Il Pepe dell’animazione – Intervista ad Alessandro Pepe

alessandro pepeDa sempre innamorato dell’animazione tradizionale Disney, a dieci anni è rimasto folgorato dagli effetti speciali di Tron di Steven Lisberger e ha voluto il Commodore 64 per giocare a realizzare quel tipo di immagini sul piccolo schermo. Oggi, a quarant’anni, per non avere abbandonato mai quel sogno Alessandro Pepe, romano di nascita genovese d’adozione, è visual effect artist alla DreamWorks, dove ha collaborato a titoli come Shrek e vissero felici e contenti, Kung Fu Panda 2, Il gatto con gli stivali. Prima di arrivare lì, dopo la laurea in ingegneria, una gavetta nei videogiochi e negli spot televisivi, poi finalmente i primi film: Batman il cavaliere oscuro di Christopher Nolan, Le avventure del topino Despereaux e La bussola d’oro (Oscar per i migliori effetti speciali nel 2007). Mentre lavora a The Rise of Guardians – per contratto ancora top secret – Alessandro Pepe ci racconta del suo lavoro.

pepe“Come visual effect artist creo gli effetti speciali con la computer grafica: nuvole, pioggia, mare, fiumi, fuoco, esplosioni, ma anche cose assolutamente fuori dalla realtà, per esempio un personaggio fatto d’acqua che si trasforma in sabbia. Uno degli ultimi task su cui ho lavorato per quasi due mesi è stata la realizzazione di un aurora boreale. Per farlo ho visto decine di video del fenomeno reale studiandone i colori e il movimento dinamico. Poi ho iniziato ad implementare la sua realizzazione utilizzando dei programmi specifici che permettono di trasformare in immagini formule matematiche. In ogni caso sono obbligato a studiare, riprodurre e reinterpretare i fenomeni che mi circondano nella quotidianità: che cosa succede esattamente ad una goccia d’acqua quando cade per terra? Come si muove uno stormo di uccelli? Se esistesse un personaggio fatto di fumo, come lo realizzerei?”.

C’è un’esperienza nella sua filmografia che ricorda in particolare?
“Ho tratto grande soddisfazione da Kung Fu Panda 2. Adoro la storia e il personaggio di Po e ho potuto lavorare con grande libertà – cosa che non succede sempre – su effetti interessanti, come le esplosioni generate dalle palle di cannone, torce, molto fumo, acqua, vele di navi all’orizzonte”.

Pepe, qual è l’ambiente lavorativo alla DreamWorks?
“In America, da molti anni, hanno capito che un lavoratore contento lavora meglio. Questo semplice principio è applicato in maniera direttamente proporzionale alla dimensione dell’azienda e al grado di specializzazione dei dipendenti. La DreamWorks recluta più di 2000 artisti altamente specializzati provenienti da tutto il mondo e l’ambiente di lavoro è da favola. Il campus è immerso nel verde, tra alberi rigogliosi, scoiattoli e corsi d’acqua pieni di pesci colorati. Non esiste un dress code poiché non abbiamo mai a che fare con clienti esterni alla società, così c’è chi si veste casual, chi elegante, chi punk. Un mio collega sceglie uno stile Sixties con pantaloni a righe, bretelle, orologio a cipolla, bombetta e baffi col ricciolo all’in sù. E ognuno addobba il proprio ufficio come preferisce: campo di battaglia, sottomarino, grotta con pupazzi di vampiri e pipistrelli. Io ho la mia foresta tropicale. Ci sono tavoli da ping pong, calcio balilla, una stanza con un mega schermo tv, biliardo e 2 postazioni videogames. Ogni artista ha delle deadline ed è completamente responsabile del proprio lavoro”.

Che diverse figure professionali e quante persone stanno dietro alla nascita di un film di animazione? E chi le coordina?
“Prendendo ad esempio Il Gatto con gli Stivali: la produzione è durata all’incirca 2 anni e sono state impiegate circa 600 persone. Le suddivisioni sono in dipartimenti: sceneggiatura, story boarding (l’intero film è disegnato stile fumetto su un libricino), modeling (i personaggi, gli ambienti, tutto viene modellato in 3d, con strumenti simili a quelli usati da uno scultore, ma al computer), surfacing (i materiali e colori da applicare sui modelli), layout (chi arreda gli ambienti), rigging (chi progetta i personaggi, e costruisce i complicatissimi telecomandi per animarli), animation (chi usa i telecomandi e anima i personaggi), FX (effetti speciali), lighting (chi mette le luci e genera il fotogramma finale).
Solitamente gli artisti lavorano su shot, poi raggruppati in sequenze. Ci sono varie figure a coordinare ogni cosa – fondamentale il VFX supervisor, che ha voce in capitolo sul look complessivo – ma naturalmente sopra a tutti c’è il regista, che ha l’ultima parola su ogni aspetto del film”.

(di Francesca Felletti)

Postato in Interviste, Numero 98.

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