Rassegna le strade del noir – Deviazione per l’inferno – Detour


detour locandinaAl Roberts (T. Neal) è un uomo medio, che senza grandi ambizioni fa il pianista in un locale notturno di New York.

L’unica persona che lo conforta veramente è la sua ragazza e collega (fa la cantante) Sue (C. Drake), con cui ha il progetto di sposarsi. Lei, però, non è della stessa opinione e mira più in alto: diventare una star di Hollywood.

Così, Sue sceglie di rimandare le nozze più in là e di partire per Los Angeles a cercare fortuna.

Al, però non resiste senza la sua amata e decide quindi di raggiungerla, affrontando il tragitto in autostop in quanto non ha abbastanza mezzi per percorrere la strada in modo più agevole.

Durante il viaggio, il protagonista viene raccolto da Haskel (E. MacDonald), personaggio ambiguo che dopo qualche ora muore.

Il percorso si trasforma così in un vero e proprio incubo, infatti, non solo Al dovrà prendere le sembianze del guidatore per non essere sospettato di omicidio, ma incontrerà inoltre Vera (A. Savage), una dark lady pronta a ricattarlo in ogni momento.

Ambientato in strade deserte e in locali bui e mezzi vuoti, tra benzinai e squallide stanze d’albergo, in un’America anonima e di passaggio, Detour è un film sul destino inevitabile e sulla perdita d’identità, tema quest’ultimo ben metaforizzato dai luoghi in cui si svolge la vicenda, luoghi appunto senz’anima.

Il protagonista, infatti, attraverso un lungo viaggio in autostop, perderà progressivamente il proprio io, non solo in quanto dovrà sostituirsi ad un altro uomo, ma anche perché a lungo andare non sarà più né il musicista Al Roberts, né il malvivente Haskel.

Come nel noir più classico, il tutto è raccontato in flash back da un protagonista in quel momento in condizioni alterate, il quale riconosce la poca razionalità e credibilità della sua storia, che se pur vera, è ben più vicina ad un incubo allucinato che alla realtà.

Appunto, l’incubo, la perdita d’identità, il destino segnato, Stati Uniti e statunitensi medi (tematiche tanto tipiche del noir) sono ben raffigurati dalla cupa, nebbiosa e a tratti un po’ onirica fotografia in b/n e da una voce narrante certamente monocorde, ma che sottolinea bene non tanto la disperazione del protagonista, quanto la sua totale perdita di speranza nel futuro, un personaggio capace ormai solo di vagare per strade buie, sicuro solo di una cosa: l’arresto.

Fotografia cupa, racconto in flash back e voce off non sono le uniche caratteristiche stiliste significative dell’opera in questione, ma è necessario citarne almeno altre due: i trasparenti e il piano sequenza.

I trasparenti sottolineano l’anonimità degli ambienti, mentre il piano sequenza che riprende tutti gli oggetti che avevano un legame con la dark lady, nella sua alternanza tra riprese sfocate e nitide, mette in risalto, da un lato, il punto di vista sempre più allucinato del protagonista, dall’altro, la sua presa di coscienza di un destino ormai compiuto.

Detour, girato a basso costo e in pochi giorni, nonché prodotto da una casa povera come la PRC, dimostra quanto un B-movie, con la sua poca disponibilità di mezzi, possa indurre un autore ad essere persino più creativo di un regista ingaggiato in produzione di serie A.

Fu lo stesso Ulmer ad ammetterlo, in quanto in una sua dichiarazione affermò che lavorare in una casa di produzione B permetteva di prendersi maggiori libertà espressive e tematiche, a patto di rispettare tempi e costi e, naturalmente, che il film avesse un buon successo nelle sale cinematografiche.

L’opera di Edgar G. Ulmer è probabilmente il B-noir più celebre della storia del cinema, ma noi ve ne segnaliamo anche altri, ugualmente meritevoli e importanti, quali ad esempio Seguimi in silenzio (Follow Me Quietly, 1949) di Richard Fleischer e La sanguinaria (Gun Crazy, 1949) di Joseph H. Lewis.

(di Juri Saitta e Lorenzo Martellacci)

Regia: Edgar G. Ulmer
Cast: Tom Neal, Ann Savage, Claudia Drake
Sceneggiatura: Martin Goldsmith, Martin Mooney
Anno: 1945
Genere: Noir
Durata: 69 minuti circa

Guarda il video: “Detour”

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