Il giovane Monicelli – La posta di D.O.C. Holliday (91)

Mi chiamo Mauro Rimassa e sono spesso presente a Palazzo Ducale all’incontro mensile. Come sta? Spero bene e spero sia presente anche lunedì prossimo. Potrebbe essere l’occasione per ricordare, magari insieme ai suoi colleghi, Mario Monicelli, l’ultimo anello della grandiosa triade Age, Scarpelli, Monicelli. Che ne pensa? E magari ricordare anche Suso Cecchi D’Amico, anch’essa nella cricca (ce ne fossero di queste cricche) de ‘I soliti ignoti’. Cordiali saluti.
Mauro Rimassa

Pubblico con piacere la lettera del signor Rimassa, fedelissimo frequentatore della genovese “La stanza del cinema”.

Appuntamento che, ogni primo lunedì del mese, nel salone riunisce un gruppo di fedelissimi appassionati (ci sono anche degli uomini, come il signor Rimassa dimostra, ma in maggioranza sono delle signore indistruttibili, e decisive) per ascoltare a turno qualche collega del Gruppo Ligure Critici Cinematografici da me coordinati, per il semplice fatto che l’iniziativa nacque dieci anni fa in seguito ad un invito personale ricevuto dall’amico Arnaldo Bagnasco, allora presidente di Palazzo Ducale, e da me girato al Gruppo, che da allora lo ha adottato con diligenza. Debbo precisare che alla presente lettera di Rimassa, giuntami al mio indirizzo e-mail, avevo già risposto privatamente garantendogli che nell’incontro di lunedì 6 dicembre avrei soddisfatto le sue richieste. Purtroppo le mie condizioni di salute, e il terribile freddo instauratosi su Genova in quel lunedì, mi impedirono di uscire e i colleghi dovettero cavarsela (credo benissimo) da soli. Ovviamente non ho mantenuto la mia promessa, e cercherò di arrangiarmi qui nei limiti di spazio consentito alla rubrica. Dovrò riassumere, con la massima concisione possibile, il lungo pezzo che ho scritto, intitolato “Ricordo addolorato di Mario Monicelli”, apparso il 30 novembre di quest’anno nel mio blog (http://clandestinoingalleria.blogspot.com/). Anzi nel testo, e me lo ha fatto rilevare il mio amico Doretti, ho scritto Auditel invece di Televideo, frutto di un’abitudine tipica della RAI, divenuta poi una sorta di ossessione. E cioè la necessità assoluta di consultare gli ascolti televisivi (sia aziendali che della concorrenza) realizzati il giorno prima. Veniamo al ricordo propriamente detto. In esso io rievocavo i miei rapporti, saltuari nel tempo ma molto amichevoli nella sostanza, con Mario Monicelli. E l’enorme impressione che mi aveva fatto il suo suicidio, appreso, brutalmente, verso mezzanotte, attraverso il notiziario televisivo. Ricordavo fra l’altro che Monicelli – passava e si faceva passare per toscano perché era nato, e vi aveva trascorso i primi anni della vita, a Viareggio (ma aveva abitato anche a Bologna) – frequentò poi liceo e università, era laureato in filosofia, a Milano. Mi incuriosivano i rapporti di Monicelli con i suoi cugini Mondadori. Infatti Andreina Monicelli aveva sposato Arnoldo Mondadori, per cui Alberto Mondadori – futuro fondatore de “Il saggiatore” – era cugino primo di Mario. Il giovane Mondadori da ragazzo voleva fare del cinema e nel 1935 (aveva 21 anni, un anno più del cugino) diresse insieme a questi una edizione forzatamente muta de “I ragazzi della via Pál”, dal famoso romanzo di Ferenc Molnár. Il film venne girato nei giardini pubblici di Milano e il protagonista era Eros Macchi, divenuto poi un noto regista televisivo. Non so in quale occasione ebbi la possibilità di vedere il film alla Mostra di Venezia, e per la verità vi trovai una speditezza ed una concretezza per cui le ambizioni cinematografiche di Alberto non sembravano assolutamente infondate (quelle di Mario Monicelli, come dimostrò mezzo secolo di film spesso straordinari, lo erano ancora di più!). I Monicelli e i Mondadori venivano tutti da Ostiglia, cittadina in provincia di Mantova, ove era nato anche Alberto. Chiaramente nel mio pezzo sul blog c’erano molte altre annotazioni e molti particolari, che qui sono costretto per brevità ad omettere. Fra l’altro ricordavo che Monicelli (il quale sosteneva che suo zio Arnoldo lui lo aveva sempre visto fare furiosi calcoli su un taccuino) tenne con me una lezione universitaria a Bologna.
Avrei molti altri ricordi su di lui e, naturalmente, sulla famiglia D’Amico e tornerò sull’argomento, citando anche Age & Scarpelli (il primo era un amico) ai quali alla fine degli anni ’70 dedicai un ampio ciclo televisivo.

(di Claudio G. Fava)

Per scrivere a Claudio G. Fava:
claudio.g.fava@village.it

Postato in Numero 91, Posta di Claudio G. Fava.

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