“GGG – Il Grande Gigante Gentile” di Steven Spielberg

di Aldo Viganò.

Steven Spielberg è un regista che sa dare il meglio di sé quando affronta a viso aperto i grandi temi narrativi. Come dimostrano Lo squalo o il ciclo di Indiana Jones, L’impero del sole o Schindler’s List, Salvate il soldato Ryan e tanti altri film, sino ai più recenti Munich o Il ponte delle spie, egli è cioè un autore dalla vocazione classica, che è stato capace di rinnovare dall’interno  la grande tradizione del cinema hollywoodiano, senza mai tradirla o tantomeno negarla.

Nel contesto di questa esplicita vocazione di narratore classico, c’è poi – come s’addice a un autore moderno – anche la ricorrenza di alcuni temi molto personali e tra questi ha certo nella sua filmografia un importante ruolo quello della ricerca di una propria identità attraverso l’innocenza dello sguardo cinematografico, che lo ha portato sovente a prediligere il mondo dell’infanzia (E.T. o Hook) o lo ha condotto sino ai limiti del cartone animato, come è accaduto con Le avventure di Tintin e si ripropone ora in GGG – Il Grande Gigante Gentile, tratto in modo rispettoso dalla omonima favola letteraria di Roald Dahl.

Girato con tecnica mista che permette al film di inventare immaginifiche relazioni spaziali e di costruire liberamente i rapporti che con queste hanno i vari personaggi: dalla orfanella rapita da GGG, il gentile gigante vegetariano, perché l’ha visto nell’atto che deve restare segreto di regalare sogni ai piccoli londinesi, sino alla regina d’Inghilterra e la sua corte che con quella bambina e con GGG organizzeranno infine la cattura dei terribili giganti carnivori e divoratori di bambini, sopravvissuti ai confini del mondo.

Il film, girato in 3D ma per ora uscito in Italia solo in formato normale, è evidentemente una favola: gentile ed elegante, messa in scena con lodevole ritmo, ma disposta anche ad aprirsi ad alcune scene pedagogiche ed esplicitamente oniriche, come quella della lunga caccia ai sogni nel prato in cui questi si aggirano come farfalle di luci.

Come già accadeva nei lungometraggi della Disney (che qui appare come coproduttrice) sono queste scene “artistiche” (si pensi a Fantasia, ad esempio) che appesantiscono alquanto il racconto, rendendolo un poco stucchevole. Ma per fortuna dello spettatore la vocazione narrativa di Spielberg riesce infine, pur in tono minore, ad avere ancora una volta la meglio, con il risultato che GGG si ricorda soprattutto per le sue sequenze più esplicitamente d’azione.

Quale quella del bel gioco a nascondino, con esiti da mistery gotico, dell’ombra gigantesca che s’aggira per le strade di Londra, non sapendo di essere osservata dall’orfanotrofio.

O quella dei giganti cattivi che sadicamente giocano con la loro “piccola” vittima vegetariana (rispetto ai loro venti metri d’altezza, GGG ne misura solo sette e 20 centimetri), che da parte sua è preoccupato solo di tenere nascosta ai  loro sguardi famelici la sua nuova compagna “umana” che per loro sarebbe un boccone prelibato.

O, al limite, anche quella esplicitamente ironica della visita del gigante e della bambina a Buckingham Palace, che prelude quella della epica cattura con reti ed elicotteri dei pur simpatici giganti cattivi che rispondono a nomi mediati dal linguaggio infantile quali Inghiotti-Ciccia, Sangue-Succhia, Vomitoso o Scrocchia-Ossa.

Ecco, GGG – Il Grande Gigante Gentile è tutto qui: un film divertito e sovente anche divertente, girato in “grande” e dal tono fondamentalmente “gentile”, punteggiato da sequenze che legittimano il richiamo ad altre opere ben più importanti del suo autore cinematografico, ma pur sempre una pellicola “minore”: divagazione anche raffinatamente tecnologica di un autore ormai settantenne che ama comunque non dimenticarsi della sua più intima componente infantile, la quale in questo caso lo porta a giocare anche con l’aspetto fisico sapientemente deformato del grande attore inglese Mark Rylance, il quale un anno prima di Il ponte delle spie era stato scelto da Spielberg per questo GGG che richiese poi quasi venti mesi per approntarne la complessa edizione post-produttiva, uscendo sul grande schermo dopo la trionfale vittoria da parte di Rylance del Premio Oscar come attore non protagonista nel bel film che lo vedeva al fianco di Tom Hanks.

 

GGG – IL GRANDE GIGANTE GENTILE

(The BFG, G.B. – U.S.A., 2016)  Regia: Steven Spielberg – Sceneggiatura: Melissa Mathison, dal romanzo omonimo di Roald Dahl – Fotografia: Janusz Kaminski – Musica: John Williams – Scenografia: Rick Carter – Costumi: Joanna Johnston – Montaggio: Michael Kahn. Interpreti: Mark Rylance (GGG), Ruby Barnhill (Sophie), Penelope Wilton (Regina Elisabetta II), Rebecca Hall (Mary) Rafe Spall (Mr. Tibbs), Jamaine Clement (Inghiotti-Ciccia), Bill Hader (Sangue-Succhia), Adam Godley (Scrocchia-Ossa). Distribuzione: Medusa Film – Durata: un’ora e 57 minuti

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