Nemico pubblico

Per accostarsi nel modo migliore a Nemico pubblico conviene subito mettere da parte alcune idee preconcette sul cinema di gangster. La cronaca c’entra poco, nonostante il film racconti con plausibile verosimiglianza gli ultimi anni di vita di John Herbert Dillinger, che tra il 1931 e il 1934 rapinò una trentina banche scorazzando tra numerosi stati del Midwest, uccise alcuni poliziotti, fu arrestato e fuggì due volte dal carcere, considerato un novello Robin Hood da molti lettori di giornale e un pericoloso nemico pubblico dai tutori dell’ordine, che contro di lui diedero vita anche a uno specifico bureau federale, riuscendo infine ad ucciderlo all’uscita di un cinema di Chicago dove aveva appena finito di vedere Le due strade (Manhattan Melodramma) con Clark Gable e William Powell.

Anche il tradizionale scontro tra il Male e il Bene, che John Milius aveva posto al centro del suo bel Dillinger del 1974, in fin dei conti appassiona poco Michael Mann che preferisce gestire in modo prevalentemente parallelo le imprese del “romantico” Dillinger (Johnny Depp) e del “freddo” agente Melvin Purvis (Christian Bale). Quello che al regista di Miami Vice e di Collateral soprattutto interessa è, infatti, ancora una volta, la riflessione sul linguaggio cinematografico, inteso sia nel suo sviluppo storico, sia nella sua capacità di produrre forme portatrici di ritmo e di emozioni. E, in questo senso, Nemico pubblico non delude mai: né quando, citando gli anni Trenta, si distende verso le forme espressive del melodramma, né soprattutto nelle splendide scene d’azione (in particolare quelle notturne) in cui condensa la sua istintiva predilezione per il montaggio libero e concitato del cinema post-hollywoodiano. Ci sono momenti molto belli in questo Nemico pubblico.

E se, ciò nonostante, alla fine non si esce dalla sala completamente soddisfatti, questo non dipende da quello che c’è sullo schermo, ma piuttosto da ciò che a Mann poco interessa rappresentarvi: vale a dire la tensione etica dei conflitti e il partecipe umanesimo che negli anni Quaranta e Cinquanta hanno connotato quello che resta il periodo migliore della storia del cinema in generale e del “noir” hollywoodiano, in particolare.

Nemico pubblico
(Public Enemies, Usa, 2009)
Regia: Michael Mann
Sceneggiatura: Ronan Bennett, Michael Mann, Ann Biderman, dal libro di Bryan Burrough
Fotografia: Dante Spinotti
Musica: Elliot Goldenthal
Scenografia: Nathan Crowley
Costumi: Colleen Atwood
Montaggio: Jeffrey Ford e Paul Rubell.
Interpreti: Johnny Depp (John Dillinger), Christian Bale (Melvin Purvis) – Marion Cotillard (Billie Freccette) – Stephen Graham (Baby Fce Nelson) – James Russo (Walter Dietrich), Carey Mulligan (Carol Slayman), Billy Crudup (J. Edgar Hoover), Jason Clarke (John “Red” Hamilton), Christian Stolte (Charles Makley), David Wenham (Harry “Pete” Pierpont).
Distribuzione: Univeral Pictures
Durata: due ore e 20 minuti

(di Aldo Viganò)

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