TFF 2013: Monica Z


Diretto da Per Fly, regista di L’eredità, Monica Z racconta la biografia di Monica Zetterlund, jazzista svedese attiva soprattutto negli anni ’50 e ’60, molto nota in patria, meno conosciuta all’estero. L’artista risulta piuttosto importante per il suo paese, in quanto ha introdotto lo svedese in canzoni jazz, adattando musicalmente i testi del poeta Beppe Wolgers.
Se la Zetterlund ha cantato poesie nordiche in un genere musicale tipicamente statunitense, Fly utilizza una narrazione più “americana” che “nordica” per descrivere un personaggio conosciuto soprattutto in Svezia. Infatti, il film risulta un tipico biopic che, senza tempi morti e riflessivi, racconta in maniera scorrevole e lineare la vita pubblica e privata della protagonista, lasciando molto spazio alle buone interpretazioni degli attori e alla confezione un po’ patinata ma elegante, dove fotografia, scenografia e costumi trasmettono bene l’atmosfera in cui si svolge la vicenda.
Come spesso accade nei film biografici, lo spazio lasciato al privato risulta maggiore rispetto a quello dedicato al pubblico, con l’evidentemente obiettivo di raccontare eventi inediti e approfondire la personalità del personaggio. Questo è però il limite di Monica Z.
Infatti, se all’inizio l’opera narra in modo forse un po’ schematico ma efficace le scelte artistiche della musicista, successivamente si dedica soprattutto ai suoi amori e al rapporto con la famiglia, riservando ai passaggi della sua carriera uno spazio superficiale e meramente illustrativo. Un peccato: mentre il tipo di problematiche sentimentali narrate non è né nuovo né particolare, le fasi della sua vita artistica risultano in sé piuttosto interessanti e curiose (l’insuccesso di pubblico al di fuori dalla Svezia, il rapporto con teatro e tv, la collaborazione con jazzisti di fama mondiale). Così, il film rischia di banalizzarsi e perdere d’interesse, riuscendo solo in piccolissima parte a rivelare qualcosa di profondo e inedito sulla sua protagonista.
L’opera, però, sta avendo un grande successo commerciale in patria, segno che gli spettatori svedesi sono più interessati alla vita privata della musicista, in quanto già ben informati sulle sue fasi artistiche. È così intuibile che a risentire maggiormente delle scelte narrative del film sia soprattutto il pubblico internazionale.
Al netto di tutto questo, Monica Z risulta un’opera perfettamente comparabile alla sua protagonista: elegante, gradevole, “americana” nello stile, “nordica” nei contenuti e poco esportabile al di fuori del suo paese.

(di Juri Saitta)

 

Postato in 31° Torino Film Festival, Eventi, Festival.

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