Delitto al Luna Park di Renato Polselli


Per il terzo appuntamento con la rassegna “Giovane canaglia”, la Cineteca D. W. Griffith ha proiettato al cinema America due noir italiani rari e praticamente sconosciuti: Delitto al luna park (Renato Polselli, 1954) e Serenata tragica (Giuseppe Guarino, 1951).

Il primo film vede come protagonista Silvia, una piccola cantante che si esibisce quasi tutte le sere in un luna park. Quando incontra un ricco avvocato che le promette denaro e celebrità, la donna abbandona tutto: il lavoro e gli affetti. Ben presto però si accorgerà di essere stata coinvolta in pericolose faccende criminali.
Catalogato per anni nella categoria del trash e successivamente rivalutato come autore di culto, Renato Polselli è un regista che soprattutto negli anni ’60 e ’70 – attraverso diversi generi quali l’horror gotico, il thriller e l’erotico – ha realizzato film talvolta estremi e particolari, sperimentando con il linguaggio cinematografico e affrontando temi impegnativi.
Nonostante Delitto al luna park sia uno dei suoi primi lavori e risulti apparentemente piuttosto classico e tradizionale, si possono già intravedere alcune caratteristiche presenti nelle opere successive.
Ad esempio, le atmosfere oscure e misteriose non risultano così lontane da quelle del gotico L’amante del vampiro (1960), con il quale condivide anche un buon bianco e nero e due lunghi momenti “musicali” che interrompono la narrazione pur facendone parte.
Inoltre, Polselli – pur mantenendo una regia quasi trasparente – talvolta non rinuncia ad alcune inquadrature abbastanza particolari che rendono il film quasi surreale e anticipano alcune scelte stilistiche molto più spinte attuate negli anni ’70.
Delitto al luna park – oltre ad essere una pellicola sui falsi valori dell’arrivismo e della ricchezza – risulta inoltre una piccola riflessione sul rapporto servo/padrone, tematica riscontrabile anche in altri film del cineasta, quali ad esempio L’amante del vampiro e La verità secondo Satana (1972).
Nel film del ’54 tale argomento viene affrontato attraverso il personaggio dell’avvocato, il quale tiene sotto ricatto diversi clienti per costringere tutti loro a compiere diversi furti e delitti.
La figura dell’avvocato – sicuramente la più interessante del film – merita un discorso particolare, in quanto è un cattivo quasi mefistofelico, attratto non solo dalla ricchezza e dal potere, ma anche dal crimine e dal ricatto in quanto tali, quasi a rappresentare il male presente nella società e nella psiche umana, altro tema riscontrabile in diverse opere di Polselli.
Grazie a tali elementi, Delitto al luna park risulta una pellicola piuttosto curiosa e interessante – anche se tutt’altro che perfetta -, nella quale si possono scorgere alcune premesse stilistiche e tematiche presenti nella filmografia successiva di Polselli.

Serenata tragica è, invece, un curioso film che unisce il noir e il melodramma, sparatorie e canzoni napoletane, momenti violenti e scene patetiche.
La storia è criminale e romantica al tempo stesso: l’amore tra Margherita e don Peppino viene ostacolato da don Vincenzo – uomo d’affari senza scrupoli e legato alla malavita –, il quale vuole per sé sia la ragazza che la bottega da barbiere del rivale.
La pellicola di Giuseppe Guarino – al di là dei giudizi sulla sua discutibile qualità estetica – ha diversi punti interessanti.
In primis, la descrizione della criminalità mafiosa (particolare per l’epoca il riferimento allo spaccio di cocaina), il messaggio finale contro l’omertà e alcuni scherzosi dialoghi su una possibile bomba atomica, i quali rispecchiano il clima di paura presente in quegli anni a causa della guerra fredda.
Da notare, inoltre, la scena d’apertura, dove la voice over descrive molto brevemente la città e la sua malavita: un inizio non così distante da quello di alcuni noir americani di matrice realista e semidocumentarista. Un fatto curioso per un film che nel complesso mantiene invece molte caratteristiche nazionali e locali, quali una certa propensione per la retorica e due/tre lunghe scene dedicate a serenate partonopee.

Il prossimo appuntamento con la rassegna è lunedì 25 marzo con altri due rari noir italiani: Il bivio (Fernando Cerchio, 1952) e Fuoco nero (Silvio Siano, 1951).

(di Juri Saitta)

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