“Il cliente” di Asghar Farhadi

di Renato Venturelli.

Ritorno in patria per Asghar Farhadi, che dopo la trasferta francese di “Il passato” torna a girare un film completamente iraniano, ricollegandosi a “Una separazione” e affondando in una storia privata costruita in modo da riflettere a più livelli sull’essere umano, sulla cultura iraniana, sulla sua situazione politica, sul rapporto tra la scena e la vita, sullo stesso racconto cinematografico.

Al centro della vicenda, ancora una giovane coppia della buona borghesia intellettuale, che all’inizio del film è costretta a cambiare precipitosamente casa perché la loro abitazione sta simbolicamente cedendo. Ma appena arrivati in un nuovo appartamento, già al primo giorno la donna viene aggredita in bagno da uno sconosciuto cui aveva incautamente aperto la porta, avviando così una lenta e inesorabile scoperta di una serie di verità nascoste: la precedente inquilina era una prostituta, la posizione della donna è particolarmente imbarazzante sia perché trovata in bagno nuda e ferita dai vicini di casa, sia perché viene ad essere quasi un “doppio”, un corpo sostitutivo della prostituta precedente, spingendola così a chiudersi in un angoscioso silenzio. Quanto al marito, è un giovane professore brillante, amato dagli studenti, aperto anche alla cultura occidentale, al punto da interpretare sulle scene come attore, insieme alla moglie, una versione di “Morte di un commesso viaggiatore”, ma di cui affioreranno a poco a poco altri aspetti nascosti.

Come “Una separazione”, anche “Il cliente” è un film fondato innanzitutto su una sceneggiatura articolatissima, dove l’aggressione iniziale ricopre una funzione analoga al gesto con cui la badante del film precedente veniva spinta in modo preterintenzionale giù per le scale. E quell’incidente iniziale innesca un meccanismo implacabile, per cui si rivelano continuamente nuovi scenari nascosti, il non detto e l’indicibile di una società fondata su pudori e ipocrisie. Deciso a scoprire la verità, e poi a denunciarla, il marito risale al colpevole dell’aggressione e lo affronta in un lungo, sfiancante faccia a faccia sempre più feroce, che mette a nudo anche aspetti inizialmente insospettabili nel protagonista dalla mente “aperta”: perché nel momento in cui vuole portare alla luce ciò che la società iraniana e la sua cultura ipocrita nascondono (il tema della censura corre sotterraneo per tutto il film), l’uomo affonda anche in una propria interiorità sempre più cupa e oscura.

Con “Il cliente”, Farhadi si conferma autore di meccanismi implacabili e complessi, puntando molto su un’articolazione a suo modo anche didascalica, ma capace di un crescendo finale di indubbia potenza: premiato a Cannes per la miglior sceneggiatura e il miglior interprete maschile.

 

IL CLIENTE

(Forushande, Iran-Francia 2016)  Regia e sceneggiatura: Asghar Farhadi – Fotografia: Hossein Jafarian – Musica: Sattar Oraki – Scenografia: Keyvan Moghadam – Montaggio: Hayedeh Safiyari . Interpreti: Shahab Hosseini (Emad), Taraneh Alidoosti (Rana), Babak Karimi (Babak). Distribuzione: Lucky Red. Durata: 2 ore e 5 minuti.

 

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