Midnight in Paris – Cartoline da Parigi firmate Woody Allen

midnight in parisAl ritmo di una all’anno, Woody Allen continua a mandare sugli schermi internazionali le sue cartoline, avvolte in tonalità narrative dal tono gentile e accomodante, che garantiscono, a chi è stato disposto ad accettarne l’eleganza patinata e l’assunto culturale radical-chic, di uscire dal cinema rasserenato, nello spirito e nella mente. Questa volta le cartoline arrivano da Parigi e l’apologo racconta di come gli esseri umani sensibili e intelligenti non siano mai contenti di vivere nel presente e, per questo, sognano ciascuno un proprio passato, nel quale poter precipitare. E si sa, sin dai tempi di La rosa purpurea del Cairo, che nei film di Woody Allen i sogni a volte si avverano. Ben pagato sceneggiatore hollywoodiano, Gil è a Parigi con la sensuale fidanzata Inez, sua prossima sposa accompagnata dai ricchi e reazionari genitori. L’aria della “Ville Lumière”, soprattutto di notte (ah, le notti di Parigi!), risveglia nel giovanotto rimembranze artistiche e letterarie dei “favolosi” anni Trenta, quando Parigi era il crocevia di scrittori, pittori, critici e toreri; e nello stesso tempo lo inducono a meditare sul proprio presente così insoddisfacente (quando mai uno sceneggiatore hollywoodiano, se è intelligente, può essere anche felice?) e a tirar fuori dal cassetto il manoscritto di un romanzo che tutti gli editori hanno rifiutato.

È in quella città bellissima, come solo sanno essere le città nelle cartoline, che accade il miracolo. In una notte solitaria passa un’automobile d’epoca. Qualcuno si affaccia per invitare il malinconico Gil. A bordo ci sono Francis Scott e Zelda Fitzgerald. Inizia così il viaggio di Gil in un passato di cui anche nelle sere seguenti attende il puntuale manifestarsi allo scoccare della mezzanotte. Un viaggio che gli permette di conoscere i suoi idoli, ai quali Woody Allen dà la stessa consistenza elegante e superficiale di quella Parigi di sogno. Come sempre gli accade, il regista mescola malinconia e ironia, realismo e dimensione onirica; senza ovviamente mai rinunciare al suo gusto per il dialogo frizzante e per la battuta cabarettistica. Ecco, allora sfilare, sempre al limite tra l’omaggio e la parodia, gli eroi di Gil (che sono poi gli stessi di chiunque abbia sfogliato almeno un articolo illustrato sugli anni Trenta parigini): Hemingway e Gertrude Stein, Picasso e Salvator Dalì, Cole Porter al piano e Luis Buñuel con il torero Juan Belmonte.

E poi, in quel passato di sogno, c’è anche (finalmente!) un personaggio che appartiene solo al film. Si tratta di Adriana: amante di Picasso come lo era già stata di Modigliani. Tra Gil e lei scatta un’affinità elettiva, che allontana sempre più il giovanotto dalla fidanzata. Ma, proprio come lui, anche Adriana si sente a disagio nel suo presente e sogna pertanto di vivere nella Belle Èpoque, con il risultato che quando Woody Allen, sempre generoso con i propri personaggi, la fa precipitare ai tempi di Toulose-Lautrec, Gil torna a essere solo.

Almeno sino a che, infine, non si avvia in campo lungo verso il futuro in compagnia della sorridente commerciante di cose vecchie, che, incontrata quasi per caso, ritroverà “miracolosamente”su un ponte della Senna. Midnight in Paris è un film che piace al pubblico, perché tende a farlo sentire colto, sensibile e intelligente. Uno di quei film che rasserenano e gratificano. Belle immagini, tonalità ammiccante, elegante impaginazione. Poco importa che, infine, non ci sia quasi nulla di autentico e profondo. In fin dei conti, questo è ciò che contraddistingue quasi tutto il cinema di Allen, che – anche se suona un po’ blasfemo scriverlo – potrebbe forse essere letto come la versione da salotto buono (tra Manhattan e il circuito turistico degli hotels a cinque stelle) di quello ruspante dei fratelli Vanzina, dove si esibisce anche lì soprattutto il niente che c’è sotto il vestito che si è scelto d’indossare.

(di Aldo Viganò)

Midnight in Paris
(Midnight in Paris, Francia-USA, 2011)
Regia, soggetto e sceneggiatura: Woody Allen
Fotografia: Darius Khondji
Scenografia: Anne Seibel
Costumi: Sonia Grande
Montaggio: Alisa Lepselter
Interpreti: Owen Wilson (Gil), Rachel McAdams (Inez), Kathy Bates (Gertrude Stein), Adrien Brody (Salvador Dalì), Marion Cotillard (Adriana), Michael Sheen (Paul), Tom Hiddleston (F. Scott Fitzgerald), Alison Pill (Zelda), Carla Bruni (guida del museo), Adrien de Van (Luis Buñuel), Marcial Di Fonzo Bo (Pablo Picasso), Corey Stoll (Ernest Hemingway)
Distribuzione: Medusa Film
Durata: un’ora e 40 minuti

Postato in Numero 96, Recensioni, Recensioni di Aldo Viganò.

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