Dany Boom


Dany BoonIl prossimo 23 settembre arriverà anche nelle sale italiane Niente da dichiarare, attesissimo ultimo film di e con Dany Boon dopo il successo di Giù al Nord (2008), ambientato questa volta subito dopo la firma del trattato di Maastricht, nel febbraio 1992, quando si cominciò a pianificare lo smantellamento dei posti di frontiera all’interno dell’UE. Sarà un nuovo campione di incassi e sarà ancora una volta utilizzato per un remake italiano, sulla scia di Benvenuti al sud? Le premesse ci sono tutte.

Giù al Nordè stato visto da oltre 20 milioni di spettatori in Francia, numero due della classifica dei lungometraggi più visti nella storia del Paese, secondo solo a Titanic. Fu una sorpresa totale, dal momento che si trattava di una commedia senza troppe pretese diretta da un comico quasi esordiente come regista. Era la storia di un direttore delle Poste in Provenza trasferito, per punizione, a Bergues, anonima cittadina del Nord-Pas-de-Calais, ex bacino minerario, oggi una delle zone più depresse (economicamente e forse anche psicologicamente) di Francia. Ma l’uomo, inizialmente molto pervenuto, impara presto ad apprezzare la disponibilità dei suoi nuovi colleghi e dell’onesta gente del Nord. Una commedia degli equivoci dal sapore antico, che elogia la provincia e invita alla tolleranza, con una comicità semplice e rassicurante basata principalmente sulle differenze culturali e linguistiche tra nord e sud della Francia; nessuno si aspettava un successo tale, ma evidentemente il mix di ironia e buoni sentimenti e l’assenza di qualsiasi volgarità sono stati una carta vincente, anche in Italia dove tuttavia il film ha perso, a causa del doppiaggio, parte della sua verve comica.

Ebbene, Dany ci riprova. Restando nel suo amato Nord. Anche lui, infatti, è originario del Nord-Pas-de-Calais, ed è cresciuto senza parlare il francese fino a 12 anni (la sua unica lingua prima di allora era il dialetto chtimi, profondamente legato all’antica lingua d’oïl). Arrivato a Parigi nel 1989 poco più che ventenne per cercare fortuna, il Nostro comincia a lavorare come mimo nelle strade della capitale per guadagnare qualche soldo, riuscendo a entrare in un secondo tempo nella compagnia del Théâtre Trévise. Grazie al suo spiccato senso dell’umorismo si impone come uno dei più importanti one-man-show del teatro parigino: i suoi sketch ispirati a situazioni quotidiane, come le interminabili file agli uffici postali, gli incidenti stradali multipli, la depressione, lo shopping, il culturismo e altre amenità di questo genere conquistano migliaia di spettatori.

Il cinema arriva nel 1995 con Le grand blanc de Lambaréné di B. Ba Kobhio, nel quale recita accanto a Marisa Berenson, a cui segue Bimboland (1998, di A. Zeitoun) con Gérard Depardieu. Nel 2004 Dany Boon è pronto per cimentarsi anche con la sceneggiatura e la regia di un film: lo fa con la trasposizione cinematografica di una piéce teatrale nella quale aveva lavorato, La vie de chantier (2004). L’anno dopo recita nel film Joyeux Noël – Una verità dimenticata dalla storia di C. Carion, mentre nel 2006 è nel cast di Una top model nel mio letto di F. Veber e duetta con Daniel Auteuil nella commedia dolceamara Il mio migliore amico di P. Leconte. Dopo Giù al Nord, la sua carriera continua spedita verso il cinema: recita in Sarà perché ti amo (2008, di P. Pouzadoux) insieme a Sophie Marceau ed è il protagonista di L’esplosivo piano di Bazil (2009, di J.P. Jeunet).

Come dicevamo, la sua ultima fatica, Niente da dichiarare, è nuovamente ambientata al nord, in un borgo immaginario che si chiama Courquain sul lato francese e Koorkin su quello fiammingo, e altri non è se non la “reale” Hirson, fino a poco tempo fa cittadina sconosciuta e ora gettonatissima in Francia grazie a un boom turistico simile a quello vissuto da Bergues (dove ora esiste addirittura un museo dedicato a Giù al Nord). La vicenda stavolta è quella di un doganiere belga totalmente francofobo, Ruben Vandervoorde (interpretato da Benoît Poelvoorde, attore comico belga), e del suo collega francese, decisamente più mite, Mathias Ducatel (Dany Boon). Con la fine dei controlli alle frontiere ai due è imposto di costiture un’unità franco-belga di controllo mobile nella zona del confine, a caccia soprattutto dei trafficanti di droga. E così i due, che a lungo si sono scrutati a distanza e profondamente odiati, si ritrovano su una Renault 4 bianca scassata a perlustrare la zona in nome dell’Europa unita. Il tutto poi si complica quando Ruben scopre che Mathias ha una relazione con sua sorella Julie…

All’anteprima col solo pubblico del Nord della Francia, il 10 dicembre scorso a Hirson, quasi cinquantamila spettatori hanno affollato le sale per vedere il film, e alla prima francese, il 2 febbraio 2011, più di trecentomila spettatori hanno comprato il biglietto e hanno applaudito fino a spellarsi le mani. Insomma, se il protagonista di Giù al Nord «raglia» – cioè piange – due volte (quando arriva al Nord e quando è costretto a ripartire), il nostro Dany invece ride due volte, perché ha di nuovo sbancato il botteghino.

(di Francesca Savino)

Postato in Numero 94, Recensioni.

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