Roger Corman, l’imprenditore del Cinema


roger cornanRegista e produttore prolifico, Roger Corman è stato definito il re dei film di serie B.
A prima vista può sembrare una definizione calzante, dato che dal 1954 alla fine degli anni Sessanta diresse  – in veste di indipendente –  più di cinquanta film a basso costo destinati al mercato dell’exploitation, cioè pellicole che sfruttavano temi sensazionali come la fantascienza o le mode giovanili a fini puramente commerciali, con particolare riguardo al pubblico adolescenziale. In realtà si tratta di una descrizione erronea, che lo stesso Corman ha respinto più volte. Per la precisione, i cosiddetti B movie erano stati un’iniziativa degli studios hollywoodiani, dalla Depressione all’inizio degli anni Cinquanta, prima quindi che la crisi di Hollywood portasse a una affermazione del cinema indipendente. Erano film minori, venduti agli esercenti secondo il sistema della doppia locandina, abbinati a un film di “serie A”, cioè di maggior richiamo: due pellicole al prezzo di una, dunque. Chi conosceva bene il significato dell’espressione B movie non la usò mai in riferimento a Roger Corman o, più in generale, al fenomeno degli indipendenti che andò generandosi dalla fine degli anni Quaranta con il declino degli studios.

Nato a Detroit nel 1926, da padre ingegnere e madre casalinga, crebbe nel clima della Grande Depressione e ciò ebbe, per tutta la vita, un forte peso sul suo rapporto con il denaro. Così, dopo aver diretto una cinquantina di film e averne prodotti circa 250, ha potuto vantarsi di aver tratto un profitto da quasi tutti i suoi lavori. Ecco perché, nel corso della sua carriera, rifiutò perfino un ruolo direttivo in una major: perché altrimenti avrebbe guadagnato molto meno !!

Da ragazzo sembrò voler seguire le orme paterne e prese a studiare ingegneria industriale all’Università di Stanford. Ma col tempo i suoi interessi erano mutati e si era avvicinato sempre di più al mondo del cinema. Iniziò come fattorino in uno stabilimento della Fox. Poi passò a esaminare sceneggiature. Dopo un soggiorno a Oxford, dove beneficiò di una borsa di studio governativa per approfondire la letteratura inglese, e dopo aver frequentato i locali della Parigi esistenzialista, tornò in patria e scrisse la sua prima sceneggiatura, che riuscì a vendere alla Allied Artists e da cui ebbe origine il film “FBI Operazione Las Vegas” (Highway Dragnet, 1954). Nei titoli di coda Roger Corman figurava come autore e produttore associato.

