Sawyer (Nathan Gamble) è introverso e senza amici. Da quando il padre ha abbandonato lui e la madre Lorraine (Ashley Judd), il suo carattere si è incupito e nemmeno l’ammirazione per il cugino Kyle (Austin Stowell), campione di nuoto, riesce a sbrecciare il muro d’isolamento che si è costruito intorno. Un giorno il ragazzino trova sulla spiaggia un delfino, rimasto impigliato in una rete da pesca per gamberi. Tra i due si crea subito un legame forte: Sawyer non la abbandona (si tratta di una lei) mentre è trasportata al vicino acquario per le cure, né quando subisce l’amputazione della coda. Per tenerla in vita occorre una soluzione e Sawyer convince un medico specializzato in protesi (Morgan Freeman) a creare per lei una coda artificiale. Ma Winter rifiuta l’arto nuovo e il suo destino sembra segnato. Sarà ancora una volta Sawyer a salvarla, grazie a una geniale intuizione e all’incredibile voglia di vivere della delfina.
Winter esiste davvero e ha ispirato questo film, dove “recita” nel ruolo di se stessa. Per esigenze drammatiche la trama è stata arricchita di nuove situazioni e personaggi (lo stesso Sawyer è un’invenzione cinematografica), ma gli sceneggiatori hanno saputo mantenere intatto l’insegnamento più importante della vicenda originale: di fronte a difficoltà all’apparenza insormontabili, è possibile reagire se si ha coraggio, determinazione e l’aiuto di persone care. Come la vera Winter, che è sopravvissuta a un’amputazione, ha imparato ad usare una protesi per nuotare ed è d’ispirazione per i tanti disabili che la visitano al Clearwater Marine Aquarium in Florida (proprio quello che appare nel film), avvalendosi per le loro protesi dello stesso gel al silicone sperimentato su di lei.
La trasformazione di Sawyer, che da abulico diventa un vulcano di energia propositiva, ed il subplot legato al cugino (ferito in Afghanistan perde una gamba e cade in depressione, ma sposando anch’egli la causa di Winter ritrova la voglia di vivere e di nuotare), ricordano che donare significa anche ricevere.
Classico “family movie” piacevole per spettatori di tutte le età, può contare su un cast di prim’ordine, diretto con mano sicura e sguardo sereno da Charles Martin Smith. Lo stesso che, nel 1984, recitò da protagonista in un altro film incentrato sul rapporto profondo tra l’uomo e il mondo animale, l’ottimo Mai gridare al lupo.
(di Maria Francesca Genovese)