Libri e riviste (93)


luoghi cinema liguriaI Luoghi del cinema in Liguria
(Touring Club Editore, Milano 2010, pp.160, sip)
Come è stata raccontata la Liguria da oltre un secolo di cinema? E quali sono i film fondamentali che ne hanno celebrato i luoghi, creando in alcuni casi piccole mitologie internazionali? Il volume realizzato dal Touring Club insieme alla Mediateca Regionale ligure e alla Genova Liguria Film Commission risponde a tutte queste domande, partendo dal confine con la Francia per attraversare tutta la regione, fino alla Spezia, Portovenere e Sarzana. I titoli più importanti? Per il Ponente spiccano i film sul Casinò di Sanremo, i musicarelli, I bambini ci guardano (Alassio), La spiaggia (Spotorno), fino ai più recenti Inkheart – Cuore d’inchiostro o a Matt Damon che compare per qualche minuto al largo
di Oneglia in The Bourne Identity. Per Genova, si va da Hitchcock nella vecchia Stazione Marittima (The Pleasure Garden, 1925) a Le mura di Malapaga, dai mitici poliziotteschi anni ’70 con Franco Nero o Tony Lo Bianco ai titoli più recenti come Giorni e nuvole, Genova, La bocca del lupo. Per il Levante, ci sono decine di film girati tra Camogli, Rapallo, Santa Margherita o Portofino: tra tutti spiccano La contessa scalza
con Humphrey Bogart e Ava Gardner, ma anche Christopher Lee al fianco di Renato Rascel ai Castelli di Sestri Levante in Tempi duri per i vampiri. E per lo spezzino ci sono i film di De Robertis sulla Marina, la Portovenere di Carlo Verdone (Cuori nella tormenta), la rievocazione della Sarzana antifascista in Nella città perduta di Sarzana di Luigi Faccini.Insomma, la storia di una regione, della sua immagine internazionale, delle trasformazioni sociali e paesaggistiche succedutesi attraverso i decenni e puntualmente testimoniate dal cinema: realizzato da Renato Venturelli per la parte da Ventimiglia a Sestri Levante e da Fabio Carlini per la parte spezzina, ricco di titoli, immagini, interviste e testimonianze.

Gli occhi fertili
di Roger Tailleur (Falsopiano, Alessandria 2010, 601 pp, 29 euro)
Dopo il libro interamente dedicato agli articoli di Roger Tailleur (1927-85) apparsi su “Positif”, ecco il secondo volume che chiude l’opera omnia del critico e cinefilo francese, la cui attività si è svolta nell’arco di una quindicina d’anni, fra il 1953 e il 1968. Gli occhi fertili si apre con un libro praticamente completo, vale a dire la monografia che Tailleur scrisse negli anni ‘60 su Elia Kazan. Prosegue poi con una lunga serie di recensioni a singoli film pubblicati tra gli anni ’50 e ’60 su diverse testate, e si conclude con alcuni saggi di ampio respiro che spaziano dal western a Chris Marker o Humphrey Bogart. Un intervento conclusivo di Frédéric Vitoux ricorda il Tailleur privato e la divorante passione per l’Italia che lo prese dal momento in cui smise di colpo di scrivere di cinema, diede via tutti i suoi libri e cominciò a riempirsi la casa di volumi e cartoline sull’arte italiana. A cura di Gianni Volpi, che nell’introduzione ricorda: «Una volta mi aveva riassunto la necessità dei generi – per molti piccoli maestri hollywoodiani, almeno – con una citazione di un poeta non sospetto, Paul Valery: “l’arte vive di costrizioni e muore di libertà”». Con bibliografia degli articoli, indice dei nomi e dei film. Realizzato in collaborazione con l’Aiace: operazione meritoria che si spera prosegua con altri autori.

