Sezione: Recensioni di Aldo Viganò

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L’intervallo – Una generazione sperduta

intervalloVeronica (15 anni) e Salvatore (pochi di più) si trovano a convivere per una intera giornata in un fatiscente edificio con giardino alla periferia di Napoli.
Forse, quella grande costruzione abbandonata era stata una scuola o un collegio femminile dove si consumò anche il suicidio di una coetanea; ma ora è solo la prigione entro la quale Veronica è stata richiusa per uno sgarro alla camorra locale (altro…)

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E’ stato il figlio – Grottesco d’autore

E'stato il figlioLa commedia all’italiana è lontana dal nuovo film di Daniele Ciprì: il primo da lui girato senza la complicità di Franco Maresco. Ciò che differenzia radicalmente È stato il figlio dalle opere di quel glorioso “genere” non è solo il tono esasperatamente grottesco, spinto sino al crinale con il ridicolo, ma soprattutto è lo stile. (altro…)

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Cesare deve morire – Shakespeare a Rebibbia

cesare deve morireNel trasferire lo svolgimento del scespiriano Giulio Cesare dal foro romano (o, se si preferisce, dal palcoscenico elisabettiano) al carcere di Rebibbia, i fratelli Taviani ( e con loro il regista teatrale Fabio Cavalli sul cui lavoro si sono appoggiati) trasformano una storica tragedia della lotta per il potere in un regolamento di conti tra bande criminali; e, così facendo, riescono compiutamente a esprimere il loro fondamentale pessimismo
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La leggerezza dell’ovvio – To Rome with Love

to rome with loveWoody Allen continua a mandare le sue cartoline dalle grandi città europee. Dopo il trittico londinese spruzzato di giallo (Match Point, Scoop, Sogni e delitti), la visita turistico-sentimentale della capitale catalana (Vicky Cristina Barcelona) e il tuffo nostalgico nella Parigi “d’antan” (Midnight in Paris) ecco che il regista newyorkese è venuto in Italia (dove già aveva girato, a Venezia, alcune sequenze di Tutti dicono I Love You)
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Il ritorno alle origini – Il primo uomo

il primo uomoNel suo primo lungometraggio, La fine del gioco, Gianni Amelio raccontava la storia di una fuga dal profondo sud verso la speranza rappresentata dal nord e ora, più di quarant’anni dopo e con la complicità del romanzo incompiuto di Albert Camus, egli mette in scena il tragitto inverso, alla ricerca delle proprie radici sentimentali e antropologiche. In entrambi i casi, dietro allo scorrere dei fotogrammi, si avverte la presenza di un nume tutelare
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War Horse – Melodramma equino

war horseTra le molte virtù del regista e produttore Steven Spielberg c’è anche quella di saper tradurre la convenzionalità tematica in opere autoriali, la favola dal sapore infantile in metafora della vita e in riflessione personale sul linguaggio cinematografico. E War Horse non fa eccezione. Anzi, il suo ultimo film sembra quasi voler portare sino alle estreme conseguenze questa tendenza
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J. Edgar – Storia del F.B.I. secondo Clint Eastwood

j. edgarCon J. Edgar, Clint Eastwood racconta la storia degli Stati Uniti nel XX secolo, dal primo dopoguerra all’inizio degli anni Settanta, privilegiando due punti di vista che tendono a convergere: quello dei corpi che progressivamente imputridiscono sino a diventare un’amorfa massa di carne abbandonata ai piedi di un letto; e quello di una ideologia che si dimostra sempre più incapace d’interpretare la realtà entro la quale è nata e si trova
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Hugo Cabret – Il cinema è una cosa meravigliosa

hugo cabretNon operazione nostalgia, ma omaggio appassionato alle proprie radici culturali. Non bio-pic dedicato al pioniere del cinema fantastico, ma una favola per l’infanzia capace di tradurre in metafora della modernità le numerose citazioni dei film che si sono amati. La dimensione astorica di Hugo Cabret è del resto certificata da quel “Festival del cinema muto” dove il giovane protagonista fa vivere alla sua bibliofila coetanea
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