Les Apaches di Thierry de Peretti


Melanzane ripiene alla corsa, ovvero: come placare la coscienza dopo un delitto.

RICETTE DALLA QUINZAINE
Les Apaches: e subito pensi ad un western, ad un territorio senza legge, ma pensi anche a Belleville, al soprannome dato dal prefetto di Parigi alle bande di giovani delinquenti. Gli Apaches di cui racconta de Peretti vivono in Corsica, a Porto Vecchio, sono un gruppo di quattro ragazzi tra i sedici e i diciannove anni legati da un rapporto di conoscenza e amicizia. Quattro ragazzi superficiali e svogliati che guardano con diffidenza e frustrazione le centinaia di giovani stranieri che ogni estate occupano la loro terra. Due di loro hanno origini marocchine. Tre di loro uccidono il quarto e ne seppelliscono il corpo in un bosco. Lo uccidono con maldestra premeditazione, secondo una logica infantile e quindi incredibilmente feroce. All’origine di tutto c’è un piccolo furto in una splendida villa. Si tratta di un fatto realmente accaduto e de Peretti ha cercato di capire il contesto sociale da cui l’omicidio ha potuto nascere. Porto Vecchio è una piccola città del sud della Corsica, sulla costa est, situata al termine di una profonda e stretta insenatura. E’ un porto sicuro per i naviganti, un riparo da tutti i venti. Guardandola sulle cartoline illustrate può sembrare un luogo di cui poter sognare, un susseguirsi di spiagge paradisiache. Se capitate in inverno nel suo centro storico fatto di vicoli, piccole piazze e alberi secolari, lo troverete quasi deserto, con pochi anziani vestiti di nero seduti sulle panchine. Il paesaggio cambia radicalmente se tornate in estate: di colpo 150000 persone si riversano nei vicoli della città e sulle spiagge. Porto Vecchio è cresciuta troppo e troppo in fretta. I mestieri tradizionali sopravvivono ma sono minacciati da un’insana modernità che de Peretti ha paragonato ad una “marea putrida”. Tutto l’estremo sud corso ha subito una gigantesca speculazione immobiliare, “..certo non è Shanghai ma fatte le dovute proporzioni è qualcosa di veramente eccezionale. Il turismo di massa non produce niente se non violenza, invidia e frustrazione. Porta ricchezza, ma solo per pochi. E non vale la pena se si considera il deterioramento che provoca, la violenza che scatena a causa della speculazione immobiliare.” Questo villaggio di pastori e pescatori si è trasformato in una periferia urbana, una banlieue, dove i giovani crescono senza radici e senza uno scopo se non quello di avere del denaro in tasca. Thierry De Peretti attore e regista corso ha voluto raccontare questa schizofrenica realtà mostrandola “de dos”, da dietro le cartoline illustrate, e ha diretto Les Apaches, una delle cose migliori viste quest’anno alla Quinzaine. La notte del delitto i quattro giovani lasciano Porto Vecchio per raggiungere una zona isolata con un furgoncino. Uno di loro è ricercato dalla malavita locale e ha paura, gli altri, che hanno già deciso di ucciderlo, cercano di tranquillizzarlo. Mentre l’auto procede nella notte, qualcuno canta una ninna nanna in corso. La macchina da presa che li seguiva ora li precede. Il futuro è già alle loro spalle. Quando il mattino i tre assassini tornano a Porto Vecchio, uno di loro, l’unico su cui il delitto sembra aver lasciato qualche traccia nella giovane coscienza, rientrando a casa trova una pirofila di melanzane ripiene e, affamato, le divora.
Le melanzane ripiene, le aubergines farcies, sono un piatto tipico della cucina corsa, una cucina necessariamente sobria perché appartiene ad un popolo che non è mai stato ricco. Sono una costante nei menù dei ristoranti insieme alla assiette de charcuterie corse, il piatto di salumi locali. Per prepararle nella vostra cucina potreste avere qualche difficoltà a reperire il brocciu, il tradizionale formaggio corso, il “casgiu naziunale”, denominazione di origine protetta da quasi vent’anni, ottenuto dal siero di latte di pecora o di capra a cui si aggiunge latte intero (è per questa aggiunta che si può parlare di formaggio e non di ricotta). Lo si può consumare fresco, da novembre a giugno, oppure secco, il brocciu passu.
Prendete tre melanzane lunghe e immergetele per cinque minuti nell’acqua bollente salata, poi tagliatele in due nel senso della lunghezza. Togliete la polpa e tritatela insieme a tre fette di prosciutto corso (prosciutto crudo stagionato 18 mesi), uno spicchio d’aglio, prezzemolo e un pugno di mollica di pane fatta ammollare nel latte. Salate, pepate leggermente e aggiungete 50 g di brocciu stagionato grattugiato. Farcite le melanzane e adagiatele in una pirofila precedentemente oliata con olio extravergine e fate cuocere in forno a 180° per circa venti minuti. Se proprio non trovate il brocciu grattugiate del gruviera, ma astenetevi dall’uso del parmigiano altrimenti vi conviene rassegnarvi e preparare le melanzane alla maniera ligure ma in questo caso, come tutti sanno, è bene siano tonde e piccole. Restiamo in Corsica, terra di ottimi vini, e abbiniamo un rosé AOC Corse Porto Vecchio, un blend di Niellucciu, Sciaccarellu e Grenache.

Antonella Pina

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