Gianfranco MingozziGianfranco Mingozzi – tra impegno e magia
di Alberto Cattini (Mantova Film Commission/ed.Circolo del Cibnema, Mantova 2010, 269 pp., 15 euro)
Monografia dedicata a Gianfranco Mingozzi (1932-2009), regista poco noto presso il grande pubblico, celebrato in Francia ai tempi di La vela incantata (1982), attivo tra documentario, finzione e tv. Figlio di un proprietario di cinema, cresciuto letteralmente nelle sale cinematografiche, una volta laureatosi in legge si trasferì a Roma per un corso da notaio, ma a sorpresa si iscrisse poi al Centro Sperimentale. Fu assistente e aiuto di Fellini ai tempi della Dolce vita e di 8 e ½, quindi realizzò alcuni documentari sul Salento (La Taranta, 1962), gli indiani canadesi, la Sicilia, fino ai più recenti, dedicati agli attori italiani (Francesca Bertini, Maria Denis ecc.), avvalendosi di volta in volta della collaborazione di Danilo Dolci, Luciano Berio, Sciascia, Zavattini, Quasimodo. Tra i suoi film, ricordiamo Trio (1967), Sequestro di persona (1968), La vela incantata (1972), il televisivo Un treno per Istanbul (1980, da Graham Greene), oltre a Flavia, la monaca musulmana, L’iniziazione, Il frullo del passero (Noiret-Muti)… Il libro si compone di una breve introduzione, seguita da una dettagliata analisi di tutti i film, documentari compresi.

Il cinema va a scuolaIl cinema va a scuola
di Giampiero Frasca (Le Mani, Recco 2011, 252 pp., 15 euro)
Esistono film d’ambientazione scolastica fin dalle origini del cinema, come ci ricorda questo volume citando esempi del 1898 con i famosi Bibì e Bibò (The Katzenjammer Kids School). Da allora si sono succeduti centinaia di titoli, affrontando più o meno seriamente i problemi legati alla scuola, facendone semplicemente lo sfondo per intrighi di vario tipo (dalla commedia sentimentale al thriller) e talvolta sfociando in veri e propri filoni o sottogeneri. Il libro di Frasca affronta l’argomento dividendolo in cinque grandi capitoli, dedicati rispettivamente agli insegnanti, agli studenti, agli altri protagonisti (dirigenti scolastici, bidelli, genitori), ai luoghi canonici ed infine ai principi educativi. Vengono via via discussi nei vari contesti tutti i principali film scolastici, dallo “storico” Il seme della violenza (1955), che accompagnò la diffusione del rock’n’roll, al sopravvalutato L’attimo fuggente (1989); dagli italiani Il diario di un maestro (1973), Io speriamo che me la cavo (1992, da Marcello D’Orta) o La scuola (1995, da Domenico Starnone) a celebrati esempi francesi come Essere e avere (2002) o La classe (2008); da Elephant di Gus Van Sant (2003) al recente L’onda (2008). Senza dimenticare la celebre sequenza scolastica di Amarcord (1973), s’intende.

Bernardo BertolucciBernardo Bertolucci – la certezza e il dubbio
a cura di Fabien S. Gerard (Cinemazero, Pordenone 2010, 287pp., 10 euro)
Monografia realizzata in occasione della rassegna “Lo sguardo dei maestri” e composta da un saggio introduttivo del curatore, seguito dalla schedatura film per film: per ciascun titolo compaiono citazioni del regista, dei suoi collaboratori, di altri autori o personalità culturali, e un’antologia critica particolarmente attenta agli interventi stranieri. Nella prefazione, Giorgio Placereani definisce il cinema di Bertolucci «tanto grandiosamente messo in scena quanto giocato sul rimando al proprio mondo interiore; ovvero, tanto elaborato nella forma quanto intimo allo stesso tempo». Nell’introduzione, Fabien Gerard distingue tre riferimenti fondamentali, che «catalizzano i principali assi tematici» dell’opera di Bertolucci: Marcel Proust (o la nostalgia del presente), Karl Marx (o il peccato originale di essere nato borghese) e Sigmund Freud (o l’altra parte dello specchio).

