di Giovanni Robbiano.
Cronaca di una giornata particolare, da Genova a san Pietro in Cariano, in provincia di Verona, sulle colline del Valpolicella, un poco a nord di Verona. Qui riposerà un amico carissimo, Giuseppe “Peps” Scarpulla.
Peps ci ha lasciato appena prima di Natale: un brutto male lo ha preso, noi lo avevamo saputo, ma come sempre quando sei tra i vivi pensi che non possa succedere a quelli che hai vicino, vicino sempre anche se magari non ci vedevamo così spesso come quando, saranno quindici anni fa, sognavamo di fare il cinema a Genova e per la verità, lo abbiamo fatto.
Peps perché io Giuseppe non l’ho mai chiamato, era venuto qui da Verona per la scuola di Maurizio Gregorini che, va detto, ha portato molta gente ad accostarsi ad un lavoro, il resto lo ha fatto l’atmosfera unica che si respirava qui, allora, una concentrazione di talenti, una spinta, un bisogno di fare, che aveva creato Zerobudget, i Cavalli Marci, che si nutriva del successo dei Broncovitz, di Olcese e Margiotta, e anche, nel mio piccolo di un paio di film a cui avevo lavorato e di qualche amico, Matteo Zingi, Riccardo Aprile, Marcello Olivieri che avevano studiato con me in un altro piccolo corso di scrittura.
Si viveva assieme, ci si vedeva tutti i giorni assieme con Andrea, Lorenzo, Bruno, e tanti altri, mica posso fare una lista, Luca Massa, Riccardo Leo… un po’ goliardi ed un po’ minchioni… mille progetti, tanto, tanto divertimento, dico spesso che avessimo vissuto altrove saremmo diventati un movimento, una risorsa ma Genova è matrigna e ci ha costretto tutti alla fuga o al ridimensionamento, si rispecchia nel suo declino vertiginoso e non aiuta quello che cresce e potrebbe anche diventare grande, non è questo il momento, non è questo il punto…
Peps era uno del gruppo, eccome… all’inizio voleva scrivere e girare ma aveva una grande dote, anzi un grande talento, il più prezioso nel mondo dello spettacolo anche se magari non ti manda in prima fila, era una persona amabile e pratica, un vero “problem solver”, uno che trovava sempre un modo, un amico, un contatto, e questo faceva di lui un produttore nato: era pacato, sorridente, amico di tutti e da tutti ben voluto; nel nostro gruppo era un motore ed un magnete, una delle persone che avevano permesso di portare a termine un’impresa che forse solo oggi comprendiamo nella sua grandezza: fare un film, farlo tra mille difficoltà ma facendo poi divertire un sacco di gente, come è successo sabato a San Pietro in Cariano, io con Andrea Bruschi e Luca Giberti e vicino Matteo Zingirian, e pure Lisetta Castagna, insomma alcuni reduci di quegli anni e anche qualcuno più giovane che è nel pieno della carriera. Ce lo ha chiesto Daniela, la sorella di Peps di proiettare 500! A casa sua perché lui lo avrebbe tanto voluto.
Così eravamo lì, tra signore anziane che ridevano di gusto e noi, storditi a guardarci seri e a realizzare, più ancora del giorno dei funerali, che Peps, “l’agente segreto”… se ne è andato.
Peps aveva costruito da quei giorni una carriera rispettata, passata per decine di film fiction, pubblicità, perfino per James Bond! Era un professionista stimato, ma soprattutto era un amico di tutti al punto che , quando è mancato, ho ricevuto chiamate da Roma, da Milano, di amici che poi ho scoperto comuni che mi chiedevano come era possibile, e io che raccontavo quella cronaca bastarda della malattia che la scopri che ci lotti e che ti ammazza e finisce tutto lì.
Non ho un finale che tiri su, non ho la battuta finale che solitamente mi tengo per le uscite dei pezzi. Non so cosa dire.
Mi spiace e mi manchi, amico mio e so che manchi a tante, tantissime persone che ti hanno conosciuto. Arrivederci, Peps.