Lussuria

Hong Kong, inizio degli anni Quaranta. La Cina è occupata militarmente dal Giappone e amministrata da un governo collaborazionista che ha il proprio uomo di punta nel freddo e implacabile Mr.Yee. Un gruppo di giovani attori legati alla resistenza decide di uccidere l’uomo politico e per poter far questo incarica una neofita, la bella Wong Chia Chi, di sedurre Mr. Yee, per attrarlo poi in un’imboscata, dove possa essere eluso il suo rigido servizio d’ordine.

Guardando un poco all’hitchcockiano Notorious e un poco ai rituali del cinema sulla resistenza europea, Ang Lee affronta qui un momento poco noto (almeno da noi) della storia cinese e lo fa cogliendone gli sviluppi narrativi su quel territorio geo-culturale (tra Hong Kong e Shanghai) che meglio corrisponde alla sua anima di regista sempre sospeso tra Oriente ed Occidente. Il tema storico è grande e molto promettente, ma ben presto ci si rende conto che non è questo a interessare Ang Lee, il quale infatti, dopo una prima parte del film un po’ confusa, spinge il racconto soprattutto verso due diverse direzioni: da una parte, c’è il (metaforico?) rituale delle partite a mahjong nelle quali Wong Chia Chi trascorre le sue giornate con la moglie di Yee e le sue amiche; dall’altra, il rapporto, dapprima di sguardi (ora invitanti e ora sospettosi) e poi di corpi plasticamente fusi nell’amplesso, che caratterizza la relazione tra Wong Chia Chi e Mr. Yee.

E, così facendo, il regista cino-statunitense finisce col portare in primo piano le solite caratteristiche essenziali del suo cinema, che tanto piace alle giurie della Mostra di Venezia (due Leoni d’oro consecutivi) fatto come è di raffinatezze formali e di languori calligrafici, ma anche di apprezzabile capacità di evocare un ambiente scenografico e di farvi agire all’interno attori sempre ben diretti. Il risultato è che la Storia, posta dapprima al centro del racconto, viene progressivamente relegata sullo sfondo di una vicenda che concentra sempre più la propria attenzione sul rapporto tra i due protagonisti, interpretati con virtù insieme ginnica e attoriale dagli ottimi Tony Leung Chiu Wai (Mr. Yee) e Wei Tang (Wong Chia Chi). È tra di loro che Ang Lee mette in scena il gioco più pericoloso, almeno per la ragazza, perché, se la sua bellezza e la sua assoluta disponibilità finiscono col raggiungere lo scopo di irretire il pur sospettoso Mr. Yee, la relazione tutta fisica con costui innesca nella donna, che era giunta vergine al suo impegno politico (e per questo dovrà essere prima tecnicamente iniziata da un compagno), un complesso processo di educazione, insieme sessuale e sentimentale, che finirà col travolgerla in un intricato groviglio di obblighi resistenziali e di incosce passioni.

Ed è in questa direzione tutta privata, più apprezzabile per la sensuale convinzione dei due attori protagonisti che per le sue ambizioni di metafora della Storia, che un film altrimenti soprattutto decorativo, come Lussuria, riesce a dare il meglio di sé.

Lussuria
(Se, jie, USA-Cina-Taiwan, 2007)
Regia: Ang Lee
Soggetto: Eileen Chang
Sceneggiatura: James Schamus e Hui-Ling Wang
Fotografia: Rodrigo Prieto
Musica: Alexandre Desplat
Scenografia e costumi: Lai Pan
Montaggio: Tim Squyres
Interpreti: Tony Leung Chiu Wai (Mr. Yee), Wei Tang (Wong Chia Chi), Lee-Hom Wang (Kuang Yu Min), Joan Chen (Mrs. Yee), Chung Hua Tou (vecchio Wu), Chih-ying Chu (Lai Shu Jin), Ying-hsien Kao (Huang Lei), Yue-Lin Ko (Liang Jun Shen), Johnson Yuen (Auyang Ling Wen), Kar Lok Chin (Tsao)
Distribuzione: Bim
Durata: due ore e 37 minuti

(di Aldo Viganò)

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