L’attore che non ama parlare di cinema


FerzettiGabriele Ferzetti, classe 1925, è stato l’ ospite d’onore della settima edizione del Laurafilmfestival, che gli ha reso omaggio con un premio alla carriera. Lo abbiamo incontrato nel giardino di casa Morandini durante l’appuntamento quotidiano dedicato all’aperitivo e alla presentazione degli ospiti e dei film. Pensavamo di rivolgergli alcune domande circa la sua lunga carriera di attore – da Via delle cinque lune di Luigi Chiarini del ’42 a 18 anni dopo di Edoardo Leo del 2010 – ma abbiamo scoperto che Ferzetti non ama parlare di cinema.

Cosa vuole che le racconti?! Si inventi lei qualcosa. Sa cosa c’è nel sottosuolo di Levanto?

Gabriele Ferzetti“Non lo so, ma posso informarmi. Lei ha un interesse per la geologia?”
No, ma oggi in spiaggia quei sassi mi hanno spaccato i piedi.

Non so niente di stratificazioni geologiche a allora parlo d’altro: il traffico, il mio arrivare da un luogo lontano: la Luinigiana…e, improvvisamente, ho tutta l’attenzione di Ferzetti.
Io durante la guerra ero con i partigiani da quelle parti, in una località che si chiamava Apella. Ero partito da Genova per raggiungere l’ospedale della Marina Militare a Pontremoli, ma non ci arrivai, scesi a Bagnone. Cercai di aggregarmi ad un gruppo di giovani che volevano unirsi ai partigiani dislocati ad Apella. Non mi conoscevano e quindi non mi accettarono. Pensavano fossi una spia. Seppi poi che alcuni giorni dopo caddero in un’imboscata e furono uccisi dai tedeschi. La morte mi è passata accanto alcune volte nel corso della vita e questa fu una di quelle. Mi piacerebbe avere una cartina della Lunigiana. Lei può procurarmela?

“Sì, potrei portargliela domani. Parleremo anche un po’ di cinema?”
Il cinema!? Gli anni della Resistenza sono stati importanti! Ci vediamo domani.

Ho la cartina richiesta e l’indomani ci incontriamo. Ferzetti apre la mappa e cerca Apella, poi muove le dita su e giù per montagne e sentieri, alla ricerca di luoghi, battaglie, volti. Ricorda alcuni nomi, uno in particolare, il comandante Federico, che gli fece attraversare il fronte.

Percepisco un po’ di commozione e con imbarazzo mi metto a parlare di cinema. Lui, rassegnato e senza smettere di guardare la carta geografica, risponde brevemente e docilmente alle mie domande.

L’avventura di Antonioni. Mentre stavate girando, avevate la percezione dell’importanza di quel film?
No. Sapevamo che la storia era interessante e che anche il regista era interessante. Speravamo che potesse funzionare.

Lei interpreta bene il ruolo dell’uomo inquieto e tormentato. Un uomo nuovo, moderno. Il personaggio era un po’ nelle sue corde?
Erano le corde di Antonioni. Io rispettavo il suo volere. Ero soltanto un attore.

Ricorda qualcosa di Racconti d’estate? E’ stato girato nella Riviera Ligure, con un cast straordinario: lei, Mastroianni, Sordi, Michèle Morgan…Il regista era Franciolini.
Non frequentavo molto gli altri attori, stavo per conto mio. Ricordo che avevo un Ferrari con cui mi trasferivo da Santa Margherita a Paraggi. I vigili mi fermarono per eccesso di velocità ma mi riconobbero e dissero che potevo andare. Io mi arrabbiai e pretesi che mi multassero.

E Pietrangeli? Nata di marzo, Il sole negli occhi, Souvenir d’Italie.
È l’unico regista con cui ho fatto tre film. Mi voleva bene e aveva molta stima di me. Io me ne approfittai. Sul set lo facevo aspettare. Lui allora mi passava a prendere a casa ma quando arrivava non ero mai pronto. Un giorno si arrabbiò e mise fine alla nostra collaborazione.

Cos’è la vita vera di un attore? Esiste, oppure vi portate dentro le molte vite che avete recitato?
Dipende da quello che uno fa. Ci può essere una parte che si sente di più e una che sente di meno.

Se sente una parte in modo particolare questa continua a vivere? E quindi alla fine la vita è l’insieme di tante parti che l’attore ha recitato?
Sì, possiamo dire così.

Cosa pensa oggi del cinema italiano? Lei che lo ha attraversato, da Blasetti a Battiato.
E’ un cinema un po’ leggero, un po’ fiacco, fatto in fretta.

Ha vinto due Nastri d’argento.
Sì, ma me li hanno rubati. Mi hanno rubato tutto.

Poi riprende a parlare della Lunigiana. Vorrebbe avere notizie di Federico e gli prometto di fare delle ricerche. Con una certa apprensione mi chiede di non dimenticarmene.

Federico era il nome di battaglia di Piero Galantini, uno dei comandanti della Brigata Muccini, ed è morto sette anni fa. La moglie Nella vive a Sarzana e racconta che anche Federico avrebbe voluto rivedere quel giovane che veniva da Roma e che era con lui sulle montagne. “Un giovane dalla bella figura che di mestiere faceva l’attore”.

(Antonella Pina)

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