Il suo primo film come produttore, invece, fu nel 1954 “Il mostro dal fondo dell’Oceano” (“The Monster from the Ocean”). Il costo di produzione ammontò a soli 12.000 dollari. A lavoro ultimato, riuscì a farsi dare dal distributore un anticipo di 60.000 dollari sui guadagni, in modo da coprire le spese sostenute, restituire le somme avute in prestito e reinvestire una quota nella realizzazione del film successivo. Il meccanismo degli anticipi divenne una costante della sua carriera di cineasta e gli permise, parafrasando il titolo della sua autobiografia, di fare “film a Hollywood senza mai perdere un dollaro”.
Per il secondo film, “The Fast and the Furious” (1954), fu abile nell’ottenere gratuitamente i pezzi più importanti e costosi del materiale scenico: il sommergibile e le auto da corsa.
L’anno dopo, il western “Cinque colpi di pistola” (“Five Guns West”) segnò il suo esordio alla regia, senza alcun apprendistato tecnico alle spalle. “Il mostro del pianeta perduto” (“The Day the World Ended”, 1955), invece, diede il via a una proficua partnership tra Roger Corman e la American International Picture (AIP), che si accingeva a diventare la più forte società indipendente di distribuzione e produzione a Hollywood.
Tra il 1956 e il 1957 Corman diresse ben dodici film, per lo più di fantascienza o ambientati nel mondo dei teenager e del rock ‘n’ roll.
Nel 1958, con “La legge del mitra” (“Machine Gun Kelly”), offrì a Charles Bronson la sua prima parte da protagonista e il film ricevette recensioni molto favorevoli in Europa, in particolare in Francia dove Corman cominciò a porsi all’attenzione della critica.
In “The Cry Baby Killer” (1958) e ne “La piccola bottega degli orrori” (“The Little Shop of Orrors”, 1960), invece, troviamo un giovane Jack Nicholson alle prime armi. “La piccola bottega degli orrori”, in particolare, divenne col tempo un vero e proprio cult movie e inaugurò un genere nuovo: la black comedy, ovvero quando lo humour si fonde con i temi dell’horror e con la suspense. All’inizio degli anni Ottanta ne fu tratto un longevo adattamento teatrale in forma di musical, che a sua volta divenne nuovamente un film.
Dal 1960 al 1964 si cimentò con l’horror gotico, con produzioni più complesse ed elaborate, sceneggiature migliori, piani di lavorazione più lunghi e attori esperti, tra i quali spiccava il grande Vincent Price, “attore di prim’ordine”  – come lo ha definito Corman stesso –  “capace di ispirare una profonda paura”. Il primo film della serie, tratta dai racconti di Edgar Allan Poe, fu “I vivi e i morti”(“The Fall of the House of Usher”, 1960), in assoluto l’investimento più alto sostenuto dalla AIP: ben 270.000 dollari. Seguirono “Il pozzo e il pendolo” (“The Pit and the Pendulum”, 1961),“Sepolto vivo” (“The Premature Burial”, 1962, interpretato da Ray Milland),“I racconti del terrore” (“Tales of Terror”, 1962),“I maghi del terrore” (“The Raven”, 1963),“La maschera della Morte Rossa” (“Masque of the Red Death”, 1964),“La tomba di Ligeia” (“Tomb of Ligeia”, 1964). Quando frequentava ancora il liceo, Corman era stato particolarmente colpito dalla lettura de “La caduta della Casa Usher”, tanto da chiedere in regalo la raccolta completa delle opere di Poe. Non immaginava che, vent’anni dopo, proprio con quel racconto avrebbe inaugurato una serie di film che sono ormai parte integrante della storia del cinema horror.
Dopo le ingerenze e i tagli effettuati dalla American International Pictures a “Il serpente di fuoco” (“The Trip”, 1967, con Peter Fonda nel ruolo di un regista in crisi che inizia a farsi di Lsd), deluso, Roger Corman diresse gli ultimi due film per la AIP: “Bloody Mama” e “Gas-s-s-s !”.
Con “Il Barone Rosso” (“Von Richthofen and Brown”, 1971), abbandonò la regia. Tornò a dirigere solo all’alba degli anni Novanta, con una rilettura in chiave contemporanea del mito di Frankenstein: “Frankenstein oltre le frontiere del tempo” (“Frankenstein Unbound”, 1990).
Conclusasi la collaborazione con la AIP, fondò una sua società di produzione e distribuzione, la New World Pictures. Cineasti contemporanei di fama mondiale come Martin Scorsese, Joe Dante e James Cameron si sono formati proprio alla New World di Roger Corman. Un altro merito fu quello di aver distribuito negli Stati Uniti importanti film d’autore stranieri, tra i quali ricordiamo almeno “Amarcord” di Federico Fellini.

Nel 1983 vendette la società ma conservò il redditizio catalogo dei film. Diede vita alla Concorde New Horizons, orientata principalmente al mercato delle videocassette e della TV via cavo.
Pochi giorni dopo aver ricevuto l’Oscar alla carriera nel novembre del 2009, Roger Corman ha ottenuto un prestigioso riconoscimento anche dall’Italia, al Festival Internazionale della Fantascienza di Trieste, dove gli è stato consegnato (assieme all’attore Christopher Lee) il Premio Urania d’Argento.

(di Mario Galeotti)

Postato in Registi.

I commenti sono chiusi.