Grattacieli e superuominiGrattacieli e superuomini
di Federico Pagello (Le Mani, Recco 2010, 247 pp., 16 euro)
Saggio d’impianto accademico sull’immagine della metropoli nei blockbuster hollywoodiani imperniati su supereroi e influenzati dal linguaggio di comics e graphic novel. I più importanti tra questi film, sostiene l’autore, dimostrano come i fumetti «siano divenuti lo spunto per opere complesse sia dal punto di vista formale che da quello della loro capacità di riflettere sulla società e sulla cultura americane, sul loro bisogno di miti e sull’impossibilità, ormai, di poterci credere veramente». Con particolare attenzione per la Metropolis di Superman, la Gotham City di Batman (da Tim Burton a Christopher Nolan), la New York degli Spider-man di Sam Raimi, fino alle metropoli di Matrix, Sin City o Watchmen.

Jonny DeppJohnny Depp
di Angela Wilde (Gremese, Roma 2011, 152 pp., 12.90 euro)
La vita e le interpretazioni del “pirata romantico” Johnny Depp raccontate in modo semplice e leggero, per soddisfare le esigenze delle fan ma al tempo stesso informare lo spettatore sulla carriera dell’attore impegnato: che era nato nel 1963 nel Kentucky, era cresciuto in Florida ed era arrivato al cinema dalla musica. Con la famiglia, dice Depp in un’intervista, «ci spostavamo come zingari: da quando avevo cinque anni fino alla mia adolescenza abbiamo abitato trenta o quaranta case diverse. Ciò ha probabilmente molto a che fare con la vita vagabonda che conduco adesso». E sulla sua giovinezza: «Frequentavo cattive compagnie, rubavo nei negozi (…) a quattordici anni avevo già provato ogni tipo di droga… Non direi che ero cattivo, ma soltanto curioso». A consigliargli di recitare fu Nicolas Cage, il film del suo esordio fu in Nightmare di Wes Craven: poi verranno Platoon (Stone), Cry Baby (John Waters), Edward Mani di forbice (Burton), Arizona Dream (Kusturica), Dead Man (Jarmusch) e via via tutti gli altri. Fino alla stagione 2009-2010, in cui secondo Forbes sarebbe stato l’attore più pagato di Hollywood.

I “pori” di Napoli
di Roberta Tabanelli (Longo, Ravenna 2011, 190 pp., 18 euro)
Che ne è della “scuola napoletana” e del gruppo dei registi impostisi a livello nazionale (e internazionale) all’inizio degli anni Novanta, quando esplose il cosiddetto “rinascimento Bassolino”? A quasi vent’anni di distanza, questo saggio s’inoltra nella “porosità” di Napoli per analizzare i tre registi di quegli anni che, a parere dell’autrice, si sono maggiormente imposti alla distanza con le loro ben distinte poetiche: Mario Martone, Antonio Capuano e Pappi Corsicato. Con dettagliata appendice bibliofilmografica.

Cinema & Generi 2011
a cura di Renato Venturelli (Le Mani, Recco 2011, 144 pp., 13 euro)
Settimo anno per la pubblicazione interamente dedicata al cinema di genere, attraverso saggi sulle tendenze principali della stagione, autori affermatisi negli ultimi tempi e ripensamenti di aspetti storici. Il numero si apre con una lunga intervista di Roberto Pisoni a John Woo, premiato a Venezia nel 2010 col Leone d’oro alla carriera. Tra i saggi di maggior respiro, quello dedicato da Anton Giulio Mancino al rapporto tra cinema e pornocrazia, una questione legata non solo alla ben nota cronaca italiana, ma anche a più ampie trasformazioni del linguaggio e della società. Altri argomenti: la serie tv The Shields, la Pixar e il nuovo cartoon, il neo-melodramma americano, l’horror giapponese, il noir coreano, lo sceneggiatore e regista Brian Helgeland (Mystic River, Green Zone, Robin Hood ecc.), il thriller nordico tra cinema e letteratura, dalla serie Millennium a un nuovo autore come Nicolas W.Refn. Sul versante storico, Aldo Viganò riflette sul rapporto tra sceneggiatori e commedia all’italiana, Claudio G.Fava ricorda Bruno Cremer, Oreste De Fornari rievoca Il generale Della Rovere di Rossellini.

Postato in Libri e riviste, Numero 93.

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