Libri e riviste (89)


Un regista, inoltre, che è stato anche critico, storico del cinema, teorico, direttore di festival, sperimentatore – come lui stesso tiene a ripetere – di tutti i vari “metraggi”. Con una lunga intervista, una serie di saggi che ricostruiscono
il suo percorso intellettuale, interventi specifici su temi, generi, film, più una bibliografia conclusiva interessante soprattutto per articoli, saggi, recensioni e prefazioni scritte dal regista.

Cronache di poveri amantiCRONACHE DI POVERI AMANTI
Progetto e cura di Eligio Imarisio (Le Mani, Recco-Genova, pp.318 + ill., 22 euro)
Dopo il benemerito volume su Actung! Banditi!, Eligio Imarisio compie un’operazione analoga con l’altro film di Lizzani prodotto dalla Cooperativa Spettatori Produttori Cinematografici: Cronache di poveri amanti, ispirato al romanzo di Vasco Pratolini e girato nella Firenze dei primi anni ’50. Un soggetto che aveva già tentato Luchino Visconti, Giuseppe De Santis, Gérard Philipe, John Garfield e una major hollywoodiana, ma che riuscì a trovare una produzione grazie al rapporto con Giuliani De Negri. Il volume comprende la sceneggiatura annotata, interviste a Lizzani e Montaldo, saggi sulla Firenze d’epoca e l’ambiente culturale, numerose fotografie di scena e un ulteriore apparato fotografico sui luoghi delle riprese dopo cinquant’anni.
Tra gli episodi rievocati, quello dell’anteprima del film alla Sala Edison di piazza della Repubblica: durante la conferenza stampa del pomeriggio si presenta anche il settantenne Piero Jahier, che interrompe Giuliani De Negri e “chiede a voce alta l’onore di unirsi ai lavoratori-fondatori della Cooperativa, diventandone socio”.

Harry Potter al cinemaHARRY POTTER AL CINEMA
di Valentina Oppezzo (Le Mani, Recco-Genova, pp.301, 16 euro)
Il ciclo di Harry Potter dai romanzi al cinema: presentazione del fenomeno, considerazioni sugli elementi “cinematografici” già presenti nella scrittura di J.K.Rowling, e poi le sceneggiature, la messinscena, la colonna sonora, l’impianto scenografico (con analisi particolareggiata delle metamorfosi del castello di Hogwarts). Tra i temi, si citano anche gli argomenti più demenziali affrontati dalla critica inglese e americana, come le discussioni sul “razzismo” della saga, il rapporto uomo/donna, il terrorismo, l’accusa di discriminazione nei confronti di elfi domestici e babbani… Con lunga intervista finale a Mike Newell, regista del Calice di fuoco, che spiega di aver voluto esplicitamente girare
un thriller procedendo ulteriormente lungo la linea più dark instaurata da Alfonso Cuaron; e tra i film cui dice di essersi ispirato cita soprattutto Intrigo internazionale di Hitchcock e la seconda parte di Ivan il terribile – La congiura dei boiardi di Ejzenstein (Voldemort come Ivan).

Terence Hill Bud SpencerLA VERA STORIA DI GIUSEPPE COLIZZI
di Francesco Carrà (Falsopiano, Alessandria, pp.331, 19 euro)
Il titolo completo è “Terence Hill & Bud Spencer – La vera storia di Giuseppe Colizzi l’uomo che inventò la coppia”. E il libro rievoca il regista di film come Dio perdona… io no! (1967), I quattro dell’Ave Maria (1968), La collina degli stivali (1969) o Più forte ragazzi (1972), che a cavallo del ’70 contribuì a rinnovare il declinante western all’italiana con grande successo di pubblico e soprattutto inventò la nuova coppia formata da Bud Spencer e Terence Hill. E se l’origine fu quasi casuale, in quanto Terence Hill fu scelto per sostituire Peter Martell sul set di Dio perdona…io no!, gli sviluppi furono poi molto coscienti.
Con analisi dei film, ritagli d’epoca e tante interviste per rievocare a tutto tondo il lavoro e il carattere (esigente e non facile) di Colizzi: che era nipote di Luigi Zampa, aveva esordito come narratore alla Mondadori sul finire degli anni ’50 (La notte ha un’altra voce, 1958; Orrendamente legittima, 1960) e morì prematuramente nel 1978, a 53 anni, proprio mentre stava lanciandosi nella nuova impresa delle televisioni private.

