I possibili viaggi di Liliana Cavani

La regista emiliana racconta al pubblico di Torino i suoi percorsi cinematografici tra tempo, corpo e modernità.

Lilliana cavani davidVincitrice del David di Donatello 2012 alla carriera, Liliana Cavani è conosciuta dal grande pubblico soprattutto per Il portiere di notte, “film-scandalo” del 1974 sul rapporto vittima-carnefice.
In realtà, la regista – dopo essersi diplomata al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma – ha intrapreso diversi viaggi e percorsi filmici, alternando produzioni televisive a opere cinematografiche.
Della sua filmografia si possono citare titoli come l’esordio nel lungometraggio nel 1966 Francesco d’Assisi (figura che riprenderà nel 1989 in Francesco, interpretato da Mickey Rourke), l’ambizioso e impegnativo Al di là del bene e del male (1983) su Friedrich Nietzsche, oltre a co-produzioni internazionali come Interno berlinese (1985) e Il gioco di Ripley (2002). La sua ultima fatica è Troppo amore (2012), film televisivo andato in onda il 27 marzo sulla Rai riscontrando un buon risultato di ascolti.
liliana cavani ogni possibile viaggioIn occasione della recente pubblicazione del saggio di Francesca Brignoli Liliana Cavani. Ogni possibile viaggio (edito da Le mani), lunedì 18 giugno la regista ha incontrato il pubblico del Cinema Massimo di Torino, abbastanza numeroso nonostante la partita dell’Italia agli Europei di calcio.
Insieme alla cineasta sono intervenuti Francesca Brignoli, il critico cinematografico Nuccio Lodato e Sonia Del Secco del Museo Nazionale del Cinema, che ha moderato il dibattito.
Di possibili viaggi e percorsi parla proprio Liliana Cavani, iniziando ad elogiare il lavoro della Brignoli: «Mi è piaciuto molto questo libro, proprio a partire dal titolo. Se penso al mio lavoro – dai primi documentari fino a Troppo amore – noto che in effetti ho intrapreso diversi viaggi. Quello di Francresca è un libro legato alla vita e ai rumori delle epoche che ho attraversato. Confesso, inoltre, che spesso faccio fatica a leggere i saggi sul cinema, anche perchè talvolta risultano un po’ a se stanti rispetto a una realtà che invece è mutevole. In questo libro è invece presente una visione del cinema come qualcosa che cambia e si muove».
Il discorso sulle epoche e sui suoi “rumori” non può non far pensare a un film come I cannibali del 1969.
Quest’ultima è una pellicola che rivisitando in chiave moderna l’Antigone di Sofocle riflette tematiche e atmosfere del ’68, come la ribellione generazionale, il potere mediatico e la libertà sessuale, problematiche che risultano tutt’oggi importanti e interessanti.
Probabilmente è grazie alla sua capacità di rispecchiare in modo originale il clima della sua epoca che il film «piacque molto a Susan Sontag quando lo vide a Cannes. Fu proprio la sociologa a favorire la partecipazione dell’opera al Festival di New York» racconta Francesca Brignoli.
A confermare ulteriormente l’attualità di questo e di altri film della regista è l’interesse degli allievi di Lodato che hanno seguito il suo corso sulla Cavani all’università di Pavia: «Gli studenti si sono appassionati al suo cinema, tant’è che ne parlavano e ne discutevano non solo con me durante le lezioni, ma anche tra di loro nel tempo libero», testimonia il critico cinematografico.
«Come si può vedere benissimo ne I cannibali, un altro luogo costante nella filmografia della Cavani è il corpo» afferma la Brignoli, aggiungendo che «nel suo cinema anche la musica è corpo. In fondo, è con il corpo che ci si arrabbia, ci si ribella e si vive. Non è un caso che il suo ultimo film sia Troppo amore, che affronta il tema della violenza sul corpo delle donne».
«Il corpo è fondamentale» conferma la regista, «la vita è fatta di corpi, accettati o rifiutati. Bisogna rappresentarli senza retorica e senza farsi prendere la mano. Ho imparato questo attraverso i documentari che ho girato per la Rai negli anni ’60, perché con il documentario non si può nascondere più di tanto la realtà. Inoltre, quando si cerca un attore è molto importante sceglierlo anche in base alla sua fisicità, soprattutto se si tratta di un cinema non molto dialogato come il mio».
Giunti quasi alla fine del dibattitto, la domanda della moderatrice Sonia Del Secco è sorta spontanea: «Quali sono i tuoi prossimi progetti?».
«Sto lavorando con un paio di amici ad un terzo film su San Francesco. Ritengo, infatti, che ci sia ancora molto da dire sulla sua figura, che ha inciso moltissimo sulla modernità. Anche se può sembrare strano, Francesco è il futuro, grazie anche ad una scelta di vita fortissima. Eppure, non è un personaggio facile da raccontare e da descrivere. Noto ad esempio che spesso si fa molta retorica sul concetto di pace, che infatti non ho affrontato nei film precedenti, anche se risulta comunque importantissimo» risponde la cineasta.
Infine, Sonia Del Secco ha ricordato un altro regista rilevante per la cinematografia italiana, il recentemente scomparso Giuseppe Bertolucci, cui è stata dedicata la serata.

(di Juri Saitta)

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