero del sole, è un melodramma a lieto fine e, come Salvate il soldato Ryan, trae forza drammatica dalla giustapposizione di sequenze belliche di straordinaria forza spettacolare con altre in cui domina soprattutto il lirismo del paesaggio e la silenziosa presenza di una natura tragicamente violentata dagli uomini. Nel mettere in scena tutto questo, ancora una volta, Steven Spielberg rivela il suo straordinario talento visivo, capace di trascorrere con fluidità narrativa dalla citazione della splendida retorica paesaggistica dei film MGM degli anni Quaranta e Cinquanta all’invenzione, tramite il montaggio digitale, dello spazio cinematografico, tutto fango e ritmo narrativo, che caratterizza le grandi scene di guerra. Se poi, dopo due ore e mezza che scorrono senza che il film perda mai l’unità stilistica, qualcosa non convince completamente in War Horse, a ben vedere, questo non dipende tanto dalla storia raccontata o dalla enfasi che alla favola dà la ridondante partitura musicale di John Williams, quanto dal fatto che la scelta del cavallo come assoluto protagonista finisce col dare al film un certo sapore astratto da cartone animato, relegando gli esseri umani al ruolo di poco più che comprimari: con il risultato che gli attori (fatta eccezione di Niels Arestrup) stentano quasi sempre a trovare lo spazio e il tono per dare ai propri personaggi una dimensione drammatica che sappia essere altrettanto coinvolgente di quella che la cinepresa regala al suo interprete equino.

(di Aldo Viganò)

WAR HORSE
(U.S.A., 2011)
Regia: Steven Spielberg
Soggetto: dal romanzo omonimo di Michael Morpurgo, adattato per la scena da Nick Stafford
Sceneggiatura: Richard Curtis e Lee Hall
Fotografia: Janusz Kaminski
Scenografia: Rick Carter
Costumi: Joanna Johnston
Musica: John Williams
Montaggio: Michael Kahn.
Interpreti: Jeremy Irvine (Albert Narracott), Emily Watson (Rose Narracott), Peter Mullan (Ted Narracott), David Thewlis (Lyons), Benedict Cumberbatch (maggiore Stewart), Toby Kebbell (Geordie), Geoff Bell (sergente Sam Perkins), Niels Arestrup (Nonno), Celine Buckens (Emilie)
Distribuzione: Touchstone Pictures
Durata: due ore e 26 minuti.

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