Manoel de OliveiraMANOEL DE OLIVEIRA
di Francesco Saverio Nisio (Le Mani, Recco-Genova, pp.352, 18 euro)
L’ultimo film di Manoel de Oliveira, Lo strano caso di Angelica, ha confermato come il regista portoghese sia ancora in una condizione di straordinaria vena creativa, nonostante i suoi centodue anni e una carriera cominciata realmente solo dopo la rivoluzione dei garofani, in quanto il regime di Salazar gli impediva di fatto di lavorare. Il saggio di Francesco Saverio Nisio affronta l’intera sua opera approfondendo una serie di temi e di aspetti filosofici cruciali: dal rapporto con la politica, alle teorie estetiche, agli aspetti etici imperniati sul “principio d’incertezza”. Con ampia e dettagliata bibliografia, particolarmente utile per quanto riguarda gli scritti e le interviste di Oliveira. E con una citazione dello stesso regista a proposito di Ford: “L’uomo che si chiama Manoel de Oliveira ha il vizio di parlare delle cose d’arte. John Ford non ne ha mai parlato. Le ha fatte, ed enormi. Solo che, per una questione di umiltà o modestia, semplificava le cose”.

Shina TsukamotoSHINYA TSUKAMOTO
di Andrea Chimento e Paolo Parachini (Falsopiano, Alessandria, pp.207, 13 euro)
Monografia sul regista di Tetsuo, dalle opere giovanili alle affermazioni cyberpunk, fino alle evoluzioni che lo vedono riflettere su angosce e frustrazioni dei salarymen, ma più in generale sulla “condizione dell’uomo nella società contemporanea: il degrado, l’emarginazione, la solitudine e la vita di coppia nel Giappone di fine e nuovo millennio”. Diviso per temi, analizzando la loro evoluzione: il corpo, la mutazione, la danza, la sessualità, il doppio, la malattia e morte… Con intervista a Tsukamoto, che dice: “i rapporti tra uomo e tecnologia sono sempre
alla base del mio cinema, cercando di dare sempre maggiore profondità a questo rapporto”.

ISABELLE HUPPERT
di Deborah Toschi (Le Mani, Recco-Genova, pp.223, 16 euro)
La vita e le interpretazioni di Isabelle Huppert, dagli esordi con Nina Companeez (I primi turbamenti, 1972) e Sautet (E’ simpatico, ma gli romperei il muso, 1973), alle prime affermazioni personali con Tavernier (Il giudice e l’assassino, 1976) e Goretta (La merlettaia, 1976), al lavoro con Chabrol che da Violette Nozière in poi accompagna l’evoluzione della sua carriera e della sua immagine sullo schermo, fino ai vertici di Grazie per la cioccolata.
Biografia, filmografia dettagliata, saggio sulla “seduzione ambigua”, la “femminiltà oscura”, la “freddezza” e l’”enigma come marca attoriale” di una delle più grandi attrici contemporanee.

NAZISKINO, EBREI ED ALTRI ERRANTI
Ugo Casiraghi , a cura di Lorenzo Pellizzari (Lindau, Torino; 280 pgg Euro 24,00)
Nato dalla convergenza di varie istituzioni goriziane attive nel custodire e valorizzare l’eredità culturale del critico Ugo Casiraghi (Milano 1921 – Gorizia 2006) e dall’impegno di ricerca dello studioso e amico Lorenzo Pellizzari che ne ha ripercorso la produzione saggistica su libri e riviste nonché le recensiomi e gli articoli di trent’anni di servizio a l’Unità” (1947-1977), questo volume raccoglie una significativa testimonianza dell’opera di Casiraghi “grande educatore e formatore… punto di riferimento per due o tre generazioni di spettatori-critici”. Dal cinema tedesco degli anni Venti a quello del periodo nazista, dall’emigrazione dei cineasti mitteleuropei alle vicissitudini del cinema yiddish, e con un’appendice sul cinema sovietico degli anni di Stalin, le pagine di Casiraghi ribadiscono una serietà di analisi, uno scrupolo
informativo e una concretezza di linguaggio che ha pochi riscontri nel panorama della critica cinematografica italiana.

La guerra in cento filmGUERRA IN CENTO FILM
di Claudio G.Fava (Le Mani, Recco, pp.236, 18 euro)
La storia del genere bellico attraverso i suoi cento film più importanti e significativi: da All’ovest niente di nuovo (1930) di Lewis Milestone fino a The Hurt Locker (2008) di Kathryn Bigelow, passando attraverso i grandi classici, ma affrontando anche titoli meno conosciuti al pubblico di oggi, come la trilogia tedesca 08/15 di Paul May, tratta da Hans Helmut Kirst, o come il francese 317° battaglione d’assalto di Pierre Schoendoerffer, riproposto proprio quest’anno dal festival di Cannes. E siccome l’autore è un grande appassionato di storia e divise militari come Claudio G.Fava, la trattazione assume aspetti personalissimi, in una sintesi appassionata di erudizione e ironia, puntigliosità d’informazione ed eleganza di scrittura. Con alcune scelte programmatiche: inserire non più di un film per regista (a parte l’eccezione del dittico di Clint Eastwood su Iwo Jima) e considerare film bellici solo quelli che affrontano i conflitti a partire dalla prima guerra mondiale in poi. Con un’introduzione che indica, tra le altre cose, la lista di una quarantina di dolorose esclusioni, a cominciare da un capolavoro come La
grande parata di King Vidor.
Film preferito dall’autore? Nessun dubbio: La grande illusione di Renoir.

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