Scusa se è poco – Forza Italia (94)


krolevsky“Il caso Krolevsky” di Alessio Gambaro e Christian Zecca
Ancora un prodotto indigeno che comincia tra poco la difficile discesa nella giungla del mercato nazionale, un prodotto anomalo, singolare da ogni punto di vista: narrativo, formale, stilistico.

Si parte da un breve testo di Max Frisch, “Biografia – un gioco scenico” in cui l’architetto e scrittore svizzero scomparso venti anni fa, ed autore tra l’altro del celebre “Homo faber”, si interroga su uno dei quesiti fondamentali della nostra vita, ossia se questa sia una successione di mosse casuali, o una specie di ordito definito da tempo a cui non possiamo sfuggire.

Nel testo Kurmann, alter ego dell’autore, si domanda, come un giocatore di scacchi che analizza ogni mossa di una partita, se certi eventi della propria vita possano essere analizzati e compresi come, appunto, mosse su una scacchiera. Se gli errori o i dolori che la vita provoca possano essere evitati attraverso per così dire una condotta più attenta e pianificata che nel racconto e nel film diventa l’immaginaria partita a scacchi con un doppio: un… registratore.

Naturalmente non si può sfuggire al proprio destino o se si preferisce non si riscattano i propri errori e le proprie colpe. E si ritorna invariabilmente a quel momento, a quell’episodio in cui le cose hanno origine: nel film e nel racconto questo momento è l’incontro del protagonista con la propria futura moglie.

Come si vede materiale stimolante ma non facile e non di per sé drammatico, così come la biografia e l’opera di Frisch, pur non nuove al cinema (Volker Schlondorff realizzò una versione di Home Faber nell’anno stesso della morte di Frisch) sfuggono ad una classificazione semplice e univoca.

Alessio Gambaro e Christian Zecca aggiungono ai vari labirinti ed alle simbologie, gli scacchi, il doppio di sé, i livelli di realtà e fantasia del testo originale, una messa in scena ancora più articolata, nella compresenza di scena filmica, di differenti piani temporali che si rincorrono, di rappresentazione teatrale, con tanto di prove ed apparizione dei registi (veri) sullo sfondo ed intervento di regista (interno alla storia) che è in realtà un bambino dalla voce adulta, alla stessa messa in scena/citazione di un Amleto che vede l’intervento di numerosi allievi della gloriosa Quinta praticabile, in buon numero formati dal buon Christian.

Aggiungiamo negli ingredienti alcuni vezzi per così dire, formali, che sembrano essere fatti apposta per mettere alla prova gli attori: azioni senza oggetti con tanto di sonoro che contestualizza e spiazza, ambienti asettici (anzi proprio il nulla bianco come ambiente…) rimandi interni, e un tessuto di riferimenti espliciti e non all’arte, alla letteratura, al cinema.

Insomma gioco, come da titolo, di rimandi e di specchi, su cui domina la metafora tutt’altro che mascherata degli scacchi, in una partita che simula la vita e che invariabilmente si ripete, nonostante le variabili che Kurmann/Frisch può operare, in un esito ineluttabile e amaro.

Detto così il timore è di trovarsi di fronte ad un pasticcio velleitario ed indigeribile, ed invece, il film è ingegnoso, godibile e stuzzicante, gli autori riescono a gestire le numerose trappole che il testo aprirebbe loro una avanti all’altra con una certa leggerezza, perfino con ironia, si servono di attori ispirati e convincenti, e giocano con competenza portando a termine il loro lavoro con eleganza.

Non a caso il film ha già avuto una certa circolazione in festival sfiziosi e per quanto possa apparire difficile, visti il tema del progetto e la congiuntura del mercato nazionale, una distribuzione oceanica, vantando perfino una prossima edizione testuale che supporterà la visibilità, essendo prevista la formula libro più film.

Insomma Alessio e Christian, come altri che si sono occupati di scacchi al cinema, per citarne due Kubrick e Bergman, cominciano ad avere i loro esegeti ed il loro testo critico prima ancora che il film arrivi in sala.

Come direbbe Diego Abatantuono, “scusa se è poco…”

(di Giovanni Robbiano)

Postato in Forza Italia, Numero 94.

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