Quelle mani nelle nostre tasche

Gli incassi degli ultimi mesi dimostrano il risollevarsi di un’industria, premessa indispensabile a qualsiasi speranza per il futuro?
Ed ecco che arriva subito la bastonata. Il decreto milleproroghe s’inventa una “tassa di  scopo” che dovrebbe sostenere i finanziamenti pubblici del comparto cinema, e vuol farla ricadere tutta sugli spettatori e sulle sale. Dal primo luglio, qualsiasi biglietto per vedere un film in una sala cinematografica dovrà avere una sovrattassa di un euro, indipendentemente dal suo prezzo, che costi dieci euro o che sia un biglietto pomeridiano ridotto, magari per anziani, da tre o quattro euro. Per chi invece non voglia vedere un film al cinema, ma in altra forma, non cambia nulla.

Chi lavora nel campo dell’esercizio, ovviamente, si ribella. L’aumento minimo varierà dal 15 al 25 per cento, e sarà tutto sulle spalle dello spettatore. Perché – si domandano – non si toccano le televisioni, le pay tv, l’home video, il web, la telefonia mobile e insomma tutti gli altri settori che propongono film?
Perché la tassa non è proporzionale al costo, ma è fissa per qualsiasi tipo di biglietto, finendo così per gravare in percentuale soprattutto su quelli a prezzo inferiore? E perché il fondo costituito viene poi gestito dallo stato, anziché da un organismo apposito, come avviene ad esempio all’estero? Esiste forse una volontà punitiva da parte del governo nei confronti del cinema e di chi si ostina a voler vedere i film in sala?
Da qui al primo luglio c’è ancora qualche mese per fare marcia indietro o per cambiare qualcosa. Nel frattempo, c’è stata il 15 febbraio la giornata ligure dei biglietti polemicamente a un euro, e sono state raccolte le firme degli spettatori che vogliono opporsi al decreto. Perché una cosa è chiara: questo decreto non tocca tanto gli spettatori occasionali che vanno al cinema una volta ogni tanto, ma gli spettatori abituali, i fedelissimi, quelli che caratterizzano le sale d’essai. Quelli che in questo modo pagheranno caro e pagheranno tutto…

Postato in Numero 92, Una voce per il cinema.

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