Killer Joe

di Antonella Pina

Joe Cooper è un poliziotto, ha lo sguardo duro, veste con impeccabile precisione, è bello, ha il viso di Matthew McCounaghey, è corrotto e sadico, un killer professionista: Killer Joe. Chris Smith è un giovane squattrinato, con lo sguardo arrogante eppure smarrito di Emile Hirsch, ha contratto un debito con una banda priva di scrupoli ed è per questo che decide di uccidere la propria madre e intascare i soldi dell’assicurazione destinati alla sorellina Dottie. Dopo essersi consultato con la famiglia, Chris e il resto degli Smith – il padre Ansel, l’adolescente Dottie e la matrigna Sharla – assoldano Joe per uccidere la ex signora Smith. Il killer non accetta dilazioni, deve essere pagato in anticipo, ma gli Smith potranno disporre del denaro soltanto ad uccisione avvenuta. Joe rifiuterebbe l’incarico se non si accorgesse della dolce Dottie, la figlia adolescente di Ansel, la sorella bambina di Chris, la sensualissima Juno Temple, non ancora contagiata dalla volgarità del mondo. Joe la chiede come pegno per il pagamento futuro. La famiglia Smith cede la piccola Dottie a Joe che ne fa la sua amante, con tanto di cene romantiche e incontri erotici nella casa-roulotte degli Smith.
Il killer porta a termine il suo compito ma i soldi dell’assicurazione finiscono a Rex, il giovane compagno della madre di Dottie. Joe e gli Smith sono stati ingannati e la tessitrice dell’inganno è la matrigna Sharla, dalla bellezza appariscente e un po’ volgare, una grande Gina Gershon, complice ed amante di Rex. La vendetta di Joe è terribile, smaschera Sharla di fronte alla famiglia, la picchia a sangue e la costringe a praticargli una fellatio. Non una fellatio banalmente e rischiosamente diretta, ma con l’interposizione di una delle cosce di pollo fritte acquistate per la cena che Joe tiene premuta contro il pube. Mentre Joe, visibilmente eccitato, si prende la sua rivincita, il pubblico assiste pieno di meraviglia all’esplosivo finale di questo film: violento, potente, ironico, carico di pathos e di humor nero, un ensemble che solo William Friedkin, il regista di The French Connection, e la straordinaria interpretazione di Matthew McCounaghey hanno potuto rendere possibile, credibile e bello. Friedkin, attraverso una pièce di Tracy Letts, che ha nel mitico Jim Thompson il suo maestro, ci mostra i nuovi “legami di sangue” tra i membri di una famiglia americana dal rassicurante cognome Smith, fa rivivere la fiaba di Cenerentola in versione disincantata e moderna, gioca con il genere noir andando oltre Cronenberg, i Coen, Tarantino. Un grande ritorno del settantasettenne Friedkin.

Il pollo fritto è un classico della cucina americana visto molte volte al cinema: qualcuno apre un enorme frigorifero pieno di cibo ed estrae una coscia di pollo che viene immediatamente addentata. Non ci pareva un piatto particolarmente interessante ma poi è arrivato Killer Joe e i nostri ristretti orizzonti si sono ampliati. E’ un cibo comune ed è possibile consumarlo ovunque perché viene distribuito su larga scala da catene di rosticcerie chicken-diners. Ma se non avete in programma un viaggio negli USA e volete cucinarlo a casa, dovete innanzitutto comprare un pollo non troppo grande e prepararlo alla cottura tagliandolo prima in metà e poi ricavare da ciascuna metà quattro parti, a meno che non vi interessino soltanto le cosce. Il segreto per un buon pollo fritto sta nell’impanatura: i pezzi devono essere passati nelle uova precedentemente sbattute con sale e pepe e poi nel pangrattato, pigiandoli con molta cura per ottenere un’impanatura uniforme e ben compatta. Dovete poi scaldare burro e olio di arachidi in una padella e farvi dorare i pezzi di pollo molto lentamente perché possano cuocere anche al loro interno. Oppure, se volete seguire il consiglio di Aibileen Clark la coraggiosa cuoca del film The Help, interpretata da Viola Davis, e ottenere del pollo particolarmente croccante, dovete friggerlo nello strutto. E’ un glorioso piatto della cucina degli Stati del Sud, ma si è diffuso in tutti gli USA e in particolare nel Middle West. Appartiene ormai alla tradizione e Friedkin lo ha scelto per riunire a tavola ciò che resta della famiglia Smith, nel gran finale, dove Dottie, con un fucile in mano, annuncia ai presenti la lieta novella: arriverà un bambino, il figlio di Killer Joe.

Restiamo in America e nel grande cinema e abbiniamo un merlot californiano di Coppola (Francis Ford).